E ora raccolgono firme sui social: alla vigilia della nuova audizione del presidente di Anpal Del Conte in Senato dopodomani.
I precari cercano lavoro per i
disoccupati. Non è un ossimoro ma realtà: all'Anpal, l'Agenzia nazionale
per le politiche attive del lavoro.
Ben 800 lavoratori su 1200 non sono assunti a tempo determinato.
E sono loro a cercare lavoro per chi non ce l'ha. (Infatti difficilmente riescono a trovarlo ndrR@P)
Una situazione paradossale che il Coordinamento nazionale dei precari di Anpal servizi punta a far finire in Parlamento: dopodomani, quando il loro presidente Maurizio Del Conte sarà ascoltato nuovamente dalla 11esima commissione del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva voluta dal ministro del Lavoro Lugi Di Maio per analizzare il "funzionamento dei servizi pubblici per l'impiego in Italia e all'estero".
Alla vigilia della audizione, il Coordinamento sta cercando di organizzarsi sui social. Su Facebook, la raccolta di firme in calce a una nota di denuncia. Tutto è partito dalle audizioni di dieci giorni fa in Parlamento, le prime della nuova indagine conoscitiva.
"Non può che stupirci – si legge nella nota - la pressoché totale assenza all'interno del dibattito politico-istituzionale di qualsiasi riferimento alla condizione di strutturale precarietà in cui versano i circa 800 operatori delle politiche attive (62% del totale delle lavoratrici e dei lavoratori di Anpal Servizi). Si tratta di personale qualificato impegnato quotidianamente nell'assistenza tecnica ai Centri per l'Impiego, alle Regioni e nella gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'istruzione e dell'inclusione sociale". Vale a dire: "operatori precari, con contratti a tempo determinato e di collaborazione, che lavorano alla ricollocazione di altri precari, disoccupati e soggetti in condizione di povertà".
Uno stato di "incertezza non certo recente, che in diversi casi dura da 17 anni. A questi si aggiungono i circa 2.000 precari in forza presso i Centri per l'Impiego. Come se non bastasse, è tutt'ora in via di applicazione il piano che prevede l'assunzione di ulteriori 1.600 operatori precari (di cui 600 dedicati all'implementazione del ReI), con contratti a tempo determinato. Se il potenziamento dei servizi per il lavoro è davvero un intervento strategico, può poggiare sulle spalle degli operatori precari di Anpal Servizi e dei Centri per l'impiego? In che modo possono essere resi esigibili diritti ai disoccupati, precari, ai poveri se i servizi gravano su un elevato numero di personale precario?".
"Riteniamo gravissimo che il presidente Del Conte, anche nel corso dell'audizione al Senato (Commissione XI) del 18 luglio, non abbia ritenuto opportuno evidenziare questa criticità strutturale del sistema delle politiche attive in Italia. A ciò si aggiungono le preoccupazioni legate alle imminenti scadenze di 10 operatrici e operatori di Anpal Servizi con contratti a tempo determinato di cui una in maternità, per i quali l'azienda sembra non voler procedere con il piano di stabilizzazione, disattendendo irresponsabilmente l'accordo sindacale del 13 luglio 2017 che stabiliva un piano pluriennale di stabilizzazioni del personale con contratti a tempo determinato e/o di collaborazione. Per l'ennesima volta probabilmente si agirà in emergenza prorogando per pochi mesi i contratti in scadenza. A tale proposito vale la pena ricordare che sono stati stabilizzati appena 50 lavoratori a tempo determinato".
Seguono le firme e il lancio di una mobilitazione nazionale, in un'Italia dove a chi non ha lavoro tocca rivolgersi ad altri in una condizione comunque instabile. Forse che tra simili ci si aiuta di più?
Ben 800 lavoratori su 1200 non sono assunti a tempo determinato.
E sono loro a cercare lavoro per chi non ce l'ha. (Infatti difficilmente riescono a trovarlo ndrR@P)
Una situazione paradossale che il Coordinamento nazionale dei precari di Anpal servizi punta a far finire in Parlamento: dopodomani, quando il loro presidente Maurizio Del Conte sarà ascoltato nuovamente dalla 11esima commissione del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva voluta dal ministro del Lavoro Lugi Di Maio per analizzare il "funzionamento dei servizi pubblici per l'impiego in Italia e all'estero".
Alla vigilia della audizione, il Coordinamento sta cercando di organizzarsi sui social. Su Facebook, la raccolta di firme in calce a una nota di denuncia. Tutto è partito dalle audizioni di dieci giorni fa in Parlamento, le prime della nuova indagine conoscitiva.
"Non può che stupirci – si legge nella nota - la pressoché totale assenza all'interno del dibattito politico-istituzionale di qualsiasi riferimento alla condizione di strutturale precarietà in cui versano i circa 800 operatori delle politiche attive (62% del totale delle lavoratrici e dei lavoratori di Anpal Servizi). Si tratta di personale qualificato impegnato quotidianamente nell'assistenza tecnica ai Centri per l'Impiego, alle Regioni e nella gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'istruzione e dell'inclusione sociale". Vale a dire: "operatori precari, con contratti a tempo determinato e di collaborazione, che lavorano alla ricollocazione di altri precari, disoccupati e soggetti in condizione di povertà".
Uno stato di "incertezza non certo recente, che in diversi casi dura da 17 anni. A questi si aggiungono i circa 2.000 precari in forza presso i Centri per l'Impiego. Come se non bastasse, è tutt'ora in via di applicazione il piano che prevede l'assunzione di ulteriori 1.600 operatori precari (di cui 600 dedicati all'implementazione del ReI), con contratti a tempo determinato. Se il potenziamento dei servizi per il lavoro è davvero un intervento strategico, può poggiare sulle spalle degli operatori precari di Anpal Servizi e dei Centri per l'impiego? In che modo possono essere resi esigibili diritti ai disoccupati, precari, ai poveri se i servizi gravano su un elevato numero di personale precario?".
"Riteniamo gravissimo che il presidente Del Conte, anche nel corso dell'audizione al Senato (Commissione XI) del 18 luglio, non abbia ritenuto opportuno evidenziare questa criticità strutturale del sistema delle politiche attive in Italia. A ciò si aggiungono le preoccupazioni legate alle imminenti scadenze di 10 operatrici e operatori di Anpal Servizi con contratti a tempo determinato di cui una in maternità, per i quali l'azienda sembra non voler procedere con il piano di stabilizzazione, disattendendo irresponsabilmente l'accordo sindacale del 13 luglio 2017 che stabiliva un piano pluriennale di stabilizzazioni del personale con contratti a tempo determinato e/o di collaborazione. Per l'ennesima volta probabilmente si agirà in emergenza prorogando per pochi mesi i contratti in scadenza. A tale proposito vale la pena ricordare che sono stati stabilizzati appena 50 lavoratori a tempo determinato".
Seguono le firme e il lancio di una mobilitazione nazionale, in un'Italia dove a chi non ha lavoro tocca rivolgersi ad altri in una condizione comunque instabile. Forse che tra simili ci si aiuta di più?
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