E' fallita la trattativa per l'acquisizione dello stabilimento
(ansa.it) L'hanno attesa come una sentenza di morte. Oggi per i 67 lavoratori interinali dello stabilimento Alcoa di Portovesme e' il giorno del licenziamento. Se avranno o meno un sussidio dallo Stato dipenderà dall'esito degli incontri di martedì a Cagliari, in Confindustria e in Regione. Di certo hanno in mano una lettera che comunica la fine del loro rapporto di lavoro."Così ci rubano il futuro", dicono in coro giovani e padri di famiglia messi alla porta. E se ieri è stata una giornata di sostanziale tregua per gli operai in lotta, con un gruppo di 500 motociclisti che si è radunato nel piazzale della fabbrica per far sentire la loro vicinanza, oggi comincia un'altra settimana campale, soprattutto a causa della rinuncia della Glencore ad acquisire lo smelter.
Il Ministero dello Sviluppo rimane alla finestra, nella speranza di trovare altri acquirenti (al momento candidati sono la svizzera Klesh e l'ipotesi KiteGen, oltre ad altri gruppi asiatici interessati) che, dice il ministro Corrado Passera, "non chiedano condizioni impossibili economicamente o legalmente".
Si apre la fase dolorosa dei licenziamenti che mandano in fumo sogni e progetti. Lo sa bene Vincenzo Scarafile, 35 anni, da da due anni e mezzo impegnato all'interno dell'Alcoa per conto delle imprese interinali. Anche lui, pugliese di nascita e sardo d'adozione, è ormai fuori. "In Sardegna - racconta all'ANSA - ci sono arrivato 13 anni fa, mi sono fidanzato e ci sono rimasto a vivere. Con la mia donna ci saremmo dovuti sposare a ottobre, avevamo anche mandato le lettere ai miei parenti che stanno in Puglia, stavamo preparando tutto quanto". Progetto importante che però ha dovuto fare i conti con la realtà. "Purtroppo è così - ammette Vincenzo - I problemi sono sotto gli occhi di tutti: anche il mio matrimonio è andato a monte, abbiamo dovuto sospendere tutto, richiamare i parenti. No non siamo su scherzi a parte, mi hanno proprio licenziato".
Il giovane pugliese all'interno dello stabilimento di Portovesme ci era arrivato due anni e mezzo fa. "Prima lavoravo nell'impresa di alcuni parenti, hanno chiuso per via della crisi - spiega - Nonostante tutto mi sono sentito fortunato perché ho trovato subito lavoro come interinale per l'Alcoa". Quindi l'impiego nella fabbrica con contratti a tempo. "Due volte contratto da tre mesi, due da sei poi di mese in mese. Facevo il conduttore dei forni - racconta ancora Vincenzo - e per un periodo si parlava anche di una eventuale stabilizzazione". Poi cosa succede? "A gennaio c'é stata la famosa telefonata che annunciava le lettere di licenziamento, quindi le varie mobilitazioni e adesso per noi è la fine". Vincenzo è preoccupato. E ne ha tutte le ragioni. "Non abbiamo figli, ma volevano farci una famiglia - confessa - Ora saltano anche le nozze: che futuro può esserci per due come noi?". Oggi Vincenzo non andrà più in fabbrica. "So che c'é un'assemblea, spero mi facciano partecipare: vorrei solo chiedere - dice con una punta di imbarazzo - se per noi interinali ci sarà un minimo di sostegno economico".
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