Undici attacchi razzisti in 40 giorni – dall’esordio della strategia
dei pallini ad aria compressa l’11 giugno a Caserta, via via con episodi
analoghi ripetuti a Napoli, Forlì, Latina scalo, San Cipriano d’Aversa e
un crescendo di gravità (la bambina rom di pochi mesi centrata a Roma
Centocelle il 17 luglio, l’operaio capoverdiano scambiato per un
piccione” a Vicenza il 26 luglio, il cameriere senegalese pestato da
sette energumeni per motivi apertamente
razziali a Partinico il 28 luglio, il marocchino “giustiziato” da una
ronda notturna ad Aprilia il 29 e infine (per ora) l’attacco mirato da
un metro alla primatista italiana di lancio del disco Daisy Osakue ieri a
Moncalieri. In quest’ultimo caso il contrasto fra il personaggio (anche
mediatico) e la motivazione legata esclusivamente al colore della pelle
ha suscitato, per disgrazia dei teppisti, un’esecrazione più diffusa e
sentita.
Non abbastanza da indurre a resipiscenza Salvini, che continua a negare ogni rilevanza politica a questa ondata criminale, scatenata dai suo stessi tweet, e anzi la “controbilancia” con le cifre degli arresti di migranti (non solo arresti, a Torino Porta Nuova, c’è stato pure un ferimento, da parte di un poliziotto, di un migrante che “resisteva” ai controlli, armato di una forchetta).
Non abbastanza da indurre Di Maio a ragionare: il poveretto «aspetta di conoscere le verifiche delle FF.OO. sugli episodi segnalati», nega trattarsi di razzismo, dice che è colpa della sinistra dei diritti civili e non si accorge neppure che a ogni tweet di Salvini e a ogni scarica di pallini o di pugni corrisponde una flessione della sua percentuale nei sondaggi. Insomma, Salvini è un provocatore astuto, l’altro un coglione.
La caccia al migrante e al nero è partita alla grande, corroborata da vomiti di odio sul web e nei titoli dei fogliacci di destra, mentre aspettiamo con ansia l’armamento generalizzato e la legittima difesa (con ronde e inseguimenti omicidi, come a Latina). Manca qualcosa? Ah sì, una bella strage nelle scuole, tipo Columbine e Charleston. State tranquilli, ci arriveremo e Salvini e Di Maio deploreranno e diranno che è colpa delle vittime, come fa Trump.
Dagli Usa però potremmo imparare qualcosa di meglio: Black Lives Matter, per esempio, o gli Students for Life. Insegnamenti sulla resistenza di massa vengono anche dalla banlieues francesi. Qualche prezzo lì il razzismo lo sta pagando.
Non abbastanza da indurre a resipiscenza Salvini, che continua a negare ogni rilevanza politica a questa ondata criminale, scatenata dai suo stessi tweet, e anzi la “controbilancia” con le cifre degli arresti di migranti (non solo arresti, a Torino Porta Nuova, c’è stato pure un ferimento, da parte di un poliziotto, di un migrante che “resisteva” ai controlli, armato di una forchetta).
Non abbastanza da indurre Di Maio a ragionare: il poveretto «aspetta di conoscere le verifiche delle FF.OO. sugli episodi segnalati», nega trattarsi di razzismo, dice che è colpa della sinistra dei diritti civili e non si accorge neppure che a ogni tweet di Salvini e a ogni scarica di pallini o di pugni corrisponde una flessione della sua percentuale nei sondaggi. Insomma, Salvini è un provocatore astuto, l’altro un coglione.
La caccia al migrante e al nero è partita alla grande, corroborata da vomiti di odio sul web e nei titoli dei fogliacci di destra, mentre aspettiamo con ansia l’armamento generalizzato e la legittima difesa (con ronde e inseguimenti omicidi, come a Latina). Manca qualcosa? Ah sì, una bella strage nelle scuole, tipo Columbine e Charleston. State tranquilli, ci arriveremo e Salvini e Di Maio deploreranno e diranno che è colpa delle vittime, come fa Trump.
Dagli Usa però potremmo imparare qualcosa di meglio: Black Lives Matter, per esempio, o gli Students for Life. Insegnamenti sulla resistenza di massa vengono anche dalla banlieues francesi. Qualche prezzo lì il razzismo lo sta pagando.
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