contropiano
Qualche
volta occorre partire dalle domande e il forum tenutosi sabato a Roma,
promosso dalla Rete dei Comunisti, ne ha proposte alla discussione
almeno cinque: Il partito comunista di massa ha ancora senso ed
efficacia?
Le profonde modifiche della composizione di classe che
conseguenze hanno prodotto nella società e nel blocco sociale
antagonista? Quale funzione e di impegno dei comunisti nella
rappresentanza politica? Quale movimento sindacale opponiamo al patto
sociale neocorporativo? Quali conflitti, quali movimenti e quali
organizzazioni sociali/sindacali sono più efficaci nella dimensione
metropolitana?
Intorno
a tali questioni si è sviluppata la discussione che ha visto diversi
interventi misurarcisi in modo pertinente. I lavori del forum sono stati
introdotti da due comunicazioni di Giampiero Simonetto e Michele Franco
della Rete dei Comunisti.
La
prima ha riassunto l’elaborazione della RdC intorno ai tre fronti
(strategico, politico, sociale) su cui concepire una organizzazione
comunista nel XXI Secolo e in un paese a capitalismo avanzato , una
ipotesi per recuperare la sintesi che la crisi del movimento comunista
apertasi nel ’91 e il logoramento dell’esperienza dei partiti comunisti
di massa ha via via perduto. “Occorre riaprire il dibattito su quale
deve essere l’approccio dei comunisti affinchè la battaglia strategica
per la rottura si relazioni con la rappresentanza politica dei settori
sociali, con il momento elettorale e con le vertenze e le lotte che
attraversano il blocco sociale, è fondamentale per non riprodurre
modelli e ipotesi politiche e organizzative che crediamo siano state
superate nei fatti”. Simonetto ha anche sottolineato come la
partecipazione della RdC con la Piattaforma Eurostop alla lista Potere
al Popolo abbia permesso di fare un passaggio nello sviluppo pratico
della strategia dei tre fronti, anche durante la campagna elettorale.
La
seconda comunicazione ha presentato l’ultimo numero della rivista
Contropiano appena uscito. Questo numero è dedicato a “La Ragione e la
Forza” come sintesi dialettica tra un punto di vista strategico dei
comunisti e la loro capacità di renderlo organizzazione concreta,
politica e sociale. In esso sono contenute le relazioni di un seminario
della Rete dei Comunisti sulle questioni attinenti questa ambizione a
ricomporre una sintesi possibile, e un documento sulla questione
sindacale, decisiva nella funzione di massa dei comunisti.
L’ultimo
numero di Contropiano in realtà è la prosecuzione di un percorso di
elaborazione prodotto nei due numeri precedenti, uno dedicato alla
questione che Gramsci inquadrava come “Il vecchio che muore ma un nuovo
che stenta a nascere” e l’altro alla competizione globale
interimperialista in corso e al posizionamento dei comunisti sulla
“questione nazionale”.
Dare
conto del serrato dibattito svolto è complicato in un report sintetico,
per cui ci limiteremo ad evidenziare alcuni incipit dei compagni che
hanno animato la discussione e rimandiamo alle relazioni che i compagni
ci faranno avere e che pubblicheremo sul nostro giornale.
Il
primo intervento è stato di Giorgio Cremaschi, il quale ha sostenuto
che, di fronte all’evidente crisi di via d’uscita del capitalismo, il
bisogno di comunismo sia più forte che in passato ma come esso stenti a
ridiventare “movimento reale che supera e distrugge lo stato delle cose
presenti”. In tal senso ha confermato la necessità di svolgere una
“funzione utile” nelle pieghe del conflitto anche attraverso esperienze e
sperimentazioni come Eurostop e l’aggregazione di Potere al Popolo.
Sono
poi intervenuti Alessandro Hobel, della segreteria del PCI, il quale è
entrato nel merito degli interrogativi che la RdC ha posto nel documento
di convocazione di questo appuntamento di discussione registrando molti
punti di assonanza politica non solo sugli svolti immediati attinenti
le dinamiche di lotta e di mobilitazione ma anche sul versante dei punti
identitari e programmatici necessari per ricostruire e riqualificare
una moderna opzione comunista nel nostro paese.
Guido
Lutrario, dell’esecutivo nazionale dell’USB, nel denunciare l’ulteriore
stretta repressiva che si sta profilando sul terreno della
contrattazione sociale e sindacale ha sottolineato la nuova dimensione
“politica” che – di fatto – assumono questioni e temi che fino a pochi
anni fa erano interpretate come “puramente sindacali”. Da qui la
necessità di un approccio più compiutamente generale all’intero arco
delle contraddizioni che afferiscono alla variegata gamma con cui si
profilano le attuali forme dello sfruttamento in tutti i luoghi della
produzione e della circolazione. In tale contesto i comunisti possono e
devono offrire il loro contributo politico/pratico per far avanzare
questa nuova dimensione politica che deve rappresentare la cornice
analitica dentro cui collocare la forma sindacale che serve e tutte le
esperienze di confederalità sociale.
Francesco
Tirro, dell’ ex Opg di Napoli, ha interloquito con i ragionamenti
avanzati dalla RdC partendo dall’esperienza concreta che, da anni, l’Opg
mette in campo nell’area partenopea ma anche con quanto elaborato e
vissuto nella recente campagna elettorale di Potere al Popolo. Temi come
il mutualismo e come le inedite forme di aggregazione di lavoratori
dispersi nei circuiti produttivi metropolitani intrecciate a momenti di
condivisone culturale, aggregativa e comunitaria sono un cimento
concreto che l’Opg si sta misurando e che, a detta di questi compagni,
sono una pratica utile per una soggettività comunista che è spesso stata
separata dal blocco sociale.
Massimo
Amore, del Laboratorio Comunista Casamatta, nel ripercorrere la storia
recente ed il dibattito sulle forme di organizzazione dei comunisti ha
messo in guardia da ogni suggestione gradualistica che potrebbe
inficiare il processo di costruzione del Partito Comunista.
Jacopo
Renda, di Sinistra Classe Rivoluzione, nel delineare un quadro della
catastrofe del riformismo nell’intero spazio europeo a voluto
evidenziare alcune oscillazioni politiche che, a suo dire, Potere al
Popolo ha incarnato nel corso della campagna elettorale le quali
deriverebbero da un bilancio dell’operato dell’Unione Europea ancora
ambiguo su aspetti come la sua accertata irriformabilità. In questo
quadro per Renda esperienze come Podemos o come France Insoumise
rappresenterebbero il precipitato di suggestioni populiste sganciate da
un ancoraggio di classe.
Francesco
Piccioni (Contropiano) si è soffermato sui concetti di senso ed
efficacia quando si affronta la questione dell’organizzazione comunista
adeguata alla sfide che si trova davanti “qui ed ora”.
Mauro
Casadio della RdC, ha tirato in qualche modo le conclusioni
valorizzando la discussione sviluppata la quale, se affrontata con
metodo e sistematicità, serve ad una esigenza collettiva di
inquadramento analitico e di orientamento politico per i compagni e gli
attivisti tutti. Un compito, questo, che la RdC svolge da anni anche
attraverso momenti specifici di dibattito e con la costruzione unitaria
di ambiti di ricerca e confronto collettivo (vedi il Forum della
primavera scorsa “Fattore K” e l’omonima rubrica aperta sul quotidiano
on line Contropiano.Org).
Non
essendo un Convegno ma un Forum la discussione svolta non è approdata a
sintesi definitive ma, a detta di tutti i convenuti, ha espresso un
buon livello di approfondimento delle questioni e, soprattutto, ha
registrato un afflato unitario e sereno il quale, alla luce degli immani
compiti teorici e politici che i comunisti hanno di fronte, è un buon
viatico per il prossimo futuro.
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