mercoledì 28 ottobre 2015

Ambiente. Tonno a rischio.

Il mercato italiano del tonno in scatola si sta spostando verso una pesca più sostenibile. Dal nuovo rapporto di Greenpeace, che ha preso in esame 11 marchi, circa l’80% del mercato italiano, risulta che per la prima volta un marchio italiano (ASdoMAR) arriva in fascia verde grazie alle azioni concrete per mettere nelle sue scatolette tonno pescato con tecniche sostenibili. Seguono Esselunga e Conad, mentre Rio Mare, leader del mercato italiano, rimane in quarta posizione perché dimostra di voler mantenere gli impegni ma non ha fatto ancora abbastanza.



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Antonio Cianciullo“Chi invece non sembra proprio darsi da fare – nonostante gli impegni presi e gli spot televisivi – è un altro importantissimo marchio del nostro mercato: Mareblu, declassato in fascia rossa”, scrive Greenpeace. “ Nonostante le promesse di bandire i metodi di pesca distruttivi, usando solo tonno da pesca a canna o senza FAD entro il 2016, allo stato attuale solo lo 0,2 per cento dei prodotti di Mareblu è pescato in modo sostenibile. Nella maggior parte delle sue scatolette finisce tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (“baby-tuna”) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe, spesso di specie in pericolo. Come se non bastasse, Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria del marchio Mareblu, è stata recentemente coinvolta in uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei diritti umani lungo le sue filiere di produzione”.
Per convincere Mareblu a cambiare, Greenpeace ha lanciato una petizione online.

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