Il Domenicale di
Controlacrisi, a cura di Federico Giusti
Le
tasse sono troppe, leit motive ricorrente e capace di mettere d'accordo
tutti\e a prescindere dal pensiero politico e dalla collocazione
sociale.
Amari tempi, quelli nei quali il partito contro le tasse riesce ad assoldare nelle proprie fila tanto l'imprenditore quanto il freelance o il lavoratore subordinato.
Il sistema di tassazione va in ogni caso rivisto partendo da un presupposto elementare ossia che la politica di uno stato si misura dal sistema fiscale adottato. Non a caso il sistema fiscale approvato dal Congresso degli Stati Uniti vede la drastica riduzione delle tasse per i capitali e i piu' ricchi, minori introiti al Bilancio Federale a cui seguiranno inevitabili e draconiani tagli alla spesa pubblica.
Quando il Governo Renzi e Gentiloni hanno ridotto il peso dei contributi previdenziali versati dai datori di lavoro come forme di incentivo per la ripresa dell'occupazione, sapevano bene a cosa saremmo andati in corso, ossia contratti di breve durata (in virtu' delle regole che disciplinano il lavoro favorendo il datore e la licenziabilità del dipendente) e nella prospettiva poi di avere pensionati tra qualche lustro con assegni previdenziali da fame.
La flat tax e l'aliquota unica tanto cara alle destre rappresentano una concreta minaccia al welfare. Ma a prendersela con la natura progressiva del sistema fiscale sono in molti, anzi in troppi.
Se la flat tax rappresenta la classica ricetta neoliberista per far pagare meno tasse ai redditi elevati e in prospettiva per disimpegnare lo stato nel finanziamento del welfare universale, va ricordata comunque l'assenza di una proposta alternativa e di una critica all'esistente.
Il sistema attuale non va bene visto che i redditi piu' abbienti possono alla fine contare su innumerevoli detrazioni, deduzioni, bonus e svariati trattamenti di favore, sono i redditi di chi alla fine scarica le spese per la palestra, per il giardino o il veterinario . Qual'è allora la tassazione reale al netto di bonus e detrazioni? E' questa la vera domanda alla quale rispondere se vogliamo costruire una proposta che non solo faccia pagare le tasse in base ai redditi e alle proprietà ma preveda anche una revisione del sistema di agevolazioni che esclude spesso e volentieri i meno abbienti e alla fine ridisegna il prelievo fiscale in termini diversi da quanto percepiamo dalla mera applicazione di una aliquota. Il lavoratore automomo in questi anni è stato tartassato, le famiglie italiane sono assediate dal rincaro delle tariffe e delle utenze, rispetto a queste situazioni abbiamo delle proposte da avanzare? Con la liberalizzazione del mercato energetico non sono diminuite le tariffe a confermare che privatizzare non vuol dire favorire la concorrenza e abbassare i costi.
Dati alla mano, nell'anno 2016 abbiamo raggiunto il livello piu' basso di pressione fiscale, il nostro paese supera di poco la percentuale prevista dall'eurozona, paghiamo sicuramente di piu' rispetto a numerosi paesi ma meno di quanto si paghi in Germania e Francia, nazioni che se la passano decisamente meglio di noi, hanno un tasso di occupazione e redditi decisamente piu' alti dei nostri e allo stesso tempo un sistema sociale pubblico e funzionante.
La flat tax prevede il ricorso alla revisione di spesa, alla spending review che nel recente passato si è tradotta in tagli agli appalti e ai posti di lavoro, non nella soppressione di spese inutili, i tagli sono stati lineari e invasivi.
La semplificazione del sistema fiscale non puo' prescindere dalla progressività e dal principio che a pagare di piu' siano quanti possiedono capitali e redditi elevati. Ma il sistema fiscale deve essere soggetto a profonde revisioni, in Italia la rendita non viene mai attaccata, la riduzione delle tasse per le imprese lungi dal produrre occupazione stabile rischia di ripercuotersi sulle pensioni di domani, i redditi elevati hanno fin troppi bonus che alla fine dei conti sanciscono sconti ingenti a determinare una percentuale di tassazione reale assai piu' bassa di quella ufficiale.
Dietro alla flat tax si nascondono non solo gli appetiti dei piu' ricchi ma anche l'idea che sotto una certa soglia di indigenza non si paghino le tasse e si debba favorire il sussidio per gli incapienti, per non parlare poi della prospettiva di uno stato sociale leggero e lo spettro delle privatizzazioni che sappiamo sono portatrici di crescenti disuguaglianze sociali.
Ma dietro al sistema attuale si nascondono, anche a sinistra, innumerevoli furbetti che giocano sul sistema dei bonus e delle detrazioni e sono acritici verso l'esistente per non toccare i redditi da capitale e da speculazione finanziaria.
Costruire allora una proposta fiscale potrebbe anche essere utile per capire quali interessi andare a difendere e quali osteggiare, che modello di welfare vogliamo e aprire al contempo un confronto reale sul ruolo dello stato. Andare in questa direzione è necessario e prioritario se non vogliamo cedere a una propaganda sempre piu' persuasiva che sciorina dati di facile presa.
Ecco un esempio tratto da un articolo de Il sole 24 ore del 27 aprile 2018.
Secondo l’Ocse con un solo stipendio la famiglia italiana con due figli nel 2017 ha contato su un reddito netto equivalente a 34.962 dollari, il 21esimo tra i Paesi industrializzati, contro i 37.400 della media. Se gli stipendi sono due (sempre con due figli a carico) il netto sale a 55.714 dollari se il secondo reddito si avvicina al primo (167% complessivo del reddito medio) e 46.740 dollari se la seconda busta paga è decisamente inferiore alla prima (133% del reddito medio), in entrambi i casi siamo oltre la 20sima posizione Ocse e sotto i dati medi dell’area (58.500 e 48.400 dollari rispettivamente).
In Italia il problema esiste ed è legato a due fattori:la elevata tassazione a cui vengono soggetti i lavoratori dipendenti e i pensionati, la elevata evasione fiscale, la politica che favorisce alla fine i redditi medio alti con il sistema delle detrazioni che dovrebbe invece essere rafforzato per i redditi sotti 45 mila euro ma disinnescato per i redditi superiori.
Se poi aggiungessimo una politica fiscale non compiacente con i redditi da capitale, forse potremmo già avere qualche elemento da cui partire per una idea di fisco e di società alternativa a quella attuale.
Amari tempi, quelli nei quali il partito contro le tasse riesce ad assoldare nelle proprie fila tanto l'imprenditore quanto il freelance o il lavoratore subordinato.
Il sistema di tassazione va in ogni caso rivisto partendo da un presupposto elementare ossia che la politica di uno stato si misura dal sistema fiscale adottato. Non a caso il sistema fiscale approvato dal Congresso degli Stati Uniti vede la drastica riduzione delle tasse per i capitali e i piu' ricchi, minori introiti al Bilancio Federale a cui seguiranno inevitabili e draconiani tagli alla spesa pubblica.
Quando il Governo Renzi e Gentiloni hanno ridotto il peso dei contributi previdenziali versati dai datori di lavoro come forme di incentivo per la ripresa dell'occupazione, sapevano bene a cosa saremmo andati in corso, ossia contratti di breve durata (in virtu' delle regole che disciplinano il lavoro favorendo il datore e la licenziabilità del dipendente) e nella prospettiva poi di avere pensionati tra qualche lustro con assegni previdenziali da fame.
La flat tax e l'aliquota unica tanto cara alle destre rappresentano una concreta minaccia al welfare. Ma a prendersela con la natura progressiva del sistema fiscale sono in molti, anzi in troppi.
Se la flat tax rappresenta la classica ricetta neoliberista per far pagare meno tasse ai redditi elevati e in prospettiva per disimpegnare lo stato nel finanziamento del welfare universale, va ricordata comunque l'assenza di una proposta alternativa e di una critica all'esistente.
Il sistema attuale non va bene visto che i redditi piu' abbienti possono alla fine contare su innumerevoli detrazioni, deduzioni, bonus e svariati trattamenti di favore, sono i redditi di chi alla fine scarica le spese per la palestra, per il giardino o il veterinario . Qual'è allora la tassazione reale al netto di bonus e detrazioni? E' questa la vera domanda alla quale rispondere se vogliamo costruire una proposta che non solo faccia pagare le tasse in base ai redditi e alle proprietà ma preveda anche una revisione del sistema di agevolazioni che esclude spesso e volentieri i meno abbienti e alla fine ridisegna il prelievo fiscale in termini diversi da quanto percepiamo dalla mera applicazione di una aliquota. Il lavoratore automomo in questi anni è stato tartassato, le famiglie italiane sono assediate dal rincaro delle tariffe e delle utenze, rispetto a queste situazioni abbiamo delle proposte da avanzare? Con la liberalizzazione del mercato energetico non sono diminuite le tariffe a confermare che privatizzare non vuol dire favorire la concorrenza e abbassare i costi.
Dati alla mano, nell'anno 2016 abbiamo raggiunto il livello piu' basso di pressione fiscale, il nostro paese supera di poco la percentuale prevista dall'eurozona, paghiamo sicuramente di piu' rispetto a numerosi paesi ma meno di quanto si paghi in Germania e Francia, nazioni che se la passano decisamente meglio di noi, hanno un tasso di occupazione e redditi decisamente piu' alti dei nostri e allo stesso tempo un sistema sociale pubblico e funzionante.
La flat tax prevede il ricorso alla revisione di spesa, alla spending review che nel recente passato si è tradotta in tagli agli appalti e ai posti di lavoro, non nella soppressione di spese inutili, i tagli sono stati lineari e invasivi.
La semplificazione del sistema fiscale non puo' prescindere dalla progressività e dal principio che a pagare di piu' siano quanti possiedono capitali e redditi elevati. Ma il sistema fiscale deve essere soggetto a profonde revisioni, in Italia la rendita non viene mai attaccata, la riduzione delle tasse per le imprese lungi dal produrre occupazione stabile rischia di ripercuotersi sulle pensioni di domani, i redditi elevati hanno fin troppi bonus che alla fine dei conti sanciscono sconti ingenti a determinare una percentuale di tassazione reale assai piu' bassa di quella ufficiale.
Dietro alla flat tax si nascondono non solo gli appetiti dei piu' ricchi ma anche l'idea che sotto una certa soglia di indigenza non si paghino le tasse e si debba favorire il sussidio per gli incapienti, per non parlare poi della prospettiva di uno stato sociale leggero e lo spettro delle privatizzazioni che sappiamo sono portatrici di crescenti disuguaglianze sociali.
Ma dietro al sistema attuale si nascondono, anche a sinistra, innumerevoli furbetti che giocano sul sistema dei bonus e delle detrazioni e sono acritici verso l'esistente per non toccare i redditi da capitale e da speculazione finanziaria.
Costruire allora una proposta fiscale potrebbe anche essere utile per capire quali interessi andare a difendere e quali osteggiare, che modello di welfare vogliamo e aprire al contempo un confronto reale sul ruolo dello stato. Andare in questa direzione è necessario e prioritario se non vogliamo cedere a una propaganda sempre piu' persuasiva che sciorina dati di facile presa.
Ecco un esempio tratto da un articolo de Il sole 24 ore del 27 aprile 2018.
Secondo l’Ocse con un solo stipendio la famiglia italiana con due figli nel 2017 ha contato su un reddito netto equivalente a 34.962 dollari, il 21esimo tra i Paesi industrializzati, contro i 37.400 della media. Se gli stipendi sono due (sempre con due figli a carico) il netto sale a 55.714 dollari se il secondo reddito si avvicina al primo (167% complessivo del reddito medio) e 46.740 dollari se la seconda busta paga è decisamente inferiore alla prima (133% del reddito medio), in entrambi i casi siamo oltre la 20sima posizione Ocse e sotto i dati medi dell’area (58.500 e 48.400 dollari rispettivamente).
In Italia il problema esiste ed è legato a due fattori:la elevata tassazione a cui vengono soggetti i lavoratori dipendenti e i pensionati, la elevata evasione fiscale, la politica che favorisce alla fine i redditi medio alti con il sistema delle detrazioni che dovrebbe invece essere rafforzato per i redditi sotti 45 mila euro ma disinnescato per i redditi superiori.
Se poi aggiungessimo una politica fiscale non compiacente con i redditi da capitale, forse potremmo già avere qualche elemento da cui partire per una idea di fisco e di società alternativa a quella attuale.
Nessun commento:
Posta un commento