Nella notte gli attivisti informatici di Anonymous sono entrati nel database riservato e nelle mail interne delle forze dell'ordine. Svelati centinaia di documenti, tra cui quelli sui No Tav e sugli agenti infiltrati tra i manifestanti.
l'espresso di Carola Frediani
Informative sulle attività dei No-Tav, analizzate nei minimi
dettagli - scritte sui muri comprese - e sui movimenti o singoli
attivisti considerati "estremisti"; documenti sulla posizione
legale degli "agenti provocatori" e su come muoversi nelle attività
sotto copertura; schede tecniche sulla tecnologia utilizzata nelle
cimici micro-ambientali criptate di ultima generazione, e la
relazione del primo dirigente della questura di Torino sulla
dinamica dell'incidente al valsusino Luca Abbà, caduto dal
traliccio mentre era inseguito da un poliziotto; ma anche stipendi
di singoli agenti, Cud, buonuscite, elenchi di numero di cellulare
del personale dell'Ufficio
Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della questura di
Mantova; o ancora, liste dei responsabili di squadra. E poi anche
mail personali di agenti inviate alla fidanzata; o richieste di
materiali e armi da parte di uffici dislocati in varie parti
d'Italia, dalla sciabola allo sfollagente che si è spezzato nel
corso di un arresto.
La polizia italiana è stata insomma esposta e squadernata sul web in seguito a un'azione di Anonymous Italia, che poche ore fa ha pubblicato online una grande mole di documenti e comunicazioni private sottratte al suo database. Si tratta di 3500 file per un totale di circa 1,3 Gb. Gli hacker sono entrati sfruttando una vulnerabilità del sito di Poliziadistato.it, o presumibilmente dal suo portale riservato Doppia Vela, e hanno saccheggiato l'archivio: dopodiché hanno avuto accesso anche ad alcune caselle di posta.
Il risultato, pubblicato nella notte sullo stesso blog di Anonymous Italia e sul sito internazionale di leaks di area "anonima" Paranoia, sotto la definizione di operazione AntiSec, che sta a indicare nel gergo quelle azioni che colpiscono forze dell'ordine, intelligence e security, è una vera debacle dal punto di vista della cybersicurezza per la polizia.
«Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. (...) Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta», scrivono i cyberattivisti. «Questa volta preferiamo non rilasciare dichiarazioni. I dati parlano da soli», è il commento di uno di loro all'Espresso. Anche se non mancano, nel comunicato, alcune richieste: l'introduzione del reato di tortura: la telesorveglianza dei luoghi in cui operano gli agenti; e l'introduzione di un codice di identificazione degli stessi.
Ma al di là della violazione informatica, e diversamente da altre azioni passate degli hacktivisti, questa volta i 'leaks', cioè i documenti trafugati, presentano contenuti piuttosto rilevanti. Spiccano in particolari molti materiali legati alle attività di repressione e indagine sul movimento No-Tav, che da tempo gode del sostegno di Anonymous Italia.
Dai diversi documenti pubblicati al riguardo emerge un'attenzione minuziosa da parte di questura, prefettura e polizia verso tutte le attività dei manifestanti No-Tav e verso tutte quelle realtà considerate antagoniste. In particolare, in una relazione riservata inviata dalla questura di Torino al ministero dell'Interno, vengono tratteggiate in dettaglio le aggregazioni politiche della provincia considerate estremiste: dagli anarchici, con indirizzi e indicazioni di stabili occupati, al centro sociale Askatasuna o al Gabrio, ai siti Infoaut.org e Indymediapiemonte.org; fino a un elenco dettagliato di presunti leader principali, con eventuali trascorsi ma anche informazioni su compagni/e di vita.
E in questo elenco sono inclusi anche gli ambientalisti del Comitato Settimo Non Incenerire di Settimo Torinese, Greenpeace, i comitati No Tav della Bassa Val di Susa, con indicazioni precise sulla biografia politica dei suoi leader, da Alberto Perino a Luca Abbà.
Proprio di Abbà, l'agricoltore che lo scorso febbraio, dopo essersi arrampicato per protesta su un traliccio, era caduto ed era rimasto gravemente ferito, si parla in un altro documento del leak, in cui un dirigente della polizia presente sul posto descrive l'accaduto. All'epoca c'era stata anche polemica sul fatto che Abbà fosse rimato fulminato nel tentativo di sfuggire a un agente che lo stava raggiungendo. Nella relazione il funzionario, «colpito dall'agilità» di Abbà nel dribblare i blocchi e arrampicarsi veloce sul traliccio, spiega come un assistente della polizia sia effettivamente salito dietro al manifestante, ma che nel momento dell'incidente «lo scrivente non ha più visto l'assistente significando che era ormai sceso fermandosi sotto il traliccio».
La polizia italiana è stata insomma esposta e squadernata sul web in seguito a un'azione di Anonymous Italia, che poche ore fa ha pubblicato online una grande mole di documenti e comunicazioni private sottratte al suo database. Si tratta di 3500 file per un totale di circa 1,3 Gb. Gli hacker sono entrati sfruttando una vulnerabilità del sito di Poliziadistato.it, o presumibilmente dal suo portale riservato Doppia Vela, e hanno saccheggiato l'archivio: dopodiché hanno avuto accesso anche ad alcune caselle di posta.
Il risultato, pubblicato nella notte sullo stesso blog di Anonymous Italia e sul sito internazionale di leaks di area "anonima" Paranoia, sotto la definizione di operazione AntiSec, che sta a indicare nel gergo quelle azioni che colpiscono forze dell'ordine, intelligence e security, è una vera debacle dal punto di vista della cybersicurezza per la polizia.
«Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. (...) Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta», scrivono i cyberattivisti. «Questa volta preferiamo non rilasciare dichiarazioni. I dati parlano da soli», è il commento di uno di loro all'Espresso. Anche se non mancano, nel comunicato, alcune richieste: l'introduzione del reato di tortura: la telesorveglianza dei luoghi in cui operano gli agenti; e l'introduzione di un codice di identificazione degli stessi.
Ma al di là della violazione informatica, e diversamente da altre azioni passate degli hacktivisti, questa volta i 'leaks', cioè i documenti trafugati, presentano contenuti piuttosto rilevanti. Spiccano in particolari molti materiali legati alle attività di repressione e indagine sul movimento No-Tav, che da tempo gode del sostegno di Anonymous Italia.
Dai diversi documenti pubblicati al riguardo emerge un'attenzione minuziosa da parte di questura, prefettura e polizia verso tutte le attività dei manifestanti No-Tav e verso tutte quelle realtà considerate antagoniste. In particolare, in una relazione riservata inviata dalla questura di Torino al ministero dell'Interno, vengono tratteggiate in dettaglio le aggregazioni politiche della provincia considerate estremiste: dagli anarchici, con indirizzi e indicazioni di stabili occupati, al centro sociale Askatasuna o al Gabrio, ai siti Infoaut.org e Indymediapiemonte.org; fino a un elenco dettagliato di presunti leader principali, con eventuali trascorsi ma anche informazioni su compagni/e di vita.
E in questo elenco sono inclusi anche gli ambientalisti del Comitato Settimo Non Incenerire di Settimo Torinese, Greenpeace, i comitati No Tav della Bassa Val di Susa, con indicazioni precise sulla biografia politica dei suoi leader, da Alberto Perino a Luca Abbà.
Proprio di Abbà, l'agricoltore che lo scorso febbraio, dopo essersi arrampicato per protesta su un traliccio, era caduto ed era rimasto gravemente ferito, si parla in un altro documento del leak, in cui un dirigente della polizia presente sul posto descrive l'accaduto. All'epoca c'era stata anche polemica sul fatto che Abbà fosse rimato fulminato nel tentativo di sfuggire a un agente che lo stava raggiungendo. Nella relazione il funzionario, «colpito dall'agilità» di Abbà nel dribblare i blocchi e arrampicarsi veloce sul traliccio, spiega come un assistente della polizia sia effettivamente salito dietro al manifestante, ma che nel momento dell'incidente «lo scrivente non ha più visto l'assistente significando che era ormai sceso fermandosi sotto il traliccio».
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