Dopo interrogatorio attenuata probabilità inquinamento prove.
Dopo 37 giorni il costruttore Luca Parnasi lascia il carcere di Rebibbia. Il gip Maria Paola Tomaselli ha disposto per lui i domiciliari accogliendo una istanza di scarcerazione avanzata dai difensori dell'imprenditore coinvolto nella maxinchiesta sul nuovo stadio della Roma che dovrebbe sorgere nella zona di Tor di Valle.
La decisione del giudice è legata all'ultimo interrogatorio svolto da Parnasi davanti ai pm di piazzale Clodio. Un confronto, il secondo dopo quello fiume durato complessivamente 11 ore, durante il quale l'ex numero uno di Eurnova avrebbe fatto dichiarazioni che "hanno sostanzialmente attenuato la possibilità di inquinamento probatorio" al punto da far ritenere al giudice scemate "le esigenze cautelari".
Il magistrato ha inoltre autorizzato il costruttore a raggiungere la sua abitazione, nel cuore del quartiere Parioli, con mezzi propri.
Dopo la decisione del giudice, dei nove arrestati il 13 giugno restano dietro le sbarre i quattro manager de gruppo Parnasi nei cui confronti il gip ha già per due volte respinto la richiesta di domiciliari. In particolare la Tomaselli ha detto no all'attenuazione della misura cautelare per Gianluca Talone e Giulio Mangosi, stretti collaboratori dell'imprenditore e detenuti nel carcere di Regina Coeli. Secondo il magistrato nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm i due non avrebbero offerto elementi nuovi alle indagini. Dal canto loro i difensori di Parnasi, gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, avevano presentato istanza (sulla quale la Procura ha dato parere favorevole) lunedì scorso alla luce dell'interrogatorio, durato circa quattro ore, svolto il 13 luglio nella stanza del pm Barbara Zuin, titolare del fascicolo.
Un interrogatorio richiesto dallo stesso Parnasi per fornire agli inquirenti chiarimenti o elementi nuovi utili alle indagini. Nel corso dell'atto istruttorio il costruttore avrebbe offerto a chi indaga ricostruzioni più circostanziate proprio sui punti "critici" evidenziati dal gip nelle motivazioni con cui aveva detto di no alla prima richiesta di scarcerazione. Con gli inquirenti Parnasi si sarebbe soffermato non solo sul suo rapporto con il mondo della politica ma si sarebbe concentrato in particolar modo sul legame con Luca Lanzalone, ex presidente di Acea, figura chiave dell'indagine.
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