Farà troppo caldo per mettere il naso fuori di casa e, addirittura, per sopravvivere: nel 2100 le temperature in alcune zone del mondo potrebbero raggiungere i 77 gradi centigradi, con tassi di umidità "incompatibili con la vita". A dirlo è una ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Climate Change, secondo la quale ad essere a rischio sarebbero soprattutto i paesi del Golfo Persico. In confronto a ciò che potrebbero subire Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita, Bahrain la forte ondata di calore del 2003 in Europa è, a detta degli studiosi, "una ventata di aria fresca".
Ad essere più esposto al pericolo è soprattutto chi vive in condizioni di povertà e non ha accesso a luoghi climatizzati, ma anche chi svolge lavori all'aperto, come agricoltori o allevatori, e chi è costretto a viaggiare, come i pellegrini diretti a La Mecca. Gli esperti mettono in guardia dai "gravi problemi di salute" che il caldo potrebbe portare con sé. La temperatura percepita o, in linguaggio scientifico, "temperatura di bulbo umido" determina la nostra resistenza: prima di collassare, con 46° e il 50% di umidità si resiste all'esterno solo sei ore.
Il 2015 si avvia a diventare l'anno più caldo della storia o almeno degli ultimi 130 anni: lo scorso settembre è stato il più caldo di sempre, con una temperatura globale di 15,9° rispetto ai 15° usuali. Inoltre, nonostante non sia mai stato superato il limite massimo di "temperatura di bulbo umido" (31°), a fine luglio per quasi un’ora nella località di Bandar Mahshahr, in Iran, ci si è andati molto vicini. "Il cambiamento climatico fa paura proprio perché potrebbe portarci a vivere condizioni completamente sconosciute alla nostra natura - spiega Chris Field, ricercatore del Carnegie Institute for Science -. Se non agiamo in modo tempestivo per evitare l'estremo surriscaldamento, le persone che abitano in queste aree del mondo dovranno trovare un altro posto in cui vivere".
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