Oltre
10 anni fa, quando non c’erano né il Fatto né i 5Stelle e
Casalino la vorava a Telenorba, mi chiama Gianroberto Casaleggio,
animatore con Beppe Grillo del famoso blog: “Dopo Bologna, stiamo
organizzando il secondo V-Day a Torino, per lanciare tre referendum:
contro l’Ordine dei giornalisti, i finanziamenti pubblici ai
giornali e la legge Gasparri. Verresti a parlare? E come la pensi?”.
da ilfattoquotidiano marco travaglio
Risposi che condividevo da tempo tutt’e tre le battaglie: avevo
appena sfidato Renato Soru,editore dell’Unità con cui collaboravo,
a mantenere l’impegno di rinunciare ai fondi pubblici; la Gasparri
era un mio chiodo fisso; e dell’Ordine dei giornalisti mi ero fatto
un’idea precisa leggendo Luigi Einaudi (che lo riteneva un
residuato corporativo del fascismo), ma soprattutto sperimentandolo
sulla mia pelle.
Nel 2001 l’insigne sinedrio mi aveva “processato”
per aver osato presentare L’odore dei soldi al Satyricon di
Luttazzi e parlarmale di
B. e Dell’Utri in camp-gna elettorale (feci notare che, se
un candidato premier ha rapporti con la mafia, è meglio dirlo prima
delle elezioni che dopo, e fui assolto). Dal palco del V-Day dissi
alla gente in piazza incazzata nera contro la nostra categoria che
l’Ordine va abolito e i soldi pubblici pure.
Ma i giornalisti no,
anzi vanno difesi e sostenuti, soprattutto quelli che rompono le
palle al potere. Applausi misti a brusio. Aggiunsi che l’informazione
deve essere professionale e retribuita, perchè quella gratuita e
autoprodotta online dai “cittadini comuni ”è una pia illusione.
Brusio misto ad applausi. Nessuno avrebbe immaginato che di lì a
poco sarebbe nato il Movimento 5 Stelle, che di lì a 5 anni sarebbe
entrato in Parlamento, di lì a 10 anni sarebbe andato al governo e
avrebbe aperto il fuoco sui giornalisti.
Ora, non siamo intoccabili,
ma i politici non devono parlare dei giornalisti (semmai, viceversa):
possono rettificare le inesattezze e le falsità, replicando sui
fatti ed eventualmente querelando, mai negando il diritto di
criticare né tanto peggio minacciando ritorsioni. Il guaio è che
ogni difesa della casta pennuta cade nell’indifferenza generale o
addirittura rafforza chi l'attacca,
perché i giornalisti sono una delle categorie più screditate e
indifendibili su piazza. E non a torto. Se, al crollo del ponte
Morandi, nessun grande giornale osa nominare i Benetton che l’hanno
inconcessione, per interessi pubblicitari e conflitti d’interessi
padronali, la gente se ne accorge. Se gli ispettori del ministero
sentenziano che il ponte è crollato per le inadempienze di
Autostrade Spa e nessun giornalone ci fa un titolo in prima pagina,
la gente lo nota.
Anche
perché avrebbe diritto
di sapere che gli investimenti in sicurezza furono per il
98%
durante la gestione pubblica e solo per il 2% nell’èra Benetton.
Tantopiù che la notizia del giorno viene rimpiazzata dalla
bufala del M5S che fa il decreto Genova coi buchi al posto delle
cifre (spetta alla Ragioneria dello Stato e al Mef riempire gli spazi
con le coperture, peraltro di poche decine di milioni, cosa che non è
stata fatta per ben 7 giorni, da mercoledì 19 a ieri). Se poi
l’editore (ed ex presidente degli editori) Mario Ciancio, l’uomo
più potente della Sicilia, è indagato per mafia e si vede
sequestrare 150 milioni (anche nascosti all’estero) più due
giornali, e la libera stampa non scrive una riga su nessuna prima
pagina, la gente ci fa caso. E se poi qualcuno leg ge la notizia
questa sì, ben coperta che l’Ordine
dei giornalisti indaga su Rocco Casalino, reo di aver telefonato a
due cronisti per dare loro informalmente una notizia vera, e cioè
che i 5Stelle vogliono cacciare alcuni tecnici del Mef (quelli che in
una settimana non trovano
le coperture al decreto Genova e tante altre belle cose), e di
essersi ritrovato le sue parole su vari giornali e il file audio
su vari siti, magari gli scappa da ridere. Ma come: anziché sui
cronisti che non tutelano la riservatezza di una fonte, si indaga sul
portavoce che porta la voce?
E
quando Filippo Sensi, porta voce di Renzi, incitò i cronisti amici
a “menare Di Battista”, ma sbagliò chat e la cosa si riseppe,
come mai nessuno strillò allo squadrismo o alla mafia e nessun
Ordine, neppure quello degli squadristi, aprì un’inchiesta? E le
indagini su chi tace su Benetton e Ciancio quando partono? L’unica
spiegazione è che l’Ordine muoia dalla voglia di farsi abolire e
faccia di tutto per dimostrare la propria faziosità, cioè
inutilità. O, in alternativa, che stia provocando i 5Stelle, da
sempre contrari all’ Ordine, per trasformare
un loro legittimo punto programmatico in
una
vendetta pro Casalino. Infatti, appena il M5S ha ribadito
l’intenzione di abolire l’Ordine, è subito insorta la
Federazione della
stampa (quella che riuscì a non fare un minuto di sciopero quando la
Rai di B. cacciò Biagi, Luttazzi e Santoro e quando la Rai di Renzi
cacciò Gabanelli,Giannini e Giletti), vaneggiando di “ritorsioni e
liste di proscrizione per cancellare la libertà di stampa ”, fra
gli applausi di FI e Pd, cioè dei più feroci epuratori del
ventennio. E Pigi Battista, sul Corriere e, s’è scagliato contro
la “rappresaglia”dei “5Stelle che chiedono all’improvviso
la soppressione dell'Ordine dei giornalisti”
a
scopo “strumentale e vendicativo ”. All’improvviso? Veramente
lo chiedono da prima di nascere, cioèdal 2008. E il 7 agosto, 43
giorni prima del caso Casalino, il sottosegretario all’Editoria
Vito Crimi ricorda va alla Camera che procederà all’abolizione,
“come il M5S chiede da cinque anni, ma prima ho voluto incontrare i
vertici dell’Ordine”. Chi spaccia un’intenzione
precedente per una vendetta su un fatto successivo ricorda il lupo di
Esopo che, a monte del torrente, accusava l’agnello
a valle di intorbidargli l’acqua. Ma almeno il lupo faceva
il lupo, non il giornalista.
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