giovedì 27 settembre 2018

Ogm nei nostri supermercati? Pochi ma presenti

 Ogm
 global project Riccardo Bottazzo
24 / 9 / 2018
Ogm negli scaffali dei nostri supermercati? Sì. Ce ne sono. Basta fare un po’ di attenzione e leggere le etichette. Io stesso, nel market sotto casa, ho trovato una farina precotta a marchio Pan e proveniente dagli Usa con la scritta – in piccolo e tra parentesi, ma comunque visibile – «Prodotta con mais geneticamente modificato». 

Come è possibile? In Italia è vietata la coltivazione di piante geneticamente modificata, ma non è vietata la loro importazione, sia pure limitatamente a prodotti destinati all’alimentazione animale, e previa una autorizzazione del prodotto a livello europeo. Ma la normativa europea è molto meno rigida di quella italiana. E con i regolamenti 1829 e 1830 del 2003 consente la commercializzazione di certi prodotti Ogm, purché la loro presenza sia indicata nella confezione. Si capisce quindi, come possa capitare che un prodotto geneticamente modificato in vendita oltre frontiera, finisca per “cascare” nello scaffale di un supermercato nostrano.
Dal 2006, l’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la ricerca di Ogm, predispone un piano nazionale di controllo sulla presenza di questi organismi nei cibi che finiscono nelle nostre tavole. L’ultimo rilevamento ha confermato il trend decrescente di Ogm nei prodotti commercializzati al dettaglio, a testimonianza, recita la nota ministeriale, della «consapevolezza crescente degli operatori del settore alimentare, che pongono particolare attenzione lungo tutta la filiera alimentare». Solo il 4% dei campioni prelevati conteneva trance sensibili di Ogm. E questi campioni provenivano da prodotti di importazione. In primis, prodotti a base di riso dalla Cina. «In Italia – conclude lo relazione dell’istituto superiore di sanità – la presenza di Ogm, autorizzati e non, negli alimenti continua ad essere decisamente limitata ed a concentrazioni estremamente basse» e «si può concludere che per i prodotti alimentari, sul mercato italiano, permane il rispetto dei requisiti d’etichettatura previsti dalla normativa vigente, assicurando in tal modo l’informazione al consumatore».
Questo non risolve comunque il problema della presenza di alimenti transgenici nel nostro Paese che non può certo definirsi “Ogm free”, anche solo considerando che la gran parte dei mangimi a base di soia utilizzati nei nostri allevamenti – fatti salvi quelli certificati biologici – provengono da Stati Uniti e Canada dove l’uso di Ogm è legale e ampiamente utilizzato. E considerato che l’Italia produce solo l’8 per cento della soia di cui fa uso e che all’estero quasi tutta la soia è oramai transgenica, un rigido divieto in questo senso getterebbe nel panico tutti gli allevamenti del Paese che non saprebbero più dove rifornirsi.
In questo senso, gli Ogm sono emblematico esempio di una globalizzazione che ha instaurato in tutto il pianeta una dittatura economica capace di superare qualsiasi frontiera geografica e bypassare qualsiasi politica nazionale. La risposta o sarà globale o non sarà.
Tratto da: eco-magazine.info

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