Consultati gli assessori prima di ritirare le dimissioni. Idea di un blitz in aeroporto per parlare con il premier.
repubblica.it di GIOVANNA VITALE
ROMA - È davvero stretto e impervio, il sentiero sul quale il sindaco Ignazio Marino ha scelto di incamminarsi. Lui lo sa. Ma, nonostante le difficoltà, ha ormai deciso: "Andrò fino in fondo". Senza lasciare nulla di intentato. Il che significa sondare assessori e consiglieri per capire su quali numeri può ancora contare, saggiare l'umore delle truppe, verificare le basi di una resistenza a oltranza che vorrebbe dire mettersi per sempre fuori dal Pd.Un danno collaterale a questo punto inevitabile. Secondo il sindaco addebitabile per intero a Renzi e a Orfini, che hanno chiuso tutti i canali e ogni possibilità di confronto. Per cui se già oggi, o al più tardi venerdì, Marino dovesse infine risolversi a revocare le dimissioni, la colpa sarà loro e loro soltanto. E pazienza se poi ogni speranza di risarcimento andrà a farsi benedire: "Mi hanno fatto sapere che i contatti potranno riprendere il 2 novembre, dopo l'addio definitivo, ma io come faccio a fidarmi?".
Una vigilia densa di colloqui e telefonate. Anche con alcuni parlamentari (tra cui Bersani) ed esponenti del governo (Graziano Delrio, che però nega), per cercare conforto e sponde. "Se decidessi di restare, tu che faresti?", è la domanda a bruciapelo che diversi assessori si sono sentiti rivolgere in queste ore. Sempre uguale la risposta: "Non posso, non ci sono le condizioni". Rifiuti che avrebbero quasi azzerato il pallottoliere di Marino: allo stato, solo tre componenti della giunta gli rimarrebbero fedeli (Cattoi, Caudo ed Estella Marino), gli altri già trafficano con gli scatoloni. Come pure i consiglieri comunali: se lui dovesse tornare indietro, 38 su 48 firmerebbero la mozione di sfiducia, in 30 si dimetterebbero all'istante. Un'opzione, quest'ultima, di gran lunga la preferita del Pd.
Ma l'inquilino del Campidoglio è un osso duro. A lui, adesso, interessano due cose sole: parlare con il segretario-premier e andare in aula per spiegare alla città quello che ha fatto, che resta da fare, i motivi della crisi. Vuole l'onore delle armi, Marino, ed è pronto a prenderselo. Al punto da vagheggiare una trasferta, domani notte in aeroporto, dove Renzi atterrerà al ritorno dalla missione in America Latina. Attrezzandosi anche per il confronto in assemblea.Ieri il primo cittadino ha incontrato nel suo studio la presidente Valeria Baglio per sapere se avesse già convocato l'aula ("No") e che cosa intendesse fare ("Rispetto alla richiesta presentata dalle opposizioni ho 20 giorni di tempo"). Quindi, senza preannunciarle nulla, l'ha congedata. Restituendo la sensazione di non aver affatto abbandonato l'idea di chiedere lui personalmente una riunione di consiglio per andare allo show-down. Un'istanza che, se depositata dal sindaco, non potrebbe essere portata troppo per lunghe. E verrebbe soddisfatta entro il week-end.
Un'altra arma in mano al Marino resistente. Il quale, nel frattempo, sembra averci preso gusto a tenere tutti sulla corda. "La mia è una giunta che lavora e che guarda avanti", ha scandito ieri inaugurando un viadotto alla periferia di Roma. "Questa città ha patito corruzione e criminalità, noi abbiamo mostrato discontinuità. Domani apriremo due nuovi cantieri. Roma deve andare avanti". Più un grido di battaglia, che un'abdicazione. L'ennesima sfida al Nazareno e soprattutto a Matteo Orfini, ormai considerato il suo peggior nemico: "Un traditore".
Dichiarazioni che alzano la tensione. Renzi è molto irritato, gli era stato assicurato che al rientro in Italia il "caso Roma" sarebbe stato risolto. E invece... Il presidente del partito è in fibrillazione, al telefono con il vicesegretario Guerini ha garantito che "Ignazio non ritirerà le dimissioni, vedrai". Una promessa che però rischia di infrangersi, e non sarebbe la prima volta, contro l'ostinazione di Marino. Ma ai piani alti del Pd la linea è tracciata, e da quella non si deflette. Il premier non avrà alcun contatto, né telefonico né di persona, con l'inquilino del Campidoglio: "La partita è chiusa, si stanno solo discutendo le modalità". Tradotto significa che se il primo cittadino vuole lo scontro, troverà solo porte chiuse e dimissioni in blocco.
Un thriller a base di inseguimenti, colpi di scena ed emozioni. Proprio come Spectre , l'ultimo capitolo della saga di James Bond, proiettato a Roma in prima assoluta: il film con cui ieri sera Marino ha concluso il suo quintultimo giorno da sindaco. O forse la vigilia del suo ritorno.
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