venerdì 27 aprile 2018

Classe dirigente & Affari loro. La giunta delle elezioni dell'Abruzzo salva il Governatore-senatore D'Alfonso (PD) dall'incompatibilità per la doppia poltrona.

Insorgono le opposizioni. Solo due settimane fa il presidente della Regione abbandonò il Consiglio per andare in Senato: saltò il numero legale, seduta rinviata.


Nulla è più sfuggente dell'ovvio. Sarà per questa ragione che la giunta per le elezioni del Consiglio regionale dell'Abruzzo ha rigettato la richiesta delle opposizioni di dichiarare incompatibile il presidente della giunta Luciano D'Alfonso, eletto alle elezioni politiche neosenatore della Repubblica. 
Giovedì l'organo regolamentare regionale è stato investito del caso che ormai oscilla tra il tragico e il comico: D'Alfonso, nonostante l'emorragia di voti del Partito Democratico nella regione (80mila voti persi in 5 anni), ha ottenuto un seggio a Palazzo Madama in virtù della sua privilegiata posizione nel listino proporzionale, la prima.
Eletto il 4 marzo e proclamato il 16 senatore, in molti si aspettavano il fatidico passo indietro del Governatore e senatore. Ma non è mai arrivato. Attaccato duramente dall'opposizione in Consiglio regionale, D'Alfonso ha però sfoderato tutta la sua sapienza giurisprudenziale per dire in sostanza questo: "Affinché intervenga l'incompatibilità tra governatore e senatore c'è bisogno che il senatore venga proclamato e, successivamente, convalidato. La convalida però non è atto volitivo che assume a sé l'eletto ma un atto dell'ordinamento attraverso gli organi ausiliari del Senato della Repubblica, nello specifico della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama". Insomma, bisogna attendere "l'inveramento dell'elezione" e l'attesa non ha nulla a che fare con i sospetti delle opposizioni, per le quali D'Alfonso sta prendendo tempo nella speranza che le complicate consultazioni si risolvano con un accordo parlamentare e non si debba tornare alle urne a breve, perdendo così entrambe le poltrone.

Appurare che un Governatore non può al tempo stesso ricoprire un'altra carica pare quindi essere materia alquanto complessa. E sono dello stesso avviso anche i consiglieri di maggioranza che hanno preso parte alla giunta delle elezioni dell'Abruzzo, investita oggi del caso politico. La maggioranza ha stabilito di scaricare sull'intero Consiglio regionale "la decisione sul procedere o meno alla contestazione" dell'incompatibilità. "Si è ritenuto, infatti, che debba essere il plenum dell'aula a valutare se le condizioni di incompatibilità vengano ad esistere giuridicamente a seguito della proclamazione, ovvero a seguito dell'avvenuta convalida dello stesso senatore nella carica, che avverrà ad opera della Giunta per le elezioni del Senato".
Altro tempo, quindi, per D'Alfonso, nonostante l'articolo 122 della Costituzione sia abbastanza chiaro:
Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo.
Articolo 122 Costituzione
Ma nulla sfugge più dell'ovvio. Le opposizioni sono insorte: "Un atteggiamento di prepotenza istituzionale paradossale e in spregio della democrazia", secondo M5S; "Un disperato tentativo di trovare scappatoie linguistiche, burocratiche, éscamotage per quella che vuole essere una vera e propria furbata politico-amministrativa", secondo Forza Italia.
La doppia poltrona di D'Alfonso produce effetti nefasti sui lavori del Consiglio regionale. Due settimane fa, per dire, il Governatore prendendo la parola in Consiglio si premurò di avvisare i colleghi che non avrebbe potuto presenziare per tutta la durata dei lavori perché doveva recarsi a Roma in Senato: "Con trasparenza, vi rappresento che devo andar via, non perché me lo chiede mia moglie ma per andare a Palazzo Madama". Risultato? Con l'assenza di D'Alfonso è venuto a mancare il numero legale, e la seduta è stata rinviata.

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