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Che ci fa Matteo Salvini a braccetto con Tony Blair, tristissimo
esponente della post-sinistra di regime che ha terremotato il pianeta a
colpi di privatizzazioni selvagge e guerre devastanti, innescate da
“fake news” come le inesistenti “armi di distruzione di massa” di
Saddam? Se lo domanda Giorgio Cremaschi, già leader sindacale nella Fiom
e ora esponente di “Potere al Popolo”. «Se il sistema mediatico non fosse quello che è – scrive Cremaschi su “Contropiano”
– l’incontro tra Tony Blair e Matteo Salvini sarebbe stato la notizia
di apertura su cui discutere e far discutere per giorni. Siccome invece
il sistema mediatico deve rispondere agli interessi dei suoi padroni,
allora la notizia è stata quasi censurata». Ma come, scrive Cremaschi:
il leader della “destra populista”, che ha fatto le sue fortune urlando
che la sinistra è contro il popolo e sta coi ricchi, incontra il più
importante esponente della sinistra dei ricchi? Non solo: si fa la foto
sorridente con lui e, in un post, esprime compiacimento e riconoscimento
del comune pragmatismo? Tutto questo non meriterebbe titoli da prima
pagina ben più che gli scontati incontri con Orban? «No, se chi guida i
mass media
ha da un lato interesse a che l’incontro si sia svolto, ma dall’altro
che esso non offuschi l’immagine con la quale Salvini ha scalato il potere».
L’ex premier britannico Tony Blair non è solo il principale esponente
di quella “terza via”, seguendo la quale la sinistra occidentale e
italiana «si è suicidata, sull’altare della sudditanza al mercato e al
profitto». Oggi l’ex finto-laburista Blair «è un agente,
“molto concreto” come ha scritto Salvini, lautamente retribuito da quel
sistema finanziario multinazionale che si ostina a voler comandare il
mondo, anche se per fortuna con crescenti difficoltà». Peggio ancora:
nel saggio “Massoni”, uscito nel 2014, Gioele Magaldi scrive che Blair
non è soltanto una pedina dell’élite neoliberale globalista, è anche un
supermassone affiliato alla temibile “Hathor Pentalpha”, superloggia
creata dai Bush per accelerare in modo violento la globalizzazione del
pianeta, ricorrendo anche al terrorismo “false flag” come quello
all’origine dell’11 Settembre, basato su manovalanza “islamista”
(Al-Qaeda) ma direttamente controllato dal “fratello” Osama Bin Laden,
affiliato alla “Hathor” come poi lo stesso Abu Bakr Al-Baghdadi, il
brutale leader del sedicente Isis. Sono potentissimi, gli “amici” di
Blair, che – proprio per questo – continua indisturbato ad aggirarsi, da
padrone, nel mondo che ha contribuito a distruggere.
Strano, che lo stesso Blair ora incontri quel “governo gialloverde” di cui i poteri forti europei sembrano avere così paura? Il potere
pensa ancora che questo governo durerà poco, diceva qualche settimana
fa Gianfranco Carpeoro, saggista ed esponente del Movimento Roosevelt:
l’élite non ha ancora fatto nessun serio tentativo per “incorporarlo”
nei suoi piani. In compenso, sono arrivate grandi bordate essenzialmente
contro Salvini: la superloggia “Three Eyes” si è mossa con successo,
sempre secondo Carpeoro, per bloccare la nomina di Marcello Foa a
presidente della Rai: il candidato salviniano è stato bocciato da
Berlusconi, costretto a rimangiarsi la parola data a Salvini, dopo le
sollecitazioni di Antonio Tajani, a sua volta contattato – su consiglio
di Giorgio Napolitano – da Jacques Attali, supermassone oligarchico che
si considera il “padrino” di Macron, il presidente francese giunto a far
definire “vomitevole” la politica
di Salvini sui migranti. Come se non bastasse, ad appesantire la
situazione ha provveduto la magistratura italiana: Salvini è indagato
per sequestro di persona (30 anni di carcere) dopo la vicenda
della nave Diciotti. E soprattutto: la Lega è stata condannata, anche
senza una sentenza definitiva, a rifondere lo Stato di qualcosa come 49
milioni di euro, che i magistrati ritengono esser stati indebitamente
sottratti durante la gestione Bossi.
Nonostante ciò, Cremaschi diffida di Salvini: Blair, scrive, lo ha
incontrato «prima di tutto in quanto lobbista delle multinazionali che
sostengono il Tap, il gasdotto che devasterebbe la Puglia e altre parti
del nostro paese». Quella grande opera, aggiunge Cremaschi su
“Contropiano”, è stata voluta dal Pd è vero, però «ha il totale consenso
della Lega». E i due partiti, Pd e Lega, «sulle questioni
economico-sociali sono molto più vicini di quanto facciano credere»,
sostiene sempre Cremaschi, secondo cui Salvini non avrà avuto difficoltà
a ribadire «nell’incontro con il suo nuovo amico britannico» che il
famigerato Tap si farà, «alla faccia dei poveri Cinquestelle che in
campagna elettorale si erano impegnati contro di esso». E naturalmente,
secondo Cremaschi, «da quel consenso sugli affari ne saranno seguiti
altri sulla politica
e su tutto il resto», visto che «quel mondo funziona così», come
dimostra la storia dello stesso Blair. Anni fa, l’ex premier inglese
aveva incontrato e “benedetto” Matteo Renzi, ancor prima che arrivasse a
Palazzo Chigi. All’epoca, continua Cremaschi, Blair operava soprattutto
come consigliere politico della Jp
Morgan, cioè «proprio quella banca che nel 2013 produsse quel documento
contro le Costituzioni antifasciste europee, che i malevoli dicono
abbia ispirato la controriforma costituzionale di Renzi».
Da tempo, aggiunge Cremaschi, Tony Blair «lavora come cacciatore di
teste politiche per conto dei poteri forti: e questo ruolo non solo gli
dà potere e ricchezza, ma lo protegge anche dalla responsabilità di esser stato un criminale di guerra». Come capo del governo britannico, infatti, è stato complice di tutte le più sporche guerre che Usa
e Nato hanno scatenato, all’alba del nuovo millennio, dopo il fatale 11
Settembre e la redazione del Pnac, il piano per il Nuovo Secolo
Americano disegnato dai bellicosi “neocon”. «I milioni di profughi e
disperati che soffrono e muoiono sulle coste del Mediterraneo – scrive
Cremaschi – devono la loro sciagura anche a Tony Blair». Per le sue
guerre e per le menzogne con cui le ha giustificate, l’ex premier
britannico «oggi rischia di essere processato in patria e all’estero».
Ragiona Cremaschi: «Un incontro tra un criminale lobbista delle
multinazionali e un ministro non avviene mai per caso». Viene prima
preparato con cura dai rispettivi “sherpa”, e viene realizzato «solo
quando entrambi gli interlocutori sono sicuri che l’incontro possa
servire a entrambi». E dunque: «Quali sono allora gli interessi comuni
di Blair e Salvini?». Per capirlo, sostiene Cremaschi, basta dare uno
sguardo alla grande stampa italiana.
Da diverse settimane, sul “Corriere della Sera”, gli editoriali si
rivolgono direttamente al ministro degli interni: «Nella sostanza, gli
chiedono di mettere fine alle doppiezze del governo, in particolare su
vincoli europei, grandi opere e privatizzazioni». L’incontro con Blair,
conclude Cremaschi, può essere una risposta: «Quale migliore garanzia di
continuare con grandi opere e privatizzazioni, che un incontro con il
più importante rappresentante politico di esse in Europa?
E sui vincoli dell’austerità Ue il leader della Lega, ex “no euro”, è
stato diretto ed esplicito: li rispetteremo, ha detto, e lo spread ha
subito applaudito». D’altra parte, aggiunge l’esponente di “Potere al Popolo”, in questi mesi il consenso del ministro degli interni non è cresciuto «per pronunciamenti contro banche, finanza, multinazionali», che semmai – con la Flat Tax – vederebbero
incrementare il loro vantaggio fiscale. «Il consenso a Salvini è
cresciuto non perché abbia aggredito i poteri forti dei ricchi – scrive
Cremaschi – ma perché si è mostrato spietato con i più deboli dei poveri
senza potere».
Come nel passato, osserva il marxista Cremaschi, la grande borghesia
liberale «prima disprezza la barbarie dei movimenti di estrema destra,
ma poi si accorda con essi quando scopre che tutti i suoi interessi ne
verranno garantiti». I conservatori, che insieme ai socialdemocratici
hanno sinora guidato l’Ue, secondo Cremaschi «si stanno accordando con
le destre xenofobe per conservare il potere».
Salvini? «Non é più contro la Ue, perché la Ue non è più contro di
lui». Per Cremaschi, «la conservazione delle politiche economiche
liberiste può ben accordarsi con politiche autoritarie e violente contro
i migranti e contro ogni dissenso sociale». Mai stato indulgente,
Cremaschi, con la Lega: «Chi oggi pensa di contrapporre la Ue a Salvini è
un illuso o un imbecille – scrive – e dovrebbe passare delle giornate a
guardare la foto del leader leghista e di Blair sorridenti e
soddisfatti». Conclusione: «Mentre la magistratura sequestra i fondi
della vecchia Lega di Bossi, i poteri forti hanno scelto quella nuova di
Salvini, che ha promesso loro che continuerà a fare ciò che ha sempre
fatto: essere forte coi deboli e debole coi forti». Secondo Cremaschi
«c’è solo da sperare che la benedizione di Blair, che poi ha portato
Renzi alla rovina, alla fine abbia gli stessi effetti sul ministro degli
interni». Nel frattempo, il Pd renziano si gode lo spettacolo dalla
finestra: è stato infatti il centrosinistra (non Salvini) a terremotare
il paese, al punto da spingerlo a votare in massa per la Lega e i 5
Stelle.
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sabato 8 settembre 2018
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