Oggetto dell’appalto l’ausiliarato nei nidi e nelle scuole comunali (i cosiddetti “bidelli”), l’assistenza al trasporto scolastico riservato, la pulizia dei plessi scolastici e gli interventi di manutenzione e facchinaggio sempre all’interno delle scuole.
Tutti lavori da 700-900 euro al mese.
L’Oref ha motivato la stroncatura in quattro punti. Innanzitutto, affermando che “non sono giustificate le ragioni che precluderebbero il raggiungimento dell’interesse pubblico cui è funzionale l’azione dell’ente, qualora si adottassero le procedure ad evidenza pubblica senza ricorrere alla costituzione di una nuova società a partecipazione mista”; spiegando che “non sussistono motivate ragioni che giustifichino economicità della gestione ed economia di risorse pubbliche né adeguati presupposti circa la sottrazione della fornitura dei servizi alla concorrenza, in assenza di palese necessità, adeguatezza e proporzionalità rispetto agli obiettivi che l’amministrazione intende perseguire”; affermando che “nel perimetro delle partecipate di Roma Capitale esistono società che potrebbero gestire i servizi oggetto della proposta”; e, infine, scrivendo che “le numerose criticità originate dalle partecipate di Roma Capitale sovente generano conseguenze sulla stabilità dei conti dell’ente”.
La delibera è stata quindi ritirata dal calendario dell’Assemblea Capitolina e rinviata a data da destinarsi. Ma a quanto apprende IlFattoQuotidiano.it da fonti capitoline, la maggioranza pentastellata in Campidoglio è decisa ad andare avanti nonostante la bocciatura dell’organo di revisione contabile. Forte, invece, del parere positivo fornito dall’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) alla seconda versione – fino a oggi definitiva – della delibera, che secondo i tecnici capitolini “dice l’esatto contrario di quanto espresso dall’Oref”. Certo, il parere dei revisori non è vincolante, ma potrebbe pesare sulla responsabilità personale dei consiglieri nel caso di rilievi della Corte dei Conti. È per questo che gli uffici sono intenzionati a lavorare su una terza versione del provvedimento, da proporre prima dell’avvio dell’anno scolastico 2018-2019 e tale da giustificare l’ennesima proroga all’affidamento.
Il caos Roma Multiservizi esplode nel 2014, quando il Mef fornì all’allora sindaco Ignazio Marino un dossier in cui si sottolineavano i continui affidamenti diretti a prezzi crescenti da parte delle giunte precedenti (Veltroni e Alemanno), insostenibili alla luce delle nuove indicazioni provenienti dall’Anac. Ne nacque l’ipotesi, già nel 2015, di proporre gare d’appalto nuove (come quella a doppio oggetto) che però avrebbero messo in discussione i livelli occupazionali e salariali. I lavoratori occuparono l’Aula Giulio Cesare del Campidoglio insieme ad alcuni consiglieri d’opposizione, fra cui Virginia Raggi, Marcello De Vito, Enrico Stefano e Daniele Frongia. Arrivato il M5S al governo cittadino, la prima assessore all’Ambiente, Paola Muraro, assicurò l’internalizzazione in Ama per tutti – ipotesi fra l’altro cui sembra ammiccare il parere Oref – che però venne ben presto messa da parte (subito dopo le dimissioni di Muraro), per il timore che Corte dei Conti e Anac potessero sanzionare in qualche modo il Campidoglio. Oggi come oggi, il nodo legale intorno a Roma Multiservizi non è ancora sciolto. E il destino di quasi 3.000 lavoratori sempre più incerto.
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