lunedì 30 aprile 2018

Ancora Cento Passi: ecco chi sono gli eredi della lezione di Peppino Impastato.

A 40 anni dall'omicidio, L'Espresso in edicola da domenica 29 aprile ricorda con uno speciale di copertina il ragazzo di Cinisi ucciso da Cosa nostra. Lo fa raccontando i giornalisti di frontiera che hanno raccolto il testimone portando avanti inchieste sul territorio.

Ancora Cento Passi: ecco chi sono gli eredi della lezione di Peppino ImpastatoL'eredità di Peppino Impastato la troviamo disseminata lungo la penisola. Dalla Sicilia all'Emilia passando per la Campania. L'Espresso ha girato l'Italia per raccontare alcune storie non di singoli cronisti, ma di collettivi e redazioni che hanno raccolto il testimone di Impastato. E pubblicherà le loro storie nel prossimo numero in edicola domenica 29 aprile con uno speciale dal titolo “Ancora Cento passi” per ricordare Peppino Impastato, 40 anni dopo l'omicidio di quel 9 maggio 1978 quando si concretizzò il progetto di ucciderlo ordito dal capo di cosa nostra, Tano Badalamenti. Quarant'anni dopo i depistaggi di Stato che volevano trasformare Peppino in un terrorista ucciso dal suo stesso progetto dinamitardo.


Oggi l’eredità di Radio Aut e dei compagni di Peppino rivive in decine di esperienze, dalla Sicilia alla Pianura Padana passando per la Campania con Radio Siani, alla redazione televisiva e radiofonica di Trm a Palermo, in amministrazione giudiziaria perché sotto sequestro per mafia, riempie notiziari e palinsesti con speciali tv contro le cosche siciliane e invita i Riina a ripudiare la mafia; il collettivo di studenti di Reggio Emilia che con video inchieste racconta il lato oscuro dell’Emilia. Storie diverse, legate, però, dalla medesima passione, la stessa che ha guidato Peppino con Radio Aut nella giungla di Mafiopoli.Raccontare il Paese sconosciuto. Quel Paese delle periferie, della provincia, dei territori. Territori dove si combatte una guerra quotidiana tra poteri criminali e mafiosi e cittadini onesti, nell'indifferenza dell'informazione mainstream. E con un altissimo tasso di rischio per i giornalisti, senza tutele e sotto attacco dei clan.

L'Espresso ritorna anche, a 40 anni dalla morte di Peppino, sugli ignobili depistaggi che portarono l'inchiesta sull'omicidio in un vicolo cieco. Chi ha subito puntato all’attentato terroristico escludendo la mafia, è stato l’allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni che scrisse in un’informativa che Impastato si era ucciso o era morto in un fallito attentato. La relazione della Commissione parlamantare che indagò sul caso Impastato parla proprio di “depistaggio”.Molti anni dopo la corte d’assise ha condannato il mandante dell’omicidio, il boss Gaetano Badalamenti. Mentre Antonio Subranni, lo ritroviamo fra gli imputati del processo alla trattativa Stato-mafia, condannato a 12 anni per minaccia a corpo politico dello Stato.

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