Agricoltura, chi inquina non paga e chi rispetta la natura è penalizzato
Quest’anno il rapporto ha preso in esame i costi economici dell’agricoltura industriale e di quella senza la chimica, con risultati davvero inattesi e sconcertanti. Da dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei Deputati, presentati in anteprima, è emerso che, su 41,5 miliardi di euro di fondi europei destinati all’Italia, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro – il 2,3% delle risorse – nonostante il bio rappresenti ormai il 14,5% della superficie agricola utilizzabile.  
Tutto il resto , oltre il 97% , va a chi sparge oltre 130mila tonnellate di pesticidi ogni anno sui nostri suoli, contaminando le falde e gli alimenti che ogni giorno mettiamo in tavola.

Domenica nove poi si è svolta, in anteprima mondiale, la presentazione del Manifesto “Food for health di Vandana Shiva, cui hanno collaborato personalità di livello internazionale e -per gli aspetti della nutrizione e della salute- esperti di Isde. 
Ancora una volta è emerso il fallimento dell’agricoltura industriale, riconosciuto in un recente convegno dalla stessa Fao perché oltre 800 milioni di persone sono tutt’oggi sotto alimentate, e, nel contempo, due miliardi di persone soffrono di obesità o sovrappeso; 
1/3 del cibo prodotto viene sprecato; 
in soli 100 anni si è perso il 75% della diversità genetica vegetale e la fertilità dei suoli si è drasticamente ridotta. 
Ma anche se il sistema alimentare industriale domina ormai oltre il 75% del suolo coltivabile sono ancora i piccoli agricoltori che, a livello mondiale, forniscono il 70% del cibo pur avendo a disposizione solo il 25% della terra arabile!
Ma, al pari di quanto succede in Italia, anche a livello mondiale quella che viene sostenuta è l’agricoltura che fa uso di quantità impressionanti e crescenti di sostanze chimiche: dal 1945, produzione globale di pesticidi è passata da 0,1 a 2,7 milioni di tonnellate e mai si tiene conto dei costi “esternalizzati”, ovvero dei costi per la salute e l’ambiente che ricadono su tutti noi. 
Una ricerca (Pimentel, 2005) ha valutato ad esempio tali costi pari a dieci miliardi di dollari l’anno nei soli Stati Uniti. 
Da una ampia letteratura emerge che i pesticidi rivestono un ruolo centrale anche per l’insorgenza delle malattie “non trasmissibili” (neurodegenerative, tumorali, metaboliche etc.), cresciute a dismisura ed il cui costo si stima supererà, entro il 2030 i 30 trilioni di dollari, pari al 48% del Pil mondiale!
Cambiare si può e la sala stracolma di ieri dimostra l’interesse crescente attorno a questi temi; 
come affermato da Vandana Shiva, la soluzione esiste, ed è quella di ripartire da una agricoltura conservativa/ biologica tale da riportare fertilità e vita ai suoli e quindi a cibi sani, “vivi”, ricchi di tutti quei nutrienti che ormai sappiamo essere presenti molto di più negli alimenti biologici che in quelli da agricoltura industriale e quindi in grado di garantire la salute del Pianeta e di tutti noi.