lunedì 26 ottobre 2015

Il baratto fiscale tra futuro e Medioevo.




Il baratto fiscale tra futuro e MedioevoLavori di potatura, manutenzione stradale e pittura per saldare i debiti con il fisco comunale. La novità è stata introdotta un anno fa dal governo per aiutare le famiglie travolte dalla crisi, ma tra le grandi città solo Milano e Bari hanno deciso di offrire effettivamente questa possibilità ai loro residenti. Fortemente sostenuta dai movimenti promotori di forme di economia alternativa, la misura è stata accolta infatti con scetticismo dalla maggioranza dei municipi a corto di soldi contanti e da chi lamenta le somiglianze con le corvée di antica memoria.


Un assist ai sindaci per fare di necessità virtù
di ROBERTO PETRINI
ROMA - Un pezzo di filosofia delle rete, un pezzo di New Age economica, un po' di necessità, un po' di virtù. Sullo sfondo c'è la drammatica crisi che ha sconvolto l'Italia negli ultimi otto anni e ha lasciato sul terreno vittime, disoccupazione, povertà, licenziamenti e in qualche caso anche strazianti storie di gente che di fronte alle difficoltà si è tolta la vita. Così i sindaci italiani, che con sempre meno risorse si sono trovati a fronteggiare la recessione e il disagio delle famiglie, hanno aguzzato l'ingegno e si sono inventati il "baratto amministrativo". Sei un "moroso incolpevole"? Non paghi le tasse o la mensa di tuo figlio perché sei in mezzo ad una strada? Ti diamo la possibilità di farlo, in cambio di una corvée a pulire i giardini pubblici o un pacchetto di ore a ridipingere le pareti di una scuola. Così siamo pari: tanto devi alla collettività, tanto hai la possibilità di pagare con il tuo lavoro. Col sudore della tua fronte.

Non è la trovata di un sindaco di provincia italiano in cerca di pubblicità e soffocato dalle proposte della rete e dalle petizioni dei cittadini più attivi, ma una iniziativa con tutti i crismi della ufficialità del sindaco di Milano, la città dell'Expo e dove il cambio di biciclette funziona, Giuliano Pisapia. Il moroso incolpevole, cioè chi non può pagare rette scolastiche, immondizia, Tasi, affitto delle case popolari e multe auto, perché ha veramente le tasche vuote, può volontariamente candidarsi al servizio civile che gli consentirà di pagare la multa e tasse. Naturalmente per partecipare a allo scambio alla pari bisogna dimostrare di avere una condizione economica poco florida: a Milano un reddito sotto i 21 mila euro lordi. Un debito di un certo rilievo: almeno 1.500 euro. E una certa attidudine ad usare il rastrello e la tinteggiatura dei muri.


Milano non è sola, delibere, esperimenti e aperture al baratto amministrativo si stanno diffondendo in tutta Italia: da Ventimiglia a Orosei in Sardegna, da Bari (dove il sindaco Antonio Decaro ha accolto le richieste dei Cinque Stelle) a Trevi, da Castelvetrano in provincia di Trapani a Siracusa. Tutti sindaci pro-baratto anche perché la legge lo consente: il decreto Sblocca-Italia, uno dei primi provvedimenti del governo Renzi, all'articolo 24 dispone che i cittadini, o le associazioni tra cittadini, possono fare interventi di pulizia e manutenzione della città in cambio di "riduzioni o esenzioni" dei tributi. Senza neanche forzare troppo il dispositivo della legge, approvata nel 2014, i Municipi hanno previsto che lavorando si può scontare un debito fiscale futuro ma, in alcuni casi, anche pregresso.Ed è proprio sul "pregresso" che stanno nascendo al-cuni problemi. Sebbene i seguaci dei nuovi sistemi di economie alternative esultino, la norma che consente ai sindaci di riscuotere le tasse con ore di lavoro destinate alla collettività, ha riflessi per niente marginali di diritto tributario, sindacale e persino di misurabilità economica delle prestazioni "in natura". Del resto se tutto fosse stato così semplice, la moneta non avrebbe mai sostituito il baratto. La stessa Anci, l'associazione dei Comuni, attraverso il suo braccio operativo tecnico, l'Ifel, ha sentito l'esigenza di porre dei paletti e nei giorni scorsi ha emesso una circolare specifica dedicata al baratto amministrativo. Cosa dice? Numero uno, le "controprestazioni" devono riguardare solo la riqualificazione del territorio come dice la legge e dunque attenzione con la creatività; punto secondo, le "controprestazioni" dovrebbero essere attinenti alla tassa da pagare, insomma se l'oggetto del baratto è la tassa sull'immondizia va bene pulire i giardini, se è l'Imu si possono tinteggiare le case popolari, ma occhio alla "ragionevolezza"; terzo punto, la legge parla di associazione di cittadini e dunque bisogna privilegiare accordi con queste entità abilitate a presentare veri e propri progetti di riqualificazione del territorio, con un minimo di professionalità, solo successivamente si può passare a consentire il baratto a singoli contribuenti che, naturalmente, non possono offrire le stesse garanzie di un lavoro organizzato; infine quarto punto, che a prima vista sembra una vera e propria zeppa nell'operazione dei sindaci, l'Anci spiega ai propri associati che sui debiti fiscali pregressi (Tasi, Imu, Tarsu, Tosap) bisogna fare attenzione perché una volta accertati e passati a ruolo diventano "indisponibili e irrinunciabili" e dunque, in punta di diritto, il Comune non può condonarli neanche a fronte di prestazioni "in natura" senza una legge specifica. Piedi di piombo.
 
Il sogno dell'economia alternativa si infrange contro i labirinti del diritto e il muro di gomma della burocrazia? I giuristi e gli economisti ci rendono difficile quello che sarebbe facile? Naturalmente la buona fede dei sindaci non è in discussione: tutti i mezzi devono essere tentati di fronte alla drammaticità della situazione e soprattutto è bene non chiudere la porta in faccia alle proposte e all'entusiasmo che vengono dai movimenti e dalla Rete. Ma se il mondo fosse così semplice non saremmo afflitti da tanti problemi. Lo stesso concetto di baratto è molto in voga: su innumerevoli siti si scambia il superfluo e proprio nel prossimo mese di novembre si terrà una settimana del baratto dove si può ottenere un soggiorno all'estero in un B&B in cambio di riparazioni all'impianto elettrico e ripetizioni di matematica ai figli.

Tutto molto bello, ma di nicchia. Basterebbe leggere una delle bibbie dei non global "Debito. I primi 5.000 anni" di David Graeber (si trova gratis in rete) per scoprire che il baratto fu accantonato e si passò alle conchiglie e poi alle monete, perché "lascia sempre qualcuno scontento, vista la difficoltà di eguagliare i valori degli oggetti scambiati". Insomma una bella utopia che l'uomo accantonò fin dalle prime comunità arcaiche anche perché quando due tribù si davano convegno per la pratica del baratto, grani di sale contro merluzzi, se i conti non tornavano spesso finiva a mazzate e stupri. Ci sarà un perché?

Senza contare l'altro aspetto che, molto più modestamente, si stanno già ponendo a Milano, come sottolinea l'articolo di Oriana Liso, che pubblichiamo di seguito: quanto vale un'ora di lavoro? Ovvero quanto debito si può scalare con un'ora di lavoro? Risposta difficile, se non ci si affida all'unico strumento di misurabilità possibile la paga sindacale, stabilita dal mercato in termini di moneta. Cioè si torna al punto di partenza e il baratto va a farsi friggere. A meno che perdersi in laboriosi calcoli da economia pianificata.

Qualcuno solleva anche questioni che attengono al diritto del lavoro: chi paga l'Inail se il tinteggiatore occasionale si rompe una gamba? E i contributi previden-ziali? E se la buca sulla strada non viene manutenuta a dovere dai "morosi incolpevoli" in corvée e un motorino "inciampa". Chi paga? Ad essere pignoli si può anche ricordare che per condonare i debiti fiscali, ai tempi di Berlusconi, in questo paese gli evasori pagarono dal 4 all'8 per cento di quanto avevano sottratto all'erario. La parte della popolazione meno fortunata invece deve rompersi la schiena a raccogliere sterpaglie. Espiando anche la colpa.


Cosa prevede il decreto Sblocca Italia
"Art. 24. - (Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio). - 1. I comuni possono definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare. Gli interventi possono riguardare la pulizia, la manutenzione, l'abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano. In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere. L'esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell'esercizio sussidiario dell'attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute".


Milano, da "morosi incolpevoli" a imbianchini
di ORIANA LISO
MILANO - Quanto debito si può scalare con un'ora di lavoro? La domanda, in questi giorni, è alla base dei calcoli della ragioneria del Comune di Milano: che dovrà, appunto, studiare un parametro nuovo, per qualcosa che, finora, non era mai stata fatta. Si chiama "baratto amministrativo", è una possibilità prevista dall'articolo 24 del decreto Sblocca Italia per i bilanci dei Comuni e che permette ai cittadini con redditi bassi di svolgere lavori utili alla collettività in cambio di sconti o esenzioni sui futuri pagamenti dovuti alle casse pubbliche. Milano, prima grande città in Italia, ha deciso di applicarla in un modo un po' diverso dalla formula standard proposta dal governo: invece di pensare alle tasse future, ha scelto di guardare ai debiti accumulati da chi, in questi anni, non è riuscito a pagare bollettini e multe perché colpito dagli effetti della crisi economica, chiedendo, in cambio della cancellazione o della riduzione del debito, di mettersi a disposizione della collettività, curando giardini pubblici o svolgendo piccoli lavori di manutenzione su scuole e impianti sportivi.

I destinatari. Sono loro, i "morosi incolpevoli", i destinatari del provvedimento che la giunta di Giuliano Pisapia ha approvato a fine settembre, e che diventerà operativo all'inizio del nuovo anno: persone che hanno perso il lavoro o che sono in cassa integrazione, piccoli artigiani che hanno visto crollare vertiginosamente i loro affari e che, per questo, non hanno potuto fare altro che accumulare i pagamenti delle tasse comunali - dalla Tarsu, la vecchia tassa sui rifiuti, all'Imu e a all'Ici -, delle rette scolastiche dei loro figli o del canone di affitto delle case popolari, fino ad arrivare alle multe per gli ingressi nell'Area C. Somme ingenti - quelle accumulate fino al 2013 come debito dei milanesi morosi - di difficilissima riscossione, per le amministrazioni, se non dopo lunghi (e costosi) contenziosi. Anche da questa considerazione pratica è partita l'idea, sviluppata dall'assessore al Bilancio Francesca Balzani con i colleghi di alcuni settori: perché, spiegano a Palazzo Marino, "la collaborazione tra pubblico e privato non deve riguardare solo i grandi progetti: anche ai singoli cittadini si può chiedere di partecipare in modo virtuoso alla cura dei beni comuni, ricevendone in cambio di un vantaggio fiscale".

Il progetto si articolerà in bandi specifici per le diverse attività che verranno proposte ai cittadini. Il primo bando partirà a gennaio e sarà aperto a chi ha una situazione di morosità incolpevole accertata, con reddito fino a 21mila euro e un debito (al 2013) di almeno 1.500 euro. Gli uffici comunali del verde stanno selezionando le attività: si tratterà di occuparsi di piccoli giardini e aiuole su strada, per poi allargare il campo a scuole e uffici pubblici da ridipingere e a interventi di decoro urbano. Soltanto dopo un primo periodo di sperimentazione, si potrà pensare a un altro capitolo, quello del welfare, con il baratto amministrativo applicato anche ai centri anziani e per disabili: in questo caso, però, bisognerà valutare le singole competenze di chi partecipa ai bandi.

Le assicurazioni. "Non ci saranno sovrapposizioni con il lavoro regolarmente svolto dalle aziende, come l'Amsa, che già si occupano della cura della città: stiamo parlando di migliorare quello che già viene fatto", assicura l'assessore Chiara Bisconti. Gli uffici delle risorse umane, invece, stanno lavorando su un altro, delicato fronte: per ogni cittadino bisognerà costruire una sorta di "contratto di collaborazione" che tenga conto, per esempio, delle tutele assicurative necessarie. E bisognerà, anche, stabilire il "prezzario", ovvero il calcolo di quanto vale un'ora di lavoro in rapporto al debito da estinguere. Criteri tutti da costruire, appunto, come è da costruire un sistema di controllo rigoroso che eviti abusi e furbizie: per assicurarsi che i cittadini che accedono al baratto amministrativo si sta pensando a squadre miste, con giardinieri del settore verde come "tutor", per coordinare gli interventi e vigilare che le ore barattate siano davvero impiegate per la collettività.

 
I Comuni: "Misura simbolica che non risolve"
ROMA - Ben venga per il suo carico di civismo, ma non sarà certo il baratto amministrativo a risolvere il problema delle casse comunali rese drammaticamente sempre più vuote da un crescente tasso di morosità nel pagamento di tasse e contributi. Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e presidente dell'Istituto per la Finanza e l'Economia Locale che fa capo all'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), parla di un provvedimento "meta contabile" o di "norma manifesto". "La possibilità inserita dal governo Renzi nel decreto Sblocca Italia - dice - tradisce un'impostazione culturale encomiabile, ma con qualche grammo di utopia".

E' questa vena di utopia che sta limitando il numero di Comuni che hanno deciso di approfittare della possibilità di farsi pagare in prestazioni lavorative?
"Certo, è uno dei problemi, anche se qualcosa sta cambiando. Il Comune di Milano, fissando criteri molto precisi che lo vincolano al campo dei ravvedimenti operosi o a quello dei debiti inesigibili, ha riportato il baratto amministrativo sul terreno del realismo, suscitando l'interesse di molti altri municipi, anche di dimensioni medie e grandi. Altrimenti è inevitabilmente una possibilità alla portata solo dei Comuni di piccole dimensioni. Organizzare il volontariato su larga scala è un lavoro molto difficile e non è esattamente il compito delle amministrazioni comunali".

Il volontariato è difficile da gestire, ma, pare di capire, dal punto di vista dei Comuni può dare anche un contributo limitato.
"Sicuramente. Siamo alle prese con un fenomeno di morosità crescente dei tributi locali. Penso al caso delle rette delle mense scolastiche di cui si è occupata anche Repubblica, oppure alla Tari. In questo caso la situazione è talmente grave che è dovuto intervenire il governo prevedendo che la quota di tributi non riscossa venga ridistribuita tra chi invece la paga. Le amministrazioni hanno seri problemi di cassa che il volontariato non risolve di certo, il suo valore semmai è un altro".

A che cosa si riferisce?
"Penso alla citazione di Gaetano Salvemini: 'Beati quei cittadini che scendono in piazza a riparare una fontana'. E' il lato utopico del baratto amministrativo, che ha un valore simbolico molto forte e apprezzabile di educazione al civismo".

Eppure c'è chi si è scandalizzato: pagare le tasse potando le aiuole ricorda troppo le corvée di memoria medievale.
"Ma no, non scherziamo, non è mica un obbligo, è solo una possibilità. Mi pare un paragone completamente fuori luogo". (v. g.)
 


Scetticismo in Sicilia: "Ci servono i contanti".
di GERALDINE PEDROTTI
PALERMO - Una norma mediatica, difficilmente applicabile con successo in una regione come la Sicilia dove gli amministratori locali devono destreggiarsi tra i tagli ai trasferimenti di Stato e Regione e l'evasione fiscale che nei piccoli centri tocca picchi del 50 per cento. E' scettica l'Anci Sicilia, l'associazione che rappresenta i sindaci dell'Isola, sull'efficacia del "baratto amministrativo", che consente ai cittadini meno abbienti di ripagare i propri debiti col Comune attraverso il lavoro.

Difficoltà nei bilanci."E' solo uno slogan, una norma mediatica che non tutti i Comuni potranno applicare, visti i drastici tagli ai trasferimenti nazionali e regionali degli ultimi anni - commenta il vicepresidente dell'Associazione siciliana, e sindaco del piccolo comune di Canicattini Bagni, Paolo Amenta - la fiscalità locale già adesso non basta a compensarli, per molti Comuni diventa un'impresa riuscire a chiudere il bilancio". Un sistema quello degli enti locali che nell'Isola rischia di implodere, la cui crisi è certificata dagli ultimi dati forniti dalla Corte dei conti: i finanziamenti nazionali verso i Comuni siciliani sono passati dal miliardo e mezzo del 2011 ai 380 milioni del 2014, mentre quelli regionali sono stati dimezzati nel giro di cinque anni, dai 900 milioni di euro del 2009 ai 472 milioni di quest'anno. "Inoltre - continua Amenta - gli effettivi beneficiari saranno pochissimi: le clausole di applicazione nei regolamenti finora approvati in Sicilia sono molto restrittive, con soglie tra gli ottomila e i novemila euro di Isee per chi chiede di usufruire del baratto. Senza considerare che il Comune non risparmierà facendo svolgere ai cittadini lavori come lo spazzamento delle strade o la manutenzione del verde, perché bisognerà continuare a pagare le ditte specializzate per garantire il servizio".

A chi piace. Nel frattempo, però, la norma sembra piacere a molti amministratori siciliani che negli ultimi mesi stanno lavorando all'applicazione del baratto amministrativo: da Siracusa a Mazara del Vallo, da Carini a Milazzo, sono una decina i Comuni che si preparano ad approvare il regolamento nei prossimi mesi. Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stata l'apripista in Sicilia e attualmente è l'unico comune ad applicare il baratto. "Abbiamo approvato la norma pochi giorni fa, dovendo valutare gli impatti sul bilancio - spiega il sindaco di Castelvetrano Selinunte, Felice Errante - abbiamo dovuto fissare un tetto di 50 mila euro per l'ammontare dei debiti che possono essere 'condonati', per un massimo di 700 euro sulle tasse non pagate l'anno precedente. I cittadini con un Isee inferiore ai novemila euro potranno fare richiesta e, se entreranno in graduatoria, già a novembre inizieranno a lavorare". I beneficiari sceglieranno una tra le zone individuate dal Comune dove potranno occuparsi della manutenzione del verde pubblico, sotto la supervisione del responsabile comunale che vigilerà sul numero di ore svolte.

Dignità. Di verde pubblico, ma anche di servizi scolastici e pulizia delle strade, si occuperanno anche gli abitanti di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, dove l'approvazione del baratto in Consiglio comunale è fissata per la prossima settimana. "Abbiamo vincolato una somma di 20 mila euro, ottenuta mettendo mano a un tesoretto raccolto grazie alla lotta all'evasione fiscale nell'area industriale di Priolo - dice il primo cittadino Antonello Rizza - è chiaro che difficilmente un Comune con buchi in bilancio potrà applicare il baratto. Ma al di là dell'utilità finanziaria per le casse comunali, ritengo che sia importante potere mettere i cittadini meno abbienti nelle condizioni di potere saldare i propri debiti, è una questione di dignità della persona".


A Bari possibile solo per i redditi più bassi
di FRANCESCA RUSSI
BARI - Potranno estinguere il debito pulendo le aiuole dei giardini o pittando le pareti della scuola. E ancora facendo assistenza ai disabili o insegnando l'inglese nei centri famiglia. Così i cittadini baresi in difficoltà economica avranno la possibilità di saldare i tributi arretrati attraverso ore di lavoro per il Comune. È il nuovo "baratto amministrativo" approvato dalla giunta comunale il 25 settembre scorso su sollecitazione del Movimento 5 Stelle. "Uno strumento che permette ai cittadini attualmente in difficoltà, i cosiddetti morosi incolpevoli, che per svariati motivi oggi si trovano nelle condizioni di non poter saldare il proprio debito con l'amministrazione comunale rispetto a morosità sui tributi relativi alle annualità precedenti, di risarcire l'ente comunale, per la somma dovuta, attraverso attività lavorative individuate dal Comune", spiega il sindaco di Bari Antonio Decaro.

Regolamento. Il baratto sarà valido per debiti relativi a tributi comunali come la tassa sui rifiuti o sugli immobili, ma per il futuro potrà essere esteso anche alla morosità dovuta e multe arretrate e canoni di affitto di case popolari. Entro aprile, in tutto sei mesi di tempo, Palazzo di Città dovrà elaborare il regolamento che definisca tutti i criteri per accedere al baratto: fasce di reddito, tipologia di attività e costo orario da corrispondere a ciascun lavoro. Gli uffici comunali sono già al lavoro e l'ipotesi, per ora, è quella di riservare l'opportunità del baratto a chi ha un reddito sotto i 15mila euro per l'anno in corso anche se negli anni precedenti dichiarava di più. "Perché bisogna considerare chi prima poteva pagare i tributi avendo un certo reddito ma ora è in difficoltà per aver perso il lavoro o per la cassa integrazione" aggiunge l'assessore al Bilancio Dora Savino.

I cittadini potranno aderire in maniera volontaria esprimendo la propria preferenza e la propria specializzazione tra le attività prevista e sarà redatta poi una sorta di graduatoria. "Inseriremo la pulizia dei muri dalle scritte e la cura del verde - aggiunge Decaro - ma ci saranno anche attività per chi ha elevate professionalità come l'insegnamento nelle strutture socio educative di lingue come l'inglese o la gestione della biblioteca nei centri famiglia. Vogliamo restituire dignità a chi si trova in difficoltà economiche ed è costretto a chiedere aiuto o a diventare un evasore fiscale non colpevole".

Prime code agli sportelli.Prima di entrare in vigore il regolamento dovrà essere approvato dal consiglio comunale contestualmente al bilancio di previsione che dovrà accantonare una cifra destinata al baratto amministrativo. Intanto, però, a Palazzo di Città è già cominciata la coda di cittadini, tra cui molti anziani, che chiedono informazioni e vogliono già mettersi al lavoro. "Per chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese  -  spiega un pensionato 66enne che ogni giorno continua a chiedere notizie al Comune di Bari  -  è un'iniziativa positiva, io ho un debito di 200-300 euro per la tassa dei rifiuti ma o pago il bollettino o pago la spesa".

Si tratta anche del primo provvedimento dell'amministrazione targata Pd a ricevere il plauso dei grillini. "Siamo pronti a sostenere tutte le iniziative positive che l'amministrazione intenderà intraprendere per migliorare la vita dei cittadini  -  commenta il consigliere comunale Sabino Mangano (M5S)  -  Non vogliamo passare per quelli che dicono no a tutto".

Nessun commento:

Posta un commento