Lei non sapeva che un corpo non puoi sfilartelo di dosso come una t-shirt e poi cederlo ad altri, il rischio è di lasciarlo andare alla deriva in un pianeta di sguardi avidi, irriverenti, derisori, un luogo affollatissimo dove da quel momento quel corpo non ti apparterrà più, e sarai prigioniera di quel luogo, e avrai perduto per sempre la tua immagine, e una parte di te stessa che si chiama dignità, e senza immagine, e senza dignità adesso come fai. Lei non sapeva perché nessuno l'aveva avvertita.
E lui non sapeva che di questo genere di espropri si muore di dolore, e a volte si muore proprio, più d'una si è tolta la vita, meglio morte che ostaggi per sempre degli sguardi altrui, meglio morte che tormentate dalla vergogna e dall'umiliazione. Lui non sapeva perché nessuno glielo aveva spiegato.
Perché chi non sapeva, chi non sa, sono soprattutto gli adulti che in questo gioco sempre più feroce e più ordinario rimangono sullo sfondo, figure inerti, figure secondarie, comprimari. Gli adulti ancora inconsapevoli delle regole dei giochi nei quali già da molti anni sono ingaggiati i propri figli, i propri alunni.
Gli adulti ancora incapaci di raggiungere i loro cervelli e i loro cuori con l'elogio del rispetto, del pudore, della gioia di diventare donne intere, capaci di tenersi stretta ogni parte del valore straordinario delle donne, uomini veri, capaci di tenersi alla larga dalla miseria dell'attività di predatori di corpi femminili.
Gli adulti ancora sembrano ignorare che migliaia di cuccioli di uomo e di donna sono smarriti in una giungla. E che molto prima di diventare donne e uomini, se non si è stati avvertiti, protetti, informati, formati, ci si può far male, ci si può perdere, e si può perdere il futuro, e ci si possono infliggere ferite molto difficili da rimarginare. Riguarda noi. Riguarda i nostri figli. Basta un click.
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