venerdì 20 luglio 2018

Ambiente. E la plastica raccolta nel fiume diventa un'isola verde per la città.


E' grande 140 metri quadri il parco acquatico di Rotterdam, ideato e realizzato dai giovani della Recycled Island Foundation. Prima hanno installato in acqua trappole per la raccolta e il riciclo dei rifiuti, hanno costruito esagoni che si incastrano. Con fioriere, panchine e piante di ogni genere.

 E la plastica raccolta nel fiume diventa un'isola verde per la città

QUANDO un’anatra si è fermata a riposare sull’isolotto di plastica riciclata che avevano appena creato, i giovani di Rotterdam hanno esultato, convinti di aver finalmente trasformato il problema in soluzione. Come avviene negli oceani di tutto il mondo, i cittadini olandesi osservavano infatti da anni la costante crescita dell’inquinamento da plastica nel Mare del Nord, senza sapere come arginarlo.  
Così i ragazzi della no profit Recycled Island Foundation, notando centinaia di rifiuti scaricati dai canali della città e diretti al mare, hanno deciso di agire prima che fosse troppo tardi, andando direttamente alla fonte: dovevano impedire ai detriti di arrivare fino al grande blu. Nell’arco di diciotto mesi hanno tirato via 9mila chili di detriti di plastica dai fiumi, li hanno riciclati e infine trasformati in un parco galleggiante costruito con i materiali recuperati – il Recycled Park appena inaugurato – che potrebbe contribuire a salvare l’ecosistema fluviale cittadino.
«Il progetto è durato cinque anni – spiega il coordinatore del team Ramon Knoester per realizzarlo hanno dovuto affinare la tecnica». Coinvolgendo studenti dell’Università di Rotterdam, Comune, governo e dozzine di sponsor, il primo passo è stato quello di realizzare delle trappole.


Tre speciali piattaforme fluttuanti, costate 50 mila euro l’una, in grado di fungere da filtri, piazzate dai volontari in posizioni strategiche sull’importante fiume Mosa, 950 chilometri d’acqua che scorrono dalla Francia sino ai Paesi Bassi.
Le piattaforme bloccavano grandi quantità di bottiglie, sacchetti, contenitori per detersivi e pezzi di polimeri di ogni tipo. La plastica catturata, grazie all’aiuto dei giovani ricercatori dell’università di Wageningen, è stata poi trasformata in grandi blocchi esagonali, da due metri per lato, unibili fra loro tramite bulloni in un sistema a “nido d’ape”, come fossero mattoncini di Lego. L’importante era non sprecare nulla della plastica recuperata, ma usarla tutta: per la parte superiore della piattaforma, ad esempio, è stata utilizzata una pellicola profilata di polistirolo; per il corpo centrale – dovendo galleggiare – polistirolo espanso, polipropilene per la scocca e infine, per la parte a contatto con l’acqua, una struttura ruvida ottenuta con altri polimeri. I primi di luglio queste isole esagonali green sono state piazzate sul fiume Nieuwe Maas dando vita agli iniziali 140 metri quadri (in totale saranno 1500) del primo parco galleggiante cittadino. Un processo circolare e sostenibile che ha del meraviglioso: da pericolosi scarti inquinanti i detriti sono diventati strutture che potranno fungere da panchine o luoghi di incontro per le persone, ma anche da “case” per preservare l’ecosistema.

«Hanno diversi usi – spiega Knoester – e sono molto adattabili: in superficie, come fossero vasi, sono state piantate negli esagoni diverse specie di piante e fiori in grado di attrarre api e insetti, mentre nel lato subacqueo, tramite uno speciale materiale ruvido, i pesci potranno trovare punti in cui deporre le uova». Secondo gli ideatori contribuiranno a mantenere la biodiversità del fiume e fungeranno da riparo per «microrganismi, uccelli, alghe, larve, lumache. Così ricicliamo e preserviamo l’habitat in un colpo solo». Tenendo conto che secondo le stime il 90% della plastica degli oceani proviene proprio dai fiumi (dieci in tutto il mondo ma in particolare la maggior parte della plastica proviene da quelli dell’Asia) l’idea dei ragazzi di Rotterdam ha subito entusiasmato altre paesi decisi a lottare contro lo stesso problema. «Se questo prototipo funzionerà, potremmo adattarlo ovunque». In Indonesia, ad Ambon, il team olandese sta già piazzando nuove trappole per cominciare a inghiottire rifiuti. Ad agosto invece toccherà a Bruxelles e poi ad Amsterdam. «Tutti possiamo fare qualcosa per l’ambiente, in primo luogo riciclare. Ma se ormai il danno è fatto, ricordiamoci sempre una cosa: recuperare i rifiuti nei fiumi, prima che arrivino in mare aperto, è molto più facile che catturarli dopo, quando diventano microplastiche invasive e letali».

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