Per la corsa al Campidoglio il presidente del X municipio rompe gli indugi: "Dobbiamo difendere i beni pubblici, dare case popolari alle famiglie, fermare la speculazione". Bianchi conferma la candidatura.
repubblica.it Sandro Medici rompe gli indugi e scende in campo. L'ex direttore del Manifesto e presidente del X municipio ha scelto l'ospedale San Giacomo per sciogliere ogni dubbio sulla sua corsa in solitaria verso il Campidoglio, saltando come un ostacolo le primarie del centrosinistra per cui sono già in lizza o hanno annunciato la proprio disponibilità David Sassoli, Patrizia Prestipino, Umberto Marroni, Mario Adinolfi, Massimiliano Smeriglio e l'ex ministro Alessandro Bianchi.Al centro della campagna elettorale di Medici c'è il sociale. "Dobbiamo difendere i beni pubblici di questa città- ha detto - Bisogna evitare che vengano svenduti ai privati e far sì che siano utilizzati per il sociale". Medici, insieme ai giovani dei centri sociali che lo sostengono, ha fatto un giro per le vie del centro di Roma con lo striscione 'Cominciamo a muoverci': una sorta di corteo-carovanache ha anche creato un po' di allarmismo presso la Questura e si è fermato davanti all'ex cinema Metropolitan, al liceo artistico Ripetta e poi all'ex ospedale San Giacomo. "Roma ha un deficit di servizi pubblici e sembra diventata una bancarella, dove tutto è in vendita, dai cinema agli ospedali- ha spiegato Medici- Noi vogliamo che queste strutture siano restituite ai cittadini. L'esempio da seguire è quello del sindaco di Venezia, che sta riqualificando gli stabili abbandonati per riconsegnarli alle famiglie. Anche a Roma dobbiamo fare così. Mettiamo dentro il San Giacomo le famiglie in liste d'attesa per le case popolari". Medici si candida a sindaco da indipendente. "Le forze politiche mi sono ostili perché non faccio parte di potentati o seguo linee gerarchiche- ha puntualizzato- Io ci metto passione, contenuti, e come me penso molte persone sono stufe di come vanno le cose. La politica del 'meno peggio' ha estenuato tutti".
Critico nei confronti del recente documento del Pd romano sulle regole delle primarie per il candidato sindaco di Roma anche Alessandro Bianchi: "La decisione sulle primarie fa male al Pd e a Roma. Stabilire che per partecipare alle primarie si devono raccogliere 2.500 firme di iscritti al Pd romano oppure quelle di 140 di membri della sua Assemblea, significa rinchiudere le primarie nel recinto dei gruppi organizzati presenti al suo interno, escludendo chiunque non ne faccia parte". "E' una decisione grave- ha detto ancora- che allontana ulteriormente dal voto quella larga fascia di elettorato di sinistra fortemente critica nei confronti dell'attuale sistema dei partiti e ancora incerta se votare o meno. Per quanto mi riguarda mi auguro che possa esserci un meditato ripensamento, ma anche nel caso mi fosse oggettivamente impedito di partecipare alle primarie- ha concluso- confermo la mia candidatura a sindaco di Roma e sarò presente nel confronto elettorale con una posizione ben radicata nel campo progressista".
Sul fronte opposto il sndaco di Roma Gianni Alemanno riconferma la sua candidatura escludendo nuovamente ogni ipotesi nazionale: "Ho un impegno su Roma che non posso tradire e continuare a lavorare su Roma è già di per sé un impegno di carattere nazionale". Quanto ai suoi avversari, ha detto: "Dopo il passo indietro di Zingaretti non vedo grandi concorrenti il lizza. Forse la candidatura più suggestiva è quella di Patrizia Prestipino: è una donna, è aggressiva, combattiva. Gli altri mi sembrano un fritto misto".
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