Un sudanese di circa 30 anni è stato raggiunto da un colpo di pistola al torace mentre discuteva con il suo assassino al parco degli Acquedotti. Aveva portato con sé il certificato per la regolarizzazione degli stranieri. Attivati nella Capitale posti di blocco per trovare il killer.
Assassinato su una panchina da quello che, probabilmente, era il suo datore di lavoro. Il tentativo di chiarimento non è bastato a salvare la vita di un giovane sudanese di circa 30 anni, raggiunto da un colpo di pistola al torace mentre discuteva con il suo assassino nel Parco degli Acquedotti a Roma, alla Tuscolana che, per uccidere, ha portato con se anche suo figlio minorenne. Gli agenti della squadra mobile sono sulle tracce di due calabresi, padre e figlio, scappati a bordo di un’auto.
La vittima, che in passato aveva lavorato in un bar, si era presentata nel pomeriggio ad un appuntamento al parco, e aveva portato con sé il certificato dell’ultima sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati. Poi avrebbe avuto un’accesa discussione con un uomo che indossava occhiali da sole e un giaccone grigio. Probabilmente era un suo ex datore di lavoro o qualcuno che gli avrebbe permesso di ottenere il certificato per quella sanatoria. Dopo la lite sono partiti tre spari di pistola calibro 38: uno, mortale, lo ha colpito al petto mentre gli altri due sono andati a vuoto. Tutto si è svolto sotto gli occhi di alcuni testimoni che stavano facendo jogging nel parco e hanno appuntato i numeri di targa, mentre il killer e suo figlio di 17 anni scappavano sull’auto. Sono stati loro i testimoni chiave della vicenda, che hanno anche telefonato alla polizia per dare l’allarme. E, secondo gli investigatori, tutto fa pensare a litigi per motivi di lavoro. Nei giorni scorsi, infatti, a quanto emerge dai contatti sul cellulare del giovane sudanese, le discussioni con il presunto datore di lavoro erano cominciate già al telefono.
La squadra mobile, diretta da Renato Cortese, ha attivato posti di blocco nella Capitale per trovare il killer che, con molta probabilità, sarebbe il gestore di una serie di locali in Calabria, Umbria e Marche. E’ certo che non si tratta di un professionista, ma di un uomo che ha agito senza preoccuparsi di lasciare tracce del delitto. L’ultimo omicidio nel Parco degli Acquedotti si verificò nel 2008, quando, durante una lite tra romeni, furono uccisi un connazionale e un polacco.
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