martedì 24 luglio 2018

MicroMega 5/2018 - “Camilleri sono” - Presentazione e sommario

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È a uno tra i più grandi scrittori italiani a cavallo degli ultimi due secoli, Andrea Camilleri, che MicroMega ha deciso di dedicare il quinto numero dell’anno, in edicola, libreria, ebook e iPad da giovedì 26 luglio.

Un omaggio al bardo novantatreenne conosciuto al grande pubblico soprattutto per i gialli con protagonista il commissario Salvo Montalbano, nonostante la sua produzione letteraria sia sterminata, e includa anche straordinari romanzi storici.

Il numero si apre con una ricca testimonianza dello stesso Camilleri che racconta i suoi esordi da piccolo poeta ‘fascista’, i lunghi anni dedicati al teatro, il passaggio alla letteratura, la faticosa invenzione del vigatese, il ‘ricatto’ di Montalbano, le donne dei suoi romanzi e della sua vita, il suo impegno civile e politico fino al recente ritorno in teatro, con un monologo su Tiresia scritto da lui stesso: un modo per chiudere e riaprire il cerchio della sua vita artistica e letteraria che proprio in teatro era iniziata, nel 1947.

Alle peculiarità della scrittura di Camilleri è dedicata una prima sezione del numero con interventi di Salvatore Silvano Nigro, che spiega perché i due filoni narrativi dello scrittore (quello dei gialli e quello dei romanzi storici) costituiscono due parti di uno stesso ‘sistema’ letterario; Nunzio La Fauci ne analizza nel dettaglio le particolarità linguistiche; Giuseppe Marci racconta come e perché ha ‘adottato’ le opere dello scrittore agrigentino all’università; e infine Marilù Oliva ci conduce alla scoperta delle straordinarie figure femminili nella narrativa storica di Camilleri.

Una seconda sezione è invece incentrata sulle trasposizioni televisive dei romanzi di Camilleri. Luca Zingaretti racconta come ha fatto a dare un volto al commissario Montalbano; Alberto Sironi spiega le scelte di regia che stanno dietro alla serie più famosa della tv italiana; il produttore Carlo Degli Esposti descrive come è nata l’idea e come è stato possibile mantenere un tale livello di qualità negli anni; lo scenografo Luciano Ricceri spiega perché ha deciso di ambientare i film nel ragusano; Michele Riondino e Gianluca Maria Tavarelli raccontano la sfida di mettere in scena Il giovane Montalbano; Franco Piersanti rivela come è nata la colonna sonora della serie; e infine Francesco Bruni illustra il modo in cui dal romanzo si passa alla sceneggiatura dei film.

Quello di Camilleri è peraltro un successo planetario, nonostante tradurre i suoi romanzi in altre lingue sia un’operazione particolarmente complicata. Quattro tra i suoi traduttori – Stephen Sartarelli per l’inglese, Pau Vidal per il catalano, Moshe Kahn per il tedesco e Serge Quadruppani per il francese – ci raccontano cosa significa immergersi nella selva linguistica dello scrittore, quali sono le difficoltà principali e quali i ‘trucchi’ per superarle.

Al Camilleri dell’impegno civile e politico è dedicata un’altra parte del numero nella quale lo scrittore Maurizio de Giovanni spiega perché l’autore di Montalbano sia il padre nobile di tutti i giallisti italiani contemporanei, sia dal punto di vista letterario sia da quello dell’impegno civile; Giovanni De Luna illustra perché nei romanzi di Camilleri gli storici del futuro troveranno fonti preziose per ricostruire il nostro tempo e Tomaso Montanari ricorda tutti i momenti in cui Camilleri è intervenuto in maniera diretta nel dibattito pubblico, con la coerenza e l’integrità che caratterizzano i veri intellettuali.

Chiude il numero la sezione intitolata ‘Il mio Camilleri’ in cui Valentina Alferj, sua storica collaboratrice, ripercorre la storia di questo sodalizio umano e professionale; il poliziotto Corrado Empoli ricorda con nostalgia e affetto le lunghe conversazioni con ‘il professore’; Antonio Sellerio descrive il rapporto della casa editrice palermitana con il suo scrittore di punta; e infine Simonetta Agnello Hornby spiega perché Camilleri sarebbe degno del Nobel ma è il Nobel a non essere degno di lui.

SOMMARIO

NEL CORSO DI UNA VITA
Andrea Camilleri – Camilleri sono
Lo scorso giugno, a quasi novantatré anni e dopo quasi quarant’anni di assenza dalla scena, ormai cieco, Andrea Camilleri è tornato in teatro, recitando un monologo su Tiresia scritto da lui stesso. Un modo per chiudere e riaprire il cerchio della sua vita artistica e letteraria che proprio in teatro era iniziata nel 1947. In questa lunga testimonianza lo scrittore racconta i suoi esordi da piccolo poeta ‘fascista’, i lunghi anni dedicati al teatro, il passaggio alla letteratura, la faticosa invenzione del vigatese, il ricatto di Montalbano, le donne dei suoi romanzi e della sua vita, il suo impegno civile e politico. Un intellettuale sempre coerente, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.

ICEBERG 1 – Camilleri scrittore-scrittore
Salvatore Silvano Nigro – Il sistema Camilleri
La ‘verità’ non è mai in bianco e nero nei romanzi di Camilleri, i ‘buoni’ non è detto che siano sempre completamente buoni, e la stessa cosa dicasi per i ‘cattivi’. Questo vale sicuramente per i romanzi storici, ma anche per i gialli, nei quali la scoperta dell’assassino non è la principale spinta ad andare avanti nella lettura. A Montalbano e ai suoi lettori interessano sempre meno le finali manette ai polsi, li appaga l’investigazione in sé, con il coinvolgimento emotivo che comporta. Questo sguardo, insieme a quell’originalissima lingua d’invenzione che è il vigatese, è ciò che tiene insieme tutta la sterminata produzione letteraria di Camilleri in un unico sistema.

Nunzio La Fauci – L’oceano linguistico di Camilleri
Bisogna distinguere due ‘Andrea Camilleri’: la persona e la funzione. Come persona, suscita un’ammirazione inesauribile e merita una permanente gratitudine per il suo generoso contributo allo spasso dell’umanità. La funzione ‘Andrea Camilleri’ è anzitutto un fenomeno linguistico, incarnando in una forma pressoché perfetta l’identità linguistica italiana, la cui essenza sta,a differenza di altre, nella commistione tra italiano standard e varietà dialettali. Camilleri però non si limita a mescolare italiano e siciliano, ma plasma il materiale linguistico a suo piacimento, creando dei giochi del tutto originali che non corrispondono a nessuna parlata reale. In una produzione letteraria che chiede anche la complicità del lettore e nella quale l’incidenza dell’apparire è cresciuta sempre più sopra quella dell’essere.

Giuseppe Marci – CamillerIndex. Il valore etico e letterario dell’opera camilleriana
Tutto nasce da un incontro in aeroporto in cui Camilleri si trova davanti “Montalbano in persona, con sotto braccio una copia del Birraio di Preston”. Si trattava in realtà del professore di Letteratura dell’Università di Cagliari che lo aveva invitato per un seminario. Da allora inizia un lungo sodalizio personale e letterario, culminato in molte iniziative, dai Quaderni camilleriani all’Index delle sue opere.

Marilù Oliva – Mogli, buttane e regine. Le fìmmine nella narrativa storica di Camilleri
Dalle donne metamorfiche della trilogia mitologica alla viceregina di La rivoluzione della luna, il caleidoscopio delle figure femminili nei romanzi e nei racconti storici di Camilleri è ricco e complesso. L’atto rivoluzionario dell’autore girgentino è stato infatti proprio quello di non essersi appiattito nello stereotipo della donna angelo del focolare o in quello della licenziosa, ma di aver dipinto figure dotate di spirito intraprendente, intelligenza, consapevolezza, arguzia, autodeterminazione.

ICEBERG 2 – sul piccolo schermo
Luca Zingaretti – Un personaggio in cerca d’attore
Incappò in un libro su Montalbano per puro caso e fu subito amore per quel personaggio da cui si sentiva tirato per la giacca. L’attore che ha dato il proprio volto al commissario più famoso della tv italiana racconta il suo primo incontro (all’Accademia nazionale d’arte drammatica, dove ha studiato tre anni) con quello che poi sarà il padre del suo personaggio, la scoperta del Camilleri scrittore, l’approdo alla serie e il lavoro sul set, in questa sorta di ‘bolla magica’ che si crea durante le riprese grazie a uno staff che da vent’anni lavora dando sempre il massimo.

Alberto Sironi – La creazione del cinema televisivo italiano
Paesaggi, musiche, cast, costumi: costruire cinematograficamente un mondo richiede pazienza e ricerca. Se poi quel mondo è la Sicilia del commissario Montalbano, vale a dire la Sicilia dell’infanzia di Andrea Camilleri, il lavoro è ancora più complesso: perché occorre richiamare un odore di antico all’interno di storie contemporanee. Dal provino di Luca Zingaretti – che scalzò da subito ogni altro candidato – alle straordinarie ambientazioni, il regista Alberto Sironi racconta passo passo la nascita del prodotto televisivo di maggior successo della televisione italiana, che ha creato un modello capace di conquistare i network mondiali.

Carlo Degli Esposti – La sfida di Montalbano in tv
Sono più di 30 i film per la televisione tratti dai romanzi e dai racconti sul commissario Montalbano. Alcune puntate fanno numeri da finali calcistiche. ‘Montalbano sono’ è ormai un modo di dire, i silenzi di Salvo mentre mangia o le sue lunghe nuotate mattutine sono entrati nell’immaginario collettivo. La serie tv tratta dai romanzi di Camilleri ha centrato un obiettivo difficilissimo: tenere insieme altissima qualità del prodotto e straordinaria popolarità. Il suo produttore ci racconta genesi e ‘segreti’ di un successo senza precedenti.

Luciano Ricceri  Alla ricerca di Vigàta
Vigàta non esiste, è un luogo immaginario della fantasia di Camilleri, che evoca una Sicilia fuori dal tempo. Ed è questa atmosfera quasi ‘metafisica’ che lo scenografo ha voluto ricreare percorrendo la Sicilia in lungo e in largo, e decidendo di fermarsi poi nel Ragusano. In quel fazzoletto di terra, mettendo insieme spicchi presi da diversi paesini, svuotando piazze e strade, è nata la Vigàta che tutti noi conosciamo e riconosciamo sul piccolo schermo.

Michele Riondino – Il rischio del ‘secondo’ Montalbano
Dalle incertezze iniziali – quando pensava che quella del Giovane Montalbano fosse un’operazione meramente commerciale – al primo incontro con Andrea Camilleri, che lo persuase a buttarsi nell’avventura: Michele Riondino racconta la costruzione del suo giovane Montalbano nonché l’impegno per la trasposizione televisiva del romanzo storico La mossa del cavallo, che lo ha visto ugualmente protagonista.

Gianluca Maria Tavarelli – Da Il giovane Montalbano al romanzo storico
Dalla scommessa di portare sullo schermo Il Giovane Montalbano alla sfida di trasporre televisivamente per la prima volta uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri – cui l’autore è particolarmente legato: La mossa del cavallo. Il regista che ha compiuto entrambe le ‘imprese’ racconta genesi e sviluppo dei due progetti e in particolare i passaggi fondamentali di quel processo di ricerca di una propria identità, necessario per costruire un immaginario nuovo e diverso rispetto alla serie sul commissario con Luca Zingaretti.

Franco Piersanti – Montalbano Suite
La sigla di Montalbano è ormai diventata un’‘icona’ musicale, parte integrante e inscindibile della serie tv, al pari dell’ambientazione. Una musica con una forte identità, immediatamente riconoscibile eppure quasi irriproducibile, trattandosi di un brano molto lontano dai facili motivetti. “Una specie di tango ansimante che, in realtà, contiene qualcosa del teatro dei pupi. Dietro c’è l’ombra di un dialetto che racconta le favole, favole che sono anche capaci di fare paura”. Il compositore che l’ha creata ci racconta com’è nato quel brano e tutti gli altri che costituiscono la colonna sonora di Montalbano, ormai divenuta una vera e propria libreria musicale.

Francesco Bruni – La sceneggiatura un esercizio di equilibrio
I gialli, per gli sceneggiatori, sono il paradigma perfetto della narrazione, perché, almeno teoricamente, nessuna scena è inutile, ma tutto spinge in una precisa direzione: la scoperta della verità. Il lavoro si fa però più arduo (ma anche più avvincente) se l’autore è uno scrittore della portata di Andrea Camilleri, perché i suoi sono gialli di grande ricchezza e complessità narrativa. Lo sceneggiatore della serie più di successo della tv italiana racconta il processo che dalla pagina porta allo schermo.

ICEBERG 3 – Il vigatese in giro per il mondo
Stephen Sartarelli – La chiave è l’invenzione
L’espediente più comune quando si ha di fronte un testo che mischia la lingua standard con un dialetto è tradurre quest’ultimo con un dialetto della propria lingua. Errore madornale, in cui sono caduti anche traduttori di altissimo livello. Perché ogni dialetto è inestricabilmente legato al luogo in cui è nato e sentire mafiosi o poliziotti siciliani parlare come dei pastori delle highlands sarebbe più che ridicolo. Come affrontare allora l’‘ascesa’ di tradurre Camilleri? Affidandosi alla fantasia. E come Camilleri ha inventato il vigatese, il suo traduttore inglese ha inventato il suo vigatese anglo-americano da collage.

Pau Vidal – Enigmistica e pirotecnica per Camilleri in catalano
Dall’invidia nei confronti del primo traduttore provata leggendo La concessione del telefono alla ‘sfacciata’ proposta che quel lavoro venisse affidato a lui, forte della sua esperienza di autore di giochi enigmistici per El País. II traduttore catalano di Andrea Camilleri racconta il percorso che, tra tentativi ed esperimenti linguistici, lo ha condotto ad affinare la sua strategia per affrontare la pirotecnia verbale dello scrittore siciliano.

Moshe Kahn – Ogni traduzione è una nuova sfida
Tradurre non significa semplicemente rendere il senso di una frase, ma anche l’atmosfera, il ritmo, lo stile. È quindi un’operazione letteraria complessa, nella quale per Camilleri si aggiunge l’ulteriore livello del vigatese. Non c’è una regola universale per rendere in una lingua diversa dall’originale questi linguaggi particolari, perché un espediente che ha funzionato con un autore non è detto che funzioni per un altro. Ogni traduzione è una sfida a sé. Una sfida più semplice quando il traduttore può affidarsi alla solidità della narrazione, come nel caso di Camilleri.

Serge Quadruppani – Contro il grammaticalmente corretto
È nella ricca biblioteca della sua compagna dell’epoca che, nel 1997, il futuro traduttore francese di Andrea Camilleri scopre quella lussureggiante selva di lingue, parole, immagini e significati nata dalla penna del padre di Montalbano. Una selva in cui la difficoltà principale, come scoprirà ben presto, è quella di rendere il camillerese, questo italiano sicilianizzato che è una creazione tutta personale dell’autore e che richiederà di sfuggire alla dittatura della ‘fluidità’ e del ‘grammaticalmente corretto’ che aveva imposto a generazioni di lettori francesi un’idea troppo vaga dello stile reale di tanti autori.

ICEBERG 4 – Camilleri scrittore civile
Maurizio de Giovanni – Maestro di scrittura e di vita
Oggi la letteratura mainstream è sostanzialmente letteratura borghese. Gli unici a fare romanzi sociali, magari inconsapevolmente, sono i giallisti tra i quali, in Italia, si contano autori di grande qualità, tutti debitori di chi ha dato a questo genere la dignità letteraria che merita: Andrea Camilleri. Un intellettuale a tutto tondo, che non si è mai sottratto all’impegno civile e politico, che secondo de Giovanni è responsabilità e dovere di chi, a qualsiasi titolo, ha un “microfono in mano”. Un maestro di tutti noi, di scrittura e di vita.

Giovanni De Luna – Una fonte per gli storici del futuro
Gli studiosi che fra qualche tempo vorranno ricostruire le vicende italiane degli ultimi trent’anni troveranno nei romanzi di Camilleri un gigantesco giacimento documentario e archivistico al quale attingere. C’è infatti nei suoi libri la capacità di rispecchiare quell’insieme di scelte, comportamenti, bisogni, emozioni che definiscono l’esistenza collettiva di un paese. Ma c’è, soprattutto, una particolare efficacia nell’aiutarci a penetrare nelle profondità del rapporto tra realtà e rappresentazione della realtà, svelandone la finzione, abituandoci a una consapevolezza critica da usare come antidoto nei confronti di mitologie che appartengono oggi al mercato e ai media, così come in passato appartenevano ai regimi totalitari.

Tomaso Montanari – La scrittura e l’impegno
Una delle caratteristiche principali di Camilleri, tra gli autori italiani contemporanei più amati, è il suo cristallino e generoso impegno civile e politico, che lo scrittore non ha mai sentito disgiunto dalla sua attività letteraria. Un intellettuale a tutto tondo, di quelli che oggi scarseggiano nel nostro paese, capace di prendere posizioni nette senza guardare in faccia nessuno, né il potente di turno né i propri lettori.

ICEBERG 5 – Il ‘mio’ Camilleri
Valentina Alferj – La ‘magarìa’ di un incontro
“Mi sono ricordato dei tuoi occhi intelligenti e ti volevo chiedere di venire a lavorare per me”. È così che inizia il rapporto professionale e di amicizia tra Andrea Camilleri e Valentina Alferj, che qui ripercorre questi sedici anni di fruttuosa collaborazione: dai primi tempi, in cui andava a casa dello scrittore qualche pomeriggio a settimana per rispondere alle lettere e agli inviti, a oggi che ne è diventata gli occhi e la penna.

Corrado Empoli – Un poliziotto per amico
Le lunghe chiacchierate al Bar Vigàta a Porto Empedocle, le telefonate, i racconti di aneddoti della vita reale di chi lavora ogni giorno in commissariato. Corrado Empoli, poliziotto siciliano a capo della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Bologna, a lungo impegnato ad Agrigento, racconta del suo rapporto con ‘il professore’ rivelando alcuni dettagli del suo lavoro che sono finiti nei romanzi di Camilleri. Un’amicizia di cui va molto fiero e che gli ha lasciato tanto: “Come uomo e come poliziotto, gli insegnamenti del professore hanno avuto un grande peso nel tracciare il mio percorso di buonsenso e imparzialità”.

Antonio Sellerio – Camilleri in blu
Dal primo incontro come scrittore – con La stagione della caccia, che gli provocò un piacere nella lettura raramente provato prima – a quello dal vivo, in cui fu subito palese che, al di là del talento, fosse una persona con un carisma straordinario, fino alla dolorosa perdita dei genitori, periodo in cui lo sentì più vicino che mai: l’erede di Elvira ed Enzo Sellerio racconta il suo rapporto con Andrea Camilleri.

Simonetta Agnello Hornby – Il Nobel non è degno di Camilleri
Lo amava già come scrittore, poi sentendolo parlare in pubblico decide che la presentazione del suo primo libro avrebbe dovuto farla lui. È così che, tra lo scetticismo di amici e parenti, l’allora neoscrittrice Simonetta Agnello Hornby prende carta e penna e scrive una lettera al già celebre Andrea Camilleri per sondare la sua disponibilità. Passano tre giorni e poi, inaspettata, la telefonata di Andrea: “Venga a trovarmi”.

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