12 novembre 2009
Quella domenica di Novembre del 1989 segna forse il più grande lutto, dopo la morte del compagno Berlinguer, per il “popolo nel popolo” che era il Pci. Quella domenica, per i 470 mila iscritti al Pci, è un giorno che precipita tutti nel caos e nel disorientamento più totale, come egregiamente descritto dal film documentario “la Cosa” di Nanni Moretti. Fu un vero dramma collettivo, sul sì e sul no si divisero famiglie e finirono amicizie. Quella frase: “dobbiamo inventare vie nuove”. Dopo vent’anni quel concetto è ancora da compiersi, nel senso del condurre in porto quella nave che iniziò il suo viaggio proprio con l’abbandono di un altro porto, di una prospettiva, di un orrizzonte: il comunismo.
Quella svolta spaccò il partito e contrappose generazioni di militanti. Il compagno Ingrao s’impose al primo congresso che diede vita al Pds, dichiarando solennemente: “io dissento e combatto, chiedo che resti aperto l’orizzonte del comunismo”. Con lui, per il No, personalità diverse come Natalia Ginzburg, Gian Maria Volontè, Gigi Proietti, Nanni Moretti, il filosofo Cesare Luporini e tanti altri.
Occhetto si presentò nella sezione della Bolognina in quella domenica di Novembre, con la piena consapevolezza del peso enorme che avrebbero avuto quelle parole. Parlò davanti agli ex partigiani che ogni anno si riuniscono in quel quartiere per commemorare dieci combattenti per la resistenza morti per mano dei nazisti durante l‘ultima grande guerra. Occhetto a quell’incontro parlerà con mezze frasi, metafore camuffate, in un intervento che non poteva nascondere il peso storico delle sue affermazioni.