Il patto
franco-americano siglato alla Casa Bianca serve a Trump per tenere alta
la minaccia di disdettare l'accordo sul nucleare.
Modificare fino a stravolgere l'attuale
accordo sul nucleare. E, nel farlo, dividere l'Europa usando il
"grimaldello" Macron. E' il doppio obiettivo di Donald Trump. Alla Casa
Bianca è andato in porto il patto "franco-americano" tra il tycoon
americano e l'ambizioso inquilino dell'Eliseo. Il presidente Usa ha
utilizzato la minaccia di disdettare unilateralmente l'accordo sul
nucleare iraniano sottoscritto dal Gruppo 5+1 (Usa, Russia, Gran
Bretagna, Francia e Germania) con Teheran, per ottenere ciò che voleva:
dividere il fronte europeo riscrivendo un nuovo accordo col sostegno
francese. Un accordo molto duro verso l'Iran, al punto di essere
considerato irricevibile anche dal "moderato" presidente Hassan Rohani, e
dal suo alleato russo, Vladimir Putin.
Leader di Usa e Francia "dicono di voler decidere su un accordo
raggiunto da sette parti. Per cosa? Con quale diritto?". Ad affermarlo è
lo stesso Rohani che ha messo in dubbio la legittimità della proposta
di un nuovo accordo nucleare con Teheran, suggerita martedì dal
presidente gli Stati Uniti e da quello francese. Ma questa reazione di
rigetto, l'amministrazione Trump, in particolare i due super falchi, il
consigliere alla sicurezza nazionale, John Bolton, e il segretario di
Stato, Mike Pompeo, l'avevano messa in conto. La novità vera, e
sostanziale, è l'avvicinamento di Parigi. I più stretti collaboratori di
Macron affidano alla stampa francese la loro versione: la risolutezza
del Presidente ha ammorbidito la posizione iniziale americana. Resta il
fatto che il protagonismo francese non è piaciuto alle altre cancellerie
europee coinvolte in quell'accordo, Gran Bretagna e Germania, e lo
stesso dicasi per Paesi come l'Italia che hanno un sostanzioso giro di
affari con Teheran.
Per non parlare dell'Alto rappresentante per la politica estera della
Ue, Federica Mogherini, da annoverare tra li più strenui e convinti
sostenitori dell'intesa sul nucleare: quello attualmente in vigore è
"l'unico accordo che c'è, sta funzionando, sta impedendo all'Iran di
sviluppare armi nucleari e impegna l'Iran a non acquisire armi nucleari
senza limiti temporali", ha ribadito a più riprese "Lady Pesc",
ricordando che la "piena attuazione" dell'accordo del 2015 "è essenziale
per la sicurezza europea". Nella conferenza stampa congiunta, seguita
all'incontro alla Casa Bianca, Trump si è spinto anche oltre l'orizzonte
del nucleare, legandolo allo scenario siriano. "Ce ne andremo dopo un
nuovo accordo sul nucleare con l'Iran", ha annunciato il presidente Usa.
Il che significa una cosa sola: quella revisione deve contenere
clausole talmente penalizzanti per Teheran da impedire il rafforzamento
della mezzaluna sciita sulla direttrice Baghdad-Damasco-Beirut. Così
facendo, Trump andrebbe incontro anche alle sollecitazioni che
provengono dai due più fedeli alleati di Washington in Medio Oriente:
Israele e Arabia saudita. Tirando dalla sua parte la Francia,
l'inquilino della Casa Bianca riconosce al giovane omologo francese un
ruolo-guida dell'Occidente non solo sul quadrante siriano ma nell'intero
scacchiere mediorientale. Una investitura sul campo, che passa, però,
per una adesione francese ad una linea sanzionatoria più dura nei
riguardi dell'Iran. l programma nucleare dell'Iran è regolamentato dal
Joint Comprehensive Plan of Action, firmato a Ginevra nel 2015
dall'Iran, dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite - Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti - più
la Germania e l'Unione Europea.
L'intesa prevede l'eliminazione delle riserve di uranio e dei
reattori della Repubblica islamica, con il controllo dell'Agenzia
internazionale per l'energia atomica (Aiea) che ha accesso agli
impianti. In cambio, l'Iran ha ottenuto la cessazione delle sanzioni
economiche imposte dalla comunità internazionale per il suo programma di
espansione nucleare. Per Macron l'accordo rivisitato dovrebbe avere
come finalità: coprire l'intera attività nucleare dell'Iran, impedire
che questa possa avvenire a lungo termine, mettere fine alle attività
dei missili balistici e creare condizioni di stabilità nella regione con
un contenimento dell'influenza iraniana. Obiettivi che, così enunciati,
non sarebbero fonte di divisione in Europa, se non fosse che per
ottenerli, Parigi mette in conto un inasprimento delle relazioni con
l'Iran che finirebbero per rafforzare l'ala più dura ed espansionista
del regime, quella che ha nella Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei,
la mente, e nei Guardiani della Rivoluzione il potente braccio
esecutivo. Di certo, la prima vittima dell'accordo riformula dal duo
Trump&Macron sarebbe il riformatore Rohani, quello su cui Obama e
l'Europa avevano puntato.
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