E se l'intelligenza umana fosse un regalo avvelenato che la natura ha fatto alla nostra specie? La domanda arriva dall'astrofisico canadese Hubert Reeves che ha partecipato a Roma all'apertura dei lavori di Diplomacy 2015 - Il festival della diplomazia. Nella Sala Pietro da Cortona del Campidoglio, gremita di studenti delle scuole della Capitale, il professore Reeves ha tenuto una lezione sulla "responsabilità umana per il futuro della vita sulla Terra".
"Stanislav Petrov era il responsabile per le armi atomiche durante la Guerra Fredda", racconta l'astrofisico canadese. Siamo nel 1983 e Petrov è colonnello dell'Armata Rossa in uno dei momenti più critici del conflitto tra Usa e Urss. "Pochi sanno che se il nostro pianeta oggi è così come lo vediamo è grazie a quest'uomo". Perché la notte del 26 settembre di quell'anno, mentre era in servizio, il computer di Petrov segnalò un lancio di missili in corso dagli Stati Uniti: direzione Mosca.
"In pochissimi minuti, il colonnello doveva decidere se rispondere all'attacco, sapendo che il suo gesto avrebbe scatenato la Terza Guerra Mondiale. Oppure se fosse il caso di fidarsi della sua intuizione". Durante quei minuti drammatici Petrov prese tempo per riflettere, senza agire d'istinto. Pensò si trattasse di una falla nel sistema informatico russo. Furono momenti concitati: poteva in un solo instante scatenare una catastrofe umanitaria. Ma non lo fece, e in effetti, si appurò successivamente che nessun attacco era stato sferrato dagli Stati Uniti: "E se il mondo oggi è così come lo vediamo è grazie a lui. Noi oggi non viviamo una minaccia nucleare come in quell'epoca: un rischio c'è ma in forma più attenuata". Eppure, sottolinea Reeves, c'è un'altra minaccia dalla quale l'uomo deve guardarsi: quella del cambiamento climatico e dell'inquinamento, che può avere disastrose "conseguenze per il futuro della vita sulla terra".
"E' davvero così grave se l'uomo dovesse scomparire?" chiede ai ragazzi l'astrofisico, ironicamente. "Forse altre specie di vita ne sarebbero anche contente, visto i danni che causiamo all'ambiente. Eppure gli esseri umani, per quanto vandali, non hanno commesso solo stupidaggini".
Al di là delle cause scientifiche che stanno portando a un deterioramento dell'ecosistema planetario, dice Reeves, il vero nemico potrebbe essere "l'intelligenza dell'uomo. Non potrebbe essere un regalo avvelenato che la natura ha fatto alla nostra specie? In effetti, ciò che fino ad oggi ci ha salvato fin dall'origine della nostra specie, ovvero l'intelligenza, è ciò che oggi ci minaccia. Dovremmo imparare dalle tartarughe, che abitano questo pianeta da 200 milioni di anni: vivere in armonia con la natura. Noi siamo responsabili della vita del pianeta per il semplice fatto di essere intelligenti".
Reeves individua tre strade per preservare la vita, da percorrere contemporaneamente: "L'arte, la scienza e la compassione, ovvero la capacità dell'uomo di prendersi cura degli altri. Come immagino il futuro della Terra?", risponde a un giovane in sala. "Come diceva un politico francese, non importa se si è ottimisti o pessimisti: l'importante è essere determinati nel fare ciò che si ritiene sia giusto fare".
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