Oltre ad almeno 38 morti, l’uragano Sandy ha
lasciato senza elettricità più di sette milioni e mezzo di persone lungo
la costa nord-orientale. Il presidente americano, Barack Obama, ha
dichiarato lo “stato di calamità” per New York, New Jersey e
Long Island, un provvedimento renderà che possibile erogare fondi
federali per individui colpiti dal disastro.
Scenario spettrale a New York, tra allagamenti, incendi e un
esteso blackout che aveva un unico precedente nel 2003. Al Battery Park
l’acqua ha superato i quattro metri di altezza, battendo il
record di un metro raggiunto dall’acqua a Mahattan durante il terribile
uragano Donna nel 1960. Le acque si sono poi lentamente ritirate, ma la
città è rimasta paralizzata, con sette gallerie della metropolitana e
sei depositi degli autobus completamente allagati. “Frankenstorm”, come è
stato ribattezzato, ha anche prodotto il peggior blackout per New York
dal 2003, quando l’intera città rimase al buio.
La tempesta ha toccato terra ad Atlantic City intorno alle 20 ora
locale con venti di 130 chilometri orari e onde di quattro metri che
hanno sommerso la città. Poco prima era stata declassata da uragano a
ciclone post-tropicale dal National Hurricane Center ma ha mantenuto
intatta la sua potenza devastatrice che gli aveva già permesso di fare
67 morti nei Caraibi. Per più di un milione di persone è stato dato
l’ordine di evacuazione. Sandy ha perso potenza, con raffiche di vento che sulla Pennsylvania
hanno soffiato a 105 chilometri orari. In West Virginia è arrivata anche
la neve: dai 30 ai 90 centimetri totali, tempeste anche in Tennessee e
North Carolina.
Greenpeace ha dichiarato: «
L’uragano Sandy è un evento
meteorologico estremo indotto dal cambiamento climatico e senza un
radicale cambiamento di rotta nelle politiche energetiche, fenomeni di
questo tipo sono destinati a moltiplicarsi, a divenire sempre più
distruttivi, a colpire zone del pianeta tradizionalmente estranee a
calamità del genere».
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