giovedì 17 gennaio 2013

La corruzione costa 60 miliardi all'anno. Si potrebbe azzerare il debito pubblico

Libera e Gruppo Abele promuovono una campagna web - Riparte il futuro - per chiedere ai candidati al Parlamento un impegno concreto contro questa piaga: cinque precondizioni per la candidatura.

A TRASCINARE il paese nel profondo della crisi contribuisce un macigno che ci costa 60 miliardi di euro l'anno: la corruzione. Se nelle tasche di ogni italiano, neonati compresi, venissero rimessi i mille euro l'anno sottratti dai corrotti si potrebbero vincere molte sfide, ad esempio si potrebbero azzerare gli interessi sul debito pubblico. O dotare le città di un trasporto pubblico degno di questo nome (costa 14 miliardi), proteggerci da frane e alluvioni (2,5 miliardi), mettere in sicurezza gli edifici scolastici (10 miliardi), cancellare l'Imu sulla prima casa (3 miliardi), coprire il costo degli ammortizzatori sociali (20 miliardi).
Per questo Libera e Gruppo Abele hanno promosso Riparte il futuro, una grande campagna di mobilitazione online per chiedere ai candidati al Parlamento un impegno contro la corruzione. Non una dichiarazione generica, ma l'adesione a cinque punti.
In sostanza a chi chiede il voto degli italiani si chiede di mettere in rete il proprio curriculum vitae, la propria condizione reddituale e patrimoniale, l'eventuale presenza di conflitti d'interesse, la propria situazione giudiziaria. E l'impegno diretto a riformare nei primi 100 giorni della nuova legislatura l'art. 416 ter del Codice penale, la norma che considera corruzione soltanto il passaggio di denaro dal rappresentante pubblico al corruttore mafioso, trascurando i favori, le raccomandazioni, le informazioni privilegiate sugli appalti in cambio di voti, la garanzia dalla repressione. Tutti atti che permettono l'accesso dei clan criminali alla vita economica e sociale del Paese.

La campagna, che ha per simbolo un braccialetto bianco con la scritta #100 giorni che i candidati firmatari indosseranno per i primi cento giorni della nuova legislatura, mira a rilanciare il paese non solo sotto il profilo etico ma anche sotto quello economico. La corruzione, infatti, mina alla radice la credibilità e l'affidabilità dell'Italia agli occhi del mondo, diminuendo di conseguenza l'afflusso di investimenti stranieri. Ad esempio, secondo Unctad, l'afflusso medio di capitali stranieri tra il 2004 e il 2008 in percentuale sul PIL in Italia è stato dell'1,38%, mentre in Francia nello stesso periodo è stato del 3,88%. E' uno "spread" del 2,5% che corrisponde a 40 miliardi. Capitali che, investiti in innovazione e attività produttive, consentirebbero di generare migliaia di posti di lavoro, soprattutto per i giovani. E questi posti di lavoro, a loro volta, genererebbero ulteriore crescita per il nostro Paese.

"La corruzione inquina i processi della politica e dell'economia, minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, sottrae risorse alla comunità, corrode il senso civico e la cultura della democrazia", ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera. "Il nuovo Parlamento deve bloccarla, ma ho letto certi nomi che, se venissero confermati, sarebbero un brutto segno per il Paese. Bisogna mobilitarsi". Tra l'altro mentre in Francia, Spagna e Germania ci sono norme che chiedono a chi viene eletto la totale trasparenza, in Italia solo il 40% dei parlamentari ha autorizzato la pubblicazione online della propria dichiarazione dei redditi.

A poche ore dal lancio della campagna stanno arrivando le prime adesioni: Antonio Di Pietro, Ermete Realacci (Pd), tutti i capilista di Sinistra Ecologia Libertà, Rosa Villecco Calipari (Pd), i capilista del Pd nel Lazio (Pietro Grasso e Donatella Ferranti), Angelo Bonelli (Verdi), Laura Puppato (Pd), Fabio Granata (Fli), Renato Balduzzi (Lista Monti).
(16 gennaio 2013)

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