Spostati in avanti e resi meno severi i nuovi limiti che saranno obbligatori in Europa. Si ridurrà in ogni caso il gap fra omologazioni e uso reale. Proteste di verdi ed ecologisti: «Un danno per la salute».
ilmessaggero.itBRUXELLES - Giro di vite ma non così stretto. Nonostante lo scandalo Volkswagen, l'accordo dei 28 sui nuovi test su strada per le emissioni auto è stato trovato al ribasso, annacquando la proposta della CommissioneUe con soglie di non conformità più alte e uno slittamento dei tempi per dare più margine alle case automobilistiche per adeguarsi.
Immediata la denuncia di verdi e ambientalisti che hanno gridato allo scandalo, perché sarà consentito superare i limiti degli ossidi di azoto, nocivi, di oltre il doppio previsto per legge. Con le nuove norme adottate, dal primo settembre 2017 i nuovi prototipi auto potranno superare del 110% (fattore di conformità del 2,1) il tetto massimo degli 80 milligrammi per chilometro di NOx, contro la proposta iniziale di Bruxelles del 60% (fattore 1,6). Dal primo settembre 2019 (la Commissione chiedeva il 2018) questa soglia entrerà in vigore per tutti i modelli auto.
Dal primo gennaio 2020 il fattore scenderà a 1,5, ovvero saranno consentite emissioni in più del 50% per i nuovi prototipi, e dal primo gennaio 2021 per tutti i modelli. Per Bruxelles la soglia doveva diventare zero e i tempi anticipati di un anno. La barra Ue era stata messa relativamente in alto, puntando sull'effetto Vw per far smuovere i 28, da anni restii a procedere per eliminare le enormi discrepanze - sino al 500% - tra le emissioni “certificate” in laboratorio e quelle realmente rilasciate dalle auto durante la guida reale.
Ma è stato chiaro sin da subito che per gli stati membri, in particolare Germania, Italia e Francia sensibili alle esigenze delle proprie case automobilistiche, le proposte di Bruxelles erano troppo ambiziose. La commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska, che sino a qualche ora dal voto ha moltiplicato gli appelli per un esito positivo temendo un'impasse totale, si è dovuta accontentare, ricordando che l'intesa prevede «comunque una riduzione significativa rispetto alle attuali discrepanze del 400% in media».
L'Europarlamento potrebbe però ancora respingere in toto (ma non emendare) l'accordo. Verdi e ambientalisti sono subito insorti, accusando i 28 di essersi «piegati alle lobby» dell'auto «premiando di fatto le case che “barano” di più», a discapito della salute dei cittadini - si imputano alle eccesive emissioni diesel 100 mila morti in Europa - e dell'ambiente.
«Le auto potranno emettere sino a 168 mg/km sino al 2019, ovvero più del doppio del limite legale, e 120 mg dal 2020, ossia il 50% in più rispetto al limite», spiega Greenpeace, parlando di accordo «oltraggioso» come i socialisti Ue. «Scandaloso» anche per i verdi europei, per cui «si tratta di un'autorizzazione a violare la legge». Una «orribile notizia» anche per i libdem Ue per gli effetti su consumatori, qualità dell'aria e competitività del settore auto. La commissaria Bienkowska comunque ha assicurato che «non è finita qui»: in arrivo una revisione del sistema di omologazioni e motorizzazioni per garantirne l'indipendenza.
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