Dopo trenta udienze di fuoco che si sono tenute nella piccola aula del Tribunale provvisorio dell'Aquila, presso il Nucleo industriale di Bazzano, è attesa in giornata la sentenza definita "storica", sull'operato della Commissione Grandi Rischi accusata (i pm hanno chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per tutti) di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni in relazione al simsa che colpì L'Aquila il 6 aprile 2009.
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Aula affollatissima: anche tv stranierieAffollatissima
la piccola aula del Tribunale provvisorio a Bazzano (L'Aquila) in
attesa dell'apertura dell'ultima udienza dibattimentale (quella di
oggi è la trentesima) alla Commissione Grandi Rischi. Ad assistere oggi
oltre agli imputati (in aula sono presenti Eva, Dolce, Selvaggi e De
Bernardinis) e ai legali, anche numerose testate giornalistiche
internazionali, quali Al Jazeera e tv giapponesi
L'accusa: fu monumentale negligenza"Se
avessi letto prima di scrivere la requisitoria, il rapporto della
Commissione del Congresso Usa su l'inchiesta post Uragano Katrina avrei
probabilmente usato anche io le parole: 'monumentale negligenza"'.
Arriva nel finale della replica del
procuratore Fabio Picuti l'affondo sul comportamento della Commissione
Grandi rischi nei giorni che precedettero il sisma del 6 aprile 2009.
Picuti cita espressamente i documenti americani per parlare di
"fallimento della leadership".
Nelle fasi finali del processo alla
Commissione Grandi rischi entrano quindi anche le vicende a stelle e
strisce con l'evento catastrofico che nel 2004 provocò morti e
distruzione in Louisiana. La pubblica accusa ha tirato fuori il
documento della Commissione d'inchiesta del Parlamento americano per
dimostrare come "ci possa essere un difetto di prevenzione e previsione
di un rischio", e quindi gli stessi americani - con una frase scritta
che se avessi letto in precedenza avrei usato anche io - sembra far
parte della stessa mia requisitoria. Il rapporto Usa da' piena
cittadinanza quindi al concetto di difetto di analisi del rischio".
La difesa"Se fossi
in grado di prevedere un evento imprevedibile farei cinque volte terno
secco al lotto, è statisticamente più probabile. Viene la pelle d'oca,
la colpa è sull'evento, non sul rischio dell'evento". Lo ha detto nella
sua replica, l'avvocato Filippo Dinacci (legale difensore di Bernardo De
Bernardinis e Mauro Dolce). "Si sta chiedendo - ha aggiunto - di
condannare sette persone che sono risorse della nazione, sette
scienziati. Corriamo il rischio di lasciare spazio ai ciarlatani,
nessuno farà più il suo dovere. Si chiede di condannare su una
probabilità statistica improbabile. Non sarà un processo medievale ma si
tenta di tornare al 'giudice delle anime' che c'era in Spagna, che non
e' il giudice dei fatti".
Gli imputatiGli
imputati sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione
Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore
tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente
dell'Ingv, Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti,
Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto
Case, Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro
Dolce direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.
I motivi del rinvio a giudizioIl
verbale redatto subito dopo la riunione del 31 marzo 2009 nel quale si
riteneva poco probabile un forte terremoto è il punto nodale di tutta
l'indagine e di conseguenza del rinvio a giudizio in quanto secondo gli
stessi pm sarebbe carente. In particolare si contesta "una valutazione
del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione
alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione
del rischio sismico".
"Sono state fornite dopo la riunione" si
legge nel capo di imputazione "informazioni imprecise, incomplete e
contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica vanificando le
attività di tutela della popolazione".
Secondo i pm gli imputati "sono venuti
meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione"
anche sotto il profilo dell'informazione.
Queste notizie rassicuranti "hanno indotto le vittime a restare nelle case".
L'inchiestaL'inchiesta
aveva avuto una prima svolta il 4 giugno del 2010, quando gli agenti
della Sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato, in servizio
presso la Procura della Repubblica dell'Aquila e quelli della Squadra
mobile, della Questura, notificarono gli avvisi di garanzia ai sette
indagati.
Altra data importante il 25 maggio del
2011 quando il Gup del Tribunale dell'Aquila, aveva deciso per gli
indagati il rinvio a giudizio. Prima udienza il 20 settembre del 2011.
Da quella data fino alle ultime battute del processo, hanno sfilato 275
testimoni tutti a raccontare davanti il gotha dei penalisti italiani, la
settimana prima del terremoto, la loro paura, e cosa cambiò dopo le
parole degli esperti sismologi, ingegneri, dirigenti della Protezione
civile, che parteciparono alla riunione della Commissione Grandi Rischi,
all'Aquila, il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto.
I primi dieci esposti presentati negli
uffici della Procura della Repubblica dell'Aquila, risalgono al mese di
ottobre del 2009 e a presentarli erano state persone che sono scampate
alla morte la notte del 6 aprile o da parenti delle vittime che a
seguito delle rassicurazioni provenienti da rappresentanti della
politica e della Protezione civile, (tutti facenti parte della
Commissione) erano rimasti nelle loro abitazioni che, invece, erano
crollate a seguito della devastante scossa. Insieme agli esposti era
stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in
cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare
tranquilla.
Resta aperto il fascicolo BertolasoOltre
al filone principale sui sette imputati della Commissione Grandi
Rischi, resta ancora aperto il filone d'indagine su Guido Bertolaso, ex
numero "uno" del Dipartimento della Protezione civile, accusato di
omicidio colposo, sempre dalla Procura della Repubblica dell'Aquila.
L'attività d'indagine era stata avviata dalla polizia giudiziaria della
Polizia di Stato dopo la denuncia presentata nei confronti di Bertolaso
dall'avvocato aquilano Antonio Valentini, (che nell'ambito del processo
sui sette membri della Commissione grandi rischi, assiste numerose parti
civili) a seguito della diffusione di una telefonata intercettata tra
lo stesso Bertolaso e l'ex assessore della Regione Abruzzo, Daniela
Stati.
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