Vale
proprio la pena di riprendere, sia pure in forma estremamente succinta,
la critica che Alessandro Penati sviluppa, sulle
colonne di “Repubblica” alla Legge di Stabilità .
Nel testo, infatti, sotto il titolo di prima pagina “La manovra
dell’ideologia” si sostiene come il raffazzonato documento che sarà
sottoposto nei prossimi giorni all’esame di Bruxelles e poi del
Parlamento italiano, non sia altro che un impasto ideologico di bassa
lega.
Attenzione però l’impasto ideologico non è rivolto all’acquiescenza verso il cosiddetto neo – liberismo, la cui ideologia imperante, esercitata all’insegna proprio della “morte delle ideologie”, ha sviluppato per almeno 3 decenni un’egemonia pressoché incontrastata sui temi economico – sociali (e di conseguenza politici, abbinandovi, infatti, lo slogan dell’economia come primato sulla politica).
La legge di Stabilità varata dal governo Renzi si muove, invece, nel solco della pura e semplice propaganda: un coacervo di mistificazioni, tipiche dell’agire politico di questi soggetti e in particolare del PD, che tendono a occuparsi “de minimis” puntando semplicemente all’ accumulazione di un consenso al riguardo del quale non ci si aspetta, poi, neppure un minimo di verifica pubblica (tanto a livello parlamentare su ogni passaggio controverso si tratterà di porre la questione di fiducia).
Nel suo articolo Penati fa tre esempi: quello dei 3.000 euro buttati lì sapendo benissimo che, comunque, non arriverà alcuno stimolo per la crescita dei consumi. E’ solo marketing politico si sostiene nel testo..
Del tutto ideologica viene considerata anche (a ragione N.d.R.) l’abolizione della tassa sulla prima casa, alla quale si perviene dopo che sembra essere stata abbandonata la strada di una riforma del catasto della quale si parla ormai da più di trent’anni.
Anche lo spauracchio di Bruxelles è usato strumentalmente per catturare simpatie nel vasto movimento anti-europeo che si sta allargando non solo in Italia e insidiare il patrimonio elettorale di Lega Nord, M5S e Forza Italia.
Insomma la Legge di Stabilità è usata per costruire/ricostruire un consenso che occhieggia alle parti più basse dell’individualismo consumistico, agli impulsi più negativi dell’istinto “compradoro” ed egoistico di quella che un tempo poteva definirsi piccola borghesia.
Restano totalmente fuori i grandi tempi del rapporto con L’Europa dei banchieri, della mancanza di politica industriale, della corruzione dilagante, delle difficoltà degli Enti Locali, del fallimento delle Regioni, della capacità di affrontare i grandi drammi dell’epoca primo fra tutti quello della guerra e delle sue tragiche conseguenze.
L’opposizione su questi terreni non esiste e non potrebbe esistere semplicemente perché ha accettato in pieno l’ideologia dominante: quella della propaganda fine a se stessa, dell’esaltazione dei personaggi più o meno televisivi, dell’indifferenza verso i “casi” di malcostume che quotidianamente vengono scoperti a tutti i livelli.
Un vecchio discorso quello della politica ridotta all’apparenza: fenomeno fatto passare come modernità al posto dei ferri vecchi delle contraddizioni sociali, del riferimento allo scontro di classe, alla realtà dei drammi quotidiani di milioni di persone.
Un discorso però che rimane di grande attualità da affrontare proprio sul piano di ritrovare espressioni sul piano ideologico.
Intendendo il piano ideologico quello che permette di capire subito “da che parte stare”, quali sono i discrimini, la barricata giusta.
In questo modo invece si esalta una sorta di “ marmellata sociale”, di politica fatta di verbalismi pieni soltanto di se stessi (l’incredibile “Il mondo ha fame d’Italia”) utilizzati, è bene chiarirlo, per un fine questo sì’ tutto ideologico: porre i potenti di sempre al riparo da qualsiasi possibilità di vedere incrinato il proprio dominio, la propria capacità di sopraffazione.
L’ideologia del governo Renzi è facile da individuare: tra massoneria e grande finanza preservare il dominio degli eterni “padroni del vapore”.
Attenzione però l’impasto ideologico non è rivolto all’acquiescenza verso il cosiddetto neo – liberismo, la cui ideologia imperante, esercitata all’insegna proprio della “morte delle ideologie”, ha sviluppato per almeno 3 decenni un’egemonia pressoché incontrastata sui temi economico – sociali (e di conseguenza politici, abbinandovi, infatti, lo slogan dell’economia come primato sulla politica).
La legge di Stabilità varata dal governo Renzi si muove, invece, nel solco della pura e semplice propaganda: un coacervo di mistificazioni, tipiche dell’agire politico di questi soggetti e in particolare del PD, che tendono a occuparsi “de minimis” puntando semplicemente all’ accumulazione di un consenso al riguardo del quale non ci si aspetta, poi, neppure un minimo di verifica pubblica (tanto a livello parlamentare su ogni passaggio controverso si tratterà di porre la questione di fiducia).
Nel suo articolo Penati fa tre esempi: quello dei 3.000 euro buttati lì sapendo benissimo che, comunque, non arriverà alcuno stimolo per la crescita dei consumi. E’ solo marketing politico si sostiene nel testo..
Del tutto ideologica viene considerata anche (a ragione N.d.R.) l’abolizione della tassa sulla prima casa, alla quale si perviene dopo che sembra essere stata abbandonata la strada di una riforma del catasto della quale si parla ormai da più di trent’anni.
Anche lo spauracchio di Bruxelles è usato strumentalmente per catturare simpatie nel vasto movimento anti-europeo che si sta allargando non solo in Italia e insidiare il patrimonio elettorale di Lega Nord, M5S e Forza Italia.
Insomma la Legge di Stabilità è usata per costruire/ricostruire un consenso che occhieggia alle parti più basse dell’individualismo consumistico, agli impulsi più negativi dell’istinto “compradoro” ed egoistico di quella che un tempo poteva definirsi piccola borghesia.
Restano totalmente fuori i grandi tempi del rapporto con L’Europa dei banchieri, della mancanza di politica industriale, della corruzione dilagante, delle difficoltà degli Enti Locali, del fallimento delle Regioni, della capacità di affrontare i grandi drammi dell’epoca primo fra tutti quello della guerra e delle sue tragiche conseguenze.
L’opposizione su questi terreni non esiste e non potrebbe esistere semplicemente perché ha accettato in pieno l’ideologia dominante: quella della propaganda fine a se stessa, dell’esaltazione dei personaggi più o meno televisivi, dell’indifferenza verso i “casi” di malcostume che quotidianamente vengono scoperti a tutti i livelli.
Un vecchio discorso quello della politica ridotta all’apparenza: fenomeno fatto passare come modernità al posto dei ferri vecchi delle contraddizioni sociali, del riferimento allo scontro di classe, alla realtà dei drammi quotidiani di milioni di persone.
Un discorso però che rimane di grande attualità da affrontare proprio sul piano di ritrovare espressioni sul piano ideologico.
Intendendo il piano ideologico quello che permette di capire subito “da che parte stare”, quali sono i discrimini, la barricata giusta.
In questo modo invece si esalta una sorta di “ marmellata sociale”, di politica fatta di verbalismi pieni soltanto di se stessi (l’incredibile “Il mondo ha fame d’Italia”) utilizzati, è bene chiarirlo, per un fine questo sì’ tutto ideologico: porre i potenti di sempre al riparo da qualsiasi possibilità di vedere incrinato il proprio dominio, la propria capacità di sopraffazione.
L’ideologia del governo Renzi è facile da individuare: tra massoneria e grande finanza preservare il dominio degli eterni “padroni del vapore”.
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