Insorgono le opposizioni. Solo due settimane fa il presidente della Regione abbandonò il Consiglio per andare in Senato: saltò il numero legale, seduta rinviata.
Nulla è più
sfuggente dell'ovvio. Sarà per questa ragione che la giunta per le
elezioni del Consiglio regionale dell'Abruzzo ha rigettato la richiesta
delle opposizioni di dichiarare incompatibile il presidente della giunta
Luciano D'Alfonso, eletto alle elezioni politiche neosenatore della
Repubblica.
Giovedì l'organo regolamentare regionale è stato investito
del caso che ormai oscilla tra il tragico e il comico: D'Alfonso,
nonostante l'emorragia di voti del Partito Democratico nella regione
(80mila voti persi in 5 anni), ha ottenuto un seggio a Palazzo Madama in
virtù della sua privilegiata posizione nel listino proporzionale, la
prima.
Eletto il 4 marzo e proclamato il 16
senatore, in molti si aspettavano il fatidico passo indietro del
Governatore e senatore. Ma non è mai arrivato. Attaccato duramente
dall'opposizione in Consiglio regionale, D'Alfonso ha però sfoderato
tutta la sua sapienza giurisprudenziale per dire in sostanza questo:
"Affinché intervenga l'incompatibilità tra governatore e senatore c'è
bisogno che il senatore venga proclamato e, successivamente,
convalidato. La convalida però non è atto volitivo che assume a sé
l'eletto ma un atto dell'ordinamento attraverso gli organi ausiliari del
Senato della Repubblica, nello specifico della Giunta per le elezioni
di Palazzo Madama". Insomma, bisogna attendere "l'inveramento
dell'elezione" e l'attesa non ha nulla a che fare con i sospetti delle
opposizioni, per le quali D'Alfonso sta prendendo tempo nella speranza
che le complicate consultazioni si risolvano con un accordo parlamentare
e non si debba tornare alle urne a breve, perdendo così entrambe le
poltrone.
Appurare che un Governatore non può al
tempo stesso ricoprire un'altra carica pare quindi essere materia
alquanto complessa. E sono dello stesso avviso anche i consiglieri di
maggioranza che hanno preso parte alla giunta delle elezioni
dell'Abruzzo, investita oggi del caso politico. La maggioranza ha
stabilito di scaricare sull'intero Consiglio regionale "la decisione sul
procedere o meno alla contestazione" dell'incompatibilità. "Si è
ritenuto, infatti, che debba essere il plenum dell'aula a valutare se le
condizioni di incompatibilità vengano ad esistere giuridicamente a
seguito della proclamazione, ovvero a seguito dell'avvenuta convalida
dello stesso senatore nella carica, che avverrà ad opera della Giunta
per le elezioni del Senato".
Altro tempo, quindi, per D'Alfonso, nonostante l'articolo 122 della Costituzione sia abbastanza chiaro:
Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo.
Articolo 122 Costituzione
Ma nulla sfugge più dell'ovvio. Le
opposizioni sono insorte: "Un atteggiamento di prepotenza istituzionale
paradossale e in spregio della democrazia", secondo M5S; "Un disperato
tentativo di trovare scappatoie linguistiche, burocratiche, éscamotage
per quella che vuole essere una vera e propria furbata
politico-amministrativa", secondo Forza Italia.
La doppia poltrona di D'Alfonso produce
effetti nefasti sui lavori del Consiglio regionale. Due settimane fa,
per dire, il Governatore prendendo la parola in Consiglio si premurò di
avvisare i colleghi che non avrebbe potuto presenziare per tutta la
durata dei lavori perché doveva recarsi a Roma in Senato: "Con
trasparenza, vi rappresento che devo andar via, non perché me lo chiede
mia moglie ma per andare a Palazzo Madama". Risultato? Con l'assenza di
D'Alfonso è venuto a mancare il numero legale, e la seduta è stata
rinviata.
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