Lui si occupa del collaudo del prodotto finito.
Insieme a lui, sono a rischio licenziamento altri 317 operai. Tutti,
venerdì scorso, hanno ricevuto una lettera a casa in cui l’azienda, di
proprietà belga, annuncia la chiusura. Il 27 giugno Marcello ha
partecipato al presidio antirazzista in piazza Ognissanti a Firenze.
E sul palco, con le lacrime agli occhi, ha detto queste parole: «Non
ho paura di chi ha il coraggio di venire qua, su una barca, senza nulla,
per aggrapparsi agli scogli e cercare una vita migliore. Ho paura dei
ricchissimi, che arrivano, sfruttano il mio lavoro, mi prendono tutto, e
poi mi chiudono lo stabilimento in trenta minuti». Un modo coraggioso
di ribadire che i migranti non rubano il lavoro, almeno lui la pensa
così: «Non sono stati i migranti a rubarmi il lavoro, ma le
multinazionali».
Marcello ha spiegato: «In un momento come questo sarebbe stato facile fare demagogia e dire che i migranti ci rubano il lavoro e vengono qui a delinquere, queste persone vengono dipinte come mostri, ma non ci si rende conto che i veri mostri sono i signori delle multinazionali che fanno speculazione sulla pelle della gente come noi, se continuiamo a dare la colpa agli stranieri perdiamo di vista i veri responsabili delle nostre condizioni sociali ed economiche, che invece sono quelli che hanno chiuso un’azienda in mezz’ora».
Poi ha ricordato il momento in cui ha scoperto del licenziamento imminente: «Erano le 8.30 di mattina ed ero appena entrato al lavoro, il caporeparto è venuto verso di me, mi ha abbracciato e mi ha detto che avrebbero chiuso l’azienda».
Marcello ha spiegato: «In un momento come questo sarebbe stato facile fare demagogia e dire che i migranti ci rubano il lavoro e vengono qui a delinquere, queste persone vengono dipinte come mostri, ma non ci si rende conto che i veri mostri sono i signori delle multinazionali che fanno speculazione sulla pelle della gente come noi, se continuiamo a dare la colpa agli stranieri perdiamo di vista i veri responsabili delle nostre condizioni sociali ed economiche, che invece sono quelli che hanno chiuso un’azienda in mezz’ora».
Poi ha ricordato il momento in cui ha scoperto del licenziamento imminente: «Erano le 8.30 di mattina ed ero appena entrato al lavoro, il caporeparto è venuto verso di me, mi ha abbracciato e mi ha detto che avrebbero chiuso l’azienda».
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