È come se gli Stati Uniti fossero andati a fuoco e si fossero autodistrutti col pretesto dello schiavismo. Nessuno dei singoli Stati mollò la presa e quindi fu un massacro. L’intero sistemadovette essere rovesciato con la forza. Un sacco di morti. Roba, tipo… quanti? Cinquecentomila persone? Tanta devastazione per porre fine allo schiavismo. Ecco che cosa fu. Questo paese è veramente messo male per quanto riguarda il colore della pelle. È una follia. La gente si prende per la gola solo perchè è di colore diverso. È il massimo della follia. Basterebbe a tenere arretrata qualsiasi nazione, qualsiasi quartiere.
I neri sanno che alcuni bianchi non avrebbero voluto rinunciare allo schiavismo; che se fosse andata come loro avrebbero voluto, i neri sarebbero ancora legati al giogo; e non possono far finta di non saperlo. L’essere uno schiavista o uno del Ku Klux Klan ce l’hai nel sangue, e i neri se ne accorgono. E questa cosa stende la sua ombra fino ad oggi. Così come gli ebrei fiutano chi ha il nazismo nel sangue e i serbi fiutano il sangue croato. Ho seri dubbi che l’America riuscirà mai a sbarazzarsi di questa infamia. È un paese fondato sulla schiena degli schiavi. Spero si capisca cosa intendo dire. È una cosa che ha radici antiche e la causa è lì, alla radice. Perchè se lo schiavismo fosse stato abolito in modo più pacifico, l’America sarebbe molto più avanti, oggi.
(Bob Dylan, estratti dell’intervista esclusiva rilasciata a Mikal Gilmore per l’edizione statunitense di “Rolling Stone” all’indomani dell’uscita dell’album “Tempest”, 11 settembre 2011. Traduzione in italiano a cura di Giuseppe Gazerro, ripresa da “Maggie’s Farm”).
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