E’ cominciata questa mattina “la guerra” dichiarata dal Ministero degli Interni contro le occupazioni abitative.
All’interno dell’edificio ci sarebbero circa un centinaio di persone, molti nordafricani. Diversi gli occupanti che hanno lasciato il palazzo prima dell’arrivo della polizia. Sul posto le forze dell’ordine con mezzi blindati e agenti in tenuta antisommossa.
I giornalisti vengono tenuti alla larga con una sorta di zona interdetta che non gli consente di avvicinarsi. Una quarantina di occupanti risultano portati via sui blindati della polizia per essere portati al vicino centro immigrazione e identificati.
E’ il primo sgombero nella Capitale dopo la circolare del Viminale ai prefetti. Il palazzo di via Costi era nella lista dei 15 individuati come più urgenti da ‘liberare’ a Roma. Il prossimo obiettivo sembra essere indicato nella ex Pennicillina, un enorme ex fabbricato industriale abbandonato da anni e occupato da senza tetto e migranti.
“Se ci cacciano siamo pronti a fare resistenza, a rimanere qui fuori e a rioccupare”, grida all’inviato dell’Ansa, Abbas uno degli occupanti del palazzo dov’è in corso uno sgombero.
“Abito qui da quasi tre anni e ho quattro figlie – dice Abbas – Lo sgombero era previsto il 15 poi hanno anticipato a oggi, ma non ci hanno dato il tempo di organizzarci né un’alternativa. Hanno trovato una casa popolare solo a due famiglie di italiani. Come faccio con le bambine a dormire in strada? fa freddo – aggiunge -. Qui vivevano oltre 270 persone dormendo in 7/8 nelle camere. Ci sono baracche anche su terrazzi. Il Comune non ci ha trovato nulla, ci ha preso in giro”.
Dopo lo sgombero rimane infatti da verificare quale saranno – se ci sono – le soluzioni abitative che verranno messe in campo da Comune e Prefettura. I rifugiati sudanesi sgomberati il 5 luglio da via Scorticabove, ad esempio, sono ancora in mezzo alla strada. A usare la forza contro i più deboli sono capaci tutti, è nel dare soluzioni ai problemi che si dimostra la capacità “di governo”.
Foto di Patrizia Cortellessa
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