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L’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli è tornato a
farsi sentire. Dopo aver visto sfumare la possibilità di sedere a
Palazzo Chigi a capo di quello che, in assenza di accordo fra Lega e
M5S, sembrava destinato a configurarsi come “governo del presidente”,
sembra sempre pronto a fare le pulci alle proposte economiche
dell’esecutivo Conte. Ecco quindi che nelle ultime ore, è tornato a
definire irrealizzabili il reddito di cittadinanza, la Flat Tax e la
riforma della Fornero. “Lo Speciale”
ha chiesto un commento all’economista Ilaria Bifarini, “bocconiana
redenta”, influencer su Twitter e autrice di libri economici di
successo. Quanto di vero o di sbagliato c’è nel pensiero di Cottarelli,
già criticato da altri autorevoli economisti come Nino Galloni, Antonio
Maria Rinaldi e Giulio Sapelli? «Quello di Cottarelli e di tutti gli
economisti “allineati” al pensiero unico neoliberista, che trova nella Ue
la sua compiuta realizzazione, è il solito approccio, come da
contabile», sostiene Bifarini.
«Si guardano unicamente i numeri di
bilancio, senza nessuno sguardo sul futuro e sulla crescita del paese.
L’unica preoccupazione è quella di rispettare i vincoli dettati da
Bruxelles, ignorando che le loro ricette economiche fallimentari non
fanno che peggiorare lo stato di salute di tutti i paesi nei quali
vengono adottate».
Sul reddito di cittadinanza però sono molti ad avanzare dubbi
effettivi sulla sua fattibilità – anche economisti come Sapelli, per
esempio, non pregiudizialmente ostili a questo governo. «Per valutare il
costo del reddito di cittadinanza occorre tener conto
di come verrà realizzato, quanto si riuscirà ad agganciarlo a
investimenti pubblici produttivi. Mai come in questo momento – sostiene
Ilaria Bifarini – ci rendiamo conto di quanto il nostro territorio abbia
bisogno di manutenzione e nuove infrastrutture. Se lo Stato, anche
attraverso lo strumento del reddito di cittadinanza, ben strutturato e
collegato ai centri territoriali per l’impiego, riuscisse ad avviare un
nuovo “New Deal”, offrendo opportunità di lavoro
alla enorme schiera di giovani disoccupati nel recupero del territorio e
nel rilancio del prezioso settore del turismo, i benefici sul medio e
lungo periodo sarebbero senz’altro superiori ai costi». Di fatto,
aggiunge l’economista, si innescherebbe un circolo virtuoso capace di
riportare l’economia sul sentiero della crescita. Finché invece «si ragiona con la miopia dell’obbedienza ai parametri contabili dell’Ue», si rivela impossibile uscire dal tunnel, nel quale Cottarelli e gli altri sembrano voler imprigionare l’Italia in eterno.
C’è chi vede all’orizzonte un autunno nero con l’assalto dei mercati e
lo spread alle stelle? «Lo spread ha andamenti altalenanti che
risentono di fattori contingenti, come la fine del quantitative easing e
la crisi della Turchia e, ultimo, il giudizio delle agenzie di rating,
che hanno provocato dei rialzi temporanei, che non sono comunque
allarmanti», risponde Ilaria Bifarini, sempre nell’intervista rilasciata
a “Lo Speciale”. «Ad ogni modo – aggiunge – essendo in un sistema a
valuta unica in cui la politica monetaria non è prerogativa nazionale,
finché il debito continua a salire, la minaccia (reale o presunta) dello
spread continuerà a farsi sentire». Il problema, sottolinea Bifarini, è
che – come provato dalla teoria e dall’evidenza in tutti i paesi in cui
sono state applicate – le politiche di austerity provocano un aumento
del debito stesso. «Un esempio plateale è quello della Grecia. Solo
introducendo misure anticicliche capaci di stimolare la domanda e
l’occupazione si può uscire da questa trappola».
In altre parole: «Se vuole sopravvivere, l’Europa deve rivedere
completamente le sue politiche di intervento, fornendo sostegno e
garanzie a paesi che si trovino ad affrontare situazioni di crisi».
Urge un New Deal europeo, appunto, che permetta di «abbandonare una volta per tutte la logica “fault the victim” di cui la Germania
è portatrice». E a proposito della politica di Berlino, direttamente
connessa all’impazzimento dello spread italiano proprio quando serviva a
detronizzare Berlusconi
per imporre il “commissario” Monti, Ilaria Bifarini dichiara: «La crisi
dello spread del 2011 è stato un vero e proprio golpe finanziario messo
in atto dalla Deutsche Bank e architettato per attuare un cambio di
governo in Italia». Oggi, per fortuna, la situazione è molto diversa:
«Credo che sia l’attuale governo che il suo elettorato abbiano più
esperienza e consapevolezza degli strumenti utilizzati dagli eurocrati
per preservare il sistema economico e finanziario». Come dire: l’Italia
sembra aver finalmente sviluppato precisi anticorpi politici. «Sarà
dunque improbabile che si possa replicare una situazione analoga, anche
se i rischi di speculazioni sui mercati sono forti, come ha avvertito lo
stesso Giorgetti».
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domenica 30 settembre 2018
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