La partecipata del Tesoro è travolta dalle inchieste giudiziarie (con presidente ed ex presidente indagati) e vive con l'ombra delle assunzioni "eccellenti": il fratello del leghista, il figlio dell'ex comunista, l'ex ministro Pdl "canale privilegiato". Ma l'esecutivo attende. Napolitano promette: "Se ci sono state violazioni saranno punite".
fattoquotidiano.it di Giovanna Trinchella
Finmeccanica? Nessun commento e nessuna azione. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il governo Monti restano silenti e inattivi davanti ai “mostri” che stanno venendo fuori da quello che sembra il vaso di Pandora di una nuova Tangentopoli. Che sta investendo il primo grande gruppo di alta tecnologia italiano, quotato in Borsa, in cui lavorano poco più 70mila lavoratori (dopo un taglio di 5mila, ndr), con un fatturato per il 2011 da 17 miliardi 328 milioni di euro, ma con debiti che sono più che raddoppiati dal 2007 (1 miliardo 158 milioni di euro) al 2011 (3 miliardi 443 milioni).
Nel ciclone giudiziario che da mesi sta stravolgendo il gruppo, di cui il Tesoro è azionista con il 30,2%, il numero uno Giuseppe Orsi, indagato prima dalla Procura di Napoli poi da quella di Busto Arsizio diventata titolare del fascicolo per competenza territoriale, resta imbullonato alla poltrona. E’ lui, del resto, che parlando con l’amico storico Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, confessa di aver sistemato una pratica che riguarda l’ex moglie di Grilli, Lisa Lowenstein: buchi di denaro tappati consulenze fittizie. Tutti i protagonisti hanno smentito, ma ad oggi ancora non si è capito chi mente.
Un fatto è che Orsi nega di aver fatto arrivare denaro a intermediari, a Comunione e Liberazione, alla Lega Nord che lo stesso ammette sia stato il suo sponsor politico per arrivare al vertice del gruppo. Anche il fratello del leghista Giancarlo Giorgetti, secondo Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle comunicazioni, sarebbe stato assunto in Finmeccanica. Senza dimenticare, sempre secondo il manager diventato la gola profonda anche della seconda parte dell’inchiesta napoletana, presunti favori all’ex capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, per l’affitto dei capannoni all’aeroporto della Malpensa pagando un affitto di 5 milioni all’anno. Un racconto che ha spinto Reguzzoni ad annunciare querela. Per Borgogni, che poco meno di un anno fa aveva rilasciato una intervista e ora da indagato è uno dei testi principali dell’indagine partenopea che ha portato ieri all’arresto del manager Paolo Pozzessere, sarebbe stata assunta anche la figlia di Massimo Ponzellini, ex presidente della Bpm, finito in un mare di guai per finanziamenti a società senza credenziali e a una lunga schiera di politici. Orsi sarebbe stato quindi sponsorizzato dal Carroccio, ma vicino anche al Pd. Come ricordava sempre Borgogni il figlio del senatore Pd Nicola Latorre era stato stato assunto nella controllata Agusta Westland (la società al centro del filone dell’inchiesta per la vendita di dodici elicotteri all’India, ndr). Anche se l’esponente dei Democratici ha respinto al mittente l’illazione sottolineando i meriti professionali del figlio.
I legami trasversali con la politica, anche Pdl, erano emersi già nel novembre dello scorso anno dalla richiesta di custodia cautelare proprio nei confronti di Borgogni. Secondo la ricostruzione del Fatto a sponsorizzare una festa del Pdl, con coordinatore Ignazio La Russa, sarebbe stata sotto “mentite spoglie” proprio Finmeccanica. Senza contare l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex ministro Claudio Scajola e del deputato Massimo Nicolucci, per l’ipotizzata mediazione dell’affare brasiliano: una commessa da 5 miliardi per la fornitura di fregate alla Marina militare del paese sudamericano. Un’altra vicenda riportata in un verbale di Borgogni.
Nella pagine di cronaca giudiziaria era finito anche il predecessore di Orsi, Pier Francesco Guarguaglini, che aveva sostenuto la propria innocenza e alla fine si era dimesso, nel dicembre 2011, perché in presunto disaccordo con tutto il cda sul piano strategico. Finito nel registro degli indagati per false fatturazioni nell’ambito dell’inchiesta Enav aveva ben spiegato al Fatto come tutti, partiti e anche sindacati, vogliono una poltrona nel cda. Anche la moglie Marina Grossi, alla guida della Selex, era finita nel mirino della magistratura romana, poco prima della remuneratissima uscita di scena. Il mese scorso l’ex senatore Franco Bonferroni, consigliere di Finmeccanica (indicato in quota Udc dal ministero dell’Economia), era stato sentito come teste nell’inchiesta della Procura di Forlì per non aver registrato 100 mila euro ricevuti dall’immobiliarista Pierino Isoldi. Secondo cui quei soldi sarebbero serviti per “ungere” i banchieri e politici. Poco dopo Bonferroni però ha lasciato la poltrona.
Considerata la trasversalità di quelli che sono stati e sono al comando del gruppo stupisce, ma non troppo la timidezza del governo, nonostante le sollecitazioni a intervenire da più parti. Del resto l’esecutivo da oggi può contare anche sulla riflessione del capo della Stato. ”Se saranno confermate deviazioni dallo sviluppo dei procedimenti giudiziari in corso saranno sanzionati” dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Si tratta di indagini in corso e non posso esprimere un giudizio sulla loro possibile conclusione” ha premesso l’inquilino del Quirinale che poi ha sottolineato “che se violazioni di legge ci sono state in Italia e in questi grandi paesi nostri amici, saranno punite perché è interesse comune ristabilire la verità”. Le indagini sono tuttora in corso e per ora le violazioni e le deviazioni, con mazzette promesse o mancate, sono ipotesi della Procura di Napoli che hanno superato il primo vaglio del giudice delle indagini preliminari.
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