domenica 20 gennaio 2013

Bersani premier, Draghi al Quirinale e Monti a Bruxelles

Bersani, Monti e Draghi
Mario Draghi al Quirinale dopo Napolitano: l’abbandono anticipato della Bce da parte del super-banchiere italiano aprirebbe a Mario Monti la via di Bruxelles, col pieno sostegno del Pd, nel caso alle elezioni di febbraio – come probabile, visti i sondaggi – l’uomo della Bocconi non raggiungesse un risultato brillante. Sarebbe questa, secondo “Dagospia”, l’offerta avanzata da Pierluigi Bersani in un recente contatto riservato con Monti: convinto di uscire nettamente vincitore dalla tornata elettorale, il Pd si prepara a sostenere la candidatura del premier uscente al Consiglio d’Europa o addirittura alla presidenza della Commissione Europea, offrendo intanto a Monti la “prima scelta” su ministeri-chiave, come Economia ed Esteri, e puntando su Draghi per il Colle.
Il primo a fare il nome del governatore della Bce per la successione a Napolitano è stato a fine 2012 l’analista indipendente Aldo Giannuli, secondo cui l’avvicendamento di Draghi a Francoforte – rimpiazzato finalmente da un banchiere tedesco, dopo l’olandese Wim Duisenberg e il francese Jean-Claude Trichet – sarebbe appoggiato con entusiasmo da Angela Merkel, che non condivide la posizione di Draghi sulla “liquidità facile”, avversata dalla Bundesbank. Lo stesso Draghi è stato costretto a intervenire dopo la pubblica investitura a distanza pronunciata da Berlusconi, che lo vedrebbe bene al Quirinale (il presidente della Bce resterà in carica fino a fine mandato, ha precisato il suo portavoce), ma ora sarebbe il segretario del Pd – sicuro di essere il prossimo premier – a “prenotare” Draghi per il Colle, “liberando” così una super-poltrona europea per Monti.

Sempre secondo “Dagospia”, Bersani avrebbe invitato Monti a riflettere sull’incerto destino dell’area centrista, debole e frammentata: il massimo obiettivo raggiungibile potrebbe essere l’elezione di Casini alla presidenza del Senato, sempre che i risultati elettorali lo consentano. Bersani sarebbe inoltre preoccupato dalla prevedibile affermazione di Beppe Grillo, che «avrà un risultato superiore a quello annunciato dai sondaggi», e denuncia l’inquietudine (sotterranea e finora sottaciuta) per i ferrei impegni che il governo Monti ha assunto con Bruxelles, in particolare in relazione al Fiscal Compact, che «rischia di strangolare l’economia del paese». Premier in pectore, Bersani teme di doversi assumere «la responsabilità pesante di una prospettiva lacrime e sangue», da reggere in sostanziale solitudine, visto che Monti prenderà la strada di Bruxelles, Fini e Casini «sono in declino», mentre Montezemolo «ha preferito restare a occuparsi dei suoi affari» e Corrado Passera è rimasto nell’ombra, rinunciando alla futura leadership dell’area centrista.

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