lunedì 22 ottobre 2012

Commissione Grandi Rischi, ultimo atto

Dopo trenta udienze di fuoco che si sono tenute nella piccola aula del Tribunale provvisorio dell'Aquila, presso il Nucleo industriale di Bazzano, è attesa in giornata la sentenza definita "storica", sull'operato della Commissione Grandi Rischi accusata (i pm hanno chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per tutti) di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni in relazione al simsa che colpì L'Aquila il 6 aprile 2009.

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L'AquilaAula affollatissima: anche tv stranierieAffollatissima la piccola aula del Tribunale provvisorio a Bazzano (L'Aquila) in attesa dell'apertura dell'ultima udienza dibattimentale (quella di oggi è la trentesima) alla Commissione Grandi Rischi. Ad assistere oggi oltre agli imputati (in aula sono presenti Eva, Dolce, Selvaggi e De Bernardinis) e ai legali, anche numerose testate giornalistiche internazionali, quali Al Jazeera e tv giapponesi
L'accusa: fu monumentale negligenza"Se avessi letto prima di scrivere la requisitoria, il rapporto della Commissione del Congresso Usa su l'inchiesta post Uragano Katrina avrei probabilmente usato anche io le parole: 'monumentale negligenza"'.
Arriva nel finale della replica del procuratore Fabio Picuti l'affondo sul comportamento della Commissione Grandi rischi nei giorni che precedettero il sisma del 6 aprile 2009. Picuti cita espressamente i documenti americani per parlare di "fallimento della leadership".
Nelle fasi finali del processo alla Commissione Grandi rischi entrano quindi anche le vicende a stelle e strisce con l'evento catastrofico che nel 2004 provocò morti e distruzione in Louisiana. La pubblica accusa ha tirato fuori il documento della Commissione d'inchiesta del Parlamento americano per dimostrare come "ci possa essere un difetto di prevenzione e previsione di un rischio", e quindi gli stessi americani - con una frase scritta che se avessi letto in precedenza avrei usato anche io - sembra far parte della stessa mia requisitoria. Il rapporto Usa da' piena cittadinanza quindi al concetto di difetto di analisi del rischio".

La difesa"Se fossi in grado di prevedere un evento imprevedibile farei cinque volte terno secco al lotto, è statisticamente più probabile. Viene la pelle d'oca, la colpa è sull'evento, non sul rischio dell'evento". Lo ha detto nella sua replica, l'avvocato Filippo Dinacci (legale difensore di Bernardo De Bernardinis e Mauro Dolce). "Si sta chiedendo - ha aggiunto - di condannare sette persone che sono risorse della nazione, sette scienziati. Corriamo il rischio di lasciare spazio ai ciarlatani, nessuno farà più il suo dovere. Si chiede di condannare su una probabilità statistica improbabile. Non sarà un processo medievale ma si tenta di tornare al 'giudice delle anime' che c'era in Spagna, che non e' il giudice dei fatti".
Gli imputatiGli imputati sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente dell'Ingv, Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.
I motivi del rinvio a giudizioIl verbale redatto subito dopo la riunione del 31 marzo 2009 nel quale si riteneva poco probabile un forte terremoto è il punto nodale di tutta l'indagine e di conseguenza del rinvio a giudizio in quanto secondo gli stessi pm sarebbe carente. In particolare si contesta "una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico".
"Sono state fornite dopo la riunione" si legge nel capo di imputazione "informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione".
Secondo i pm gli imputati "sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione" anche sotto il profilo dell'informazione.
Queste notizie rassicuranti "hanno indotto le vittime a restare nelle case".
L'inchiestaL'inchiesta aveva avuto una prima svolta il 4 giugno del 2010, quando gli agenti della Sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato, in servizio presso la Procura della Repubblica dell'Aquila e quelli della Squadra mobile, della Questura, notificarono gli avvisi di garanzia ai sette indagati.
Altra data importante il 25 maggio del 2011 quando il Gup del Tribunale dell'Aquila, aveva deciso per gli indagati il rinvio a giudizio. Prima udienza il 20 settembre del 2011. Da quella data fino alle ultime battute del processo, hanno sfilato 275 testimoni tutti a raccontare davanti il gotha dei penalisti italiani, la settimana prima del terremoto, la loro paura, e cosa cambiò dopo le parole degli esperti sismologi, ingegneri, dirigenti della Protezione civile, che parteciparono alla riunione della Commissione Grandi Rischi, all'Aquila, il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto.
I primi dieci esposti presentati negli uffici della Procura della Repubblica dell'Aquila, risalgono al mese di ottobre del 2009 e a presentarli erano state persone che sono scampate alla morte la notte del 6 aprile o da parenti delle vittime che a seguito delle rassicurazioni provenienti da rappresentanti della politica e della Protezione civile, (tutti facenti parte della Commissione) erano rimasti nelle loro abitazioni che, invece, erano crollate a seguito della devastante scossa. Insieme agli esposti era stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla.
Resta aperto il fascicolo BertolasoOltre al filone principale sui sette imputati della Commissione Grandi Rischi, resta ancora aperto il filone d'indagine su Guido Bertolaso, ex numero "uno" del Dipartimento della Protezione civile, accusato di omicidio colposo, sempre dalla Procura della Repubblica dell'Aquila. L'attività d'indagine era stata avviata dalla polizia giudiziaria della Polizia di Stato dopo la denuncia presentata nei confronti di Bertolaso dall'avvocato aquilano Antonio Valentini, (che nell'ambito del processo sui sette membri della Commissione grandi rischi, assiste numerose parti civili) a seguito della diffusione di una telefonata intercettata tra lo stesso Bertolaso e l'ex assessore della Regione Abruzzo, Daniela Stati.

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