lunedì 26 ottobre 2015

Pubblico impiego, la catastrofe prossima ventura. Il punto di vista di alcuni delegati Cobas.

Sono giorni decisivi per la Pa non solo in vista della Legge di stabilità ma perché con i fatti di Sanremo sarà piu' facile procedere nello smantellamento del lavoro pubblico.
Sulle pagine de Il sole 24 ore se la prendono con "gli assenteisti cronici con i premi in busta paga" (difficile spiegare che questi premi sarebbero soldi dei lavoratori pubblici trasferiti dalla retribuzione base alla contrattazione aziendale per essere poi -nel tempo- sottoposti alle forche caudine della performance a colpi di decreti legislativi, insomma il salario in un colpo diventa una sorta di premio, giusto per favorire l'immagine del privilegiato fannullone)
I premi non esistono, ignoranti i giornalisti, o meglio volutamente disinformati perché vendere l'immagine che un assenteista possa percepire salario senza far nulla fa breccia nell'Italia dei senza lavoro e delle lunghe fila agli sportelli pubblici, scatena indignazione e favorisce un clima adatto alle agognate riforme.
Ma il Governo si sta rimangiando anche i pochi impegni assunti certi che i sindacati non muoveranno un dito per rivendicare diritti e salario, a tutela del potere di acquisto delle buste paga e del potere di contrattazione abbattuto a colpi di decreti legge vincolati, in Parlamento, alla fiducia al Governo.
La progressiva rimozione del blocco delle assunzioni subisce un forte rallentamento e sarà possibile solo destinare a nuovi posti di lavoro il 25% dei risparmi per le uscite 2015.

Si continua a rinviare il rinnovo dei contratti nazionali perché prima si vorrebbero ridurre a soli 4 i comparti contrattuali del pubblico e una volta emanati alcuni decreti attuativi della Madia rivedere, nell'ottica divisoria di Brunetta, gli stessi meccanismi della contrattazione decentrata (il blocco dei fondi riguarda 70 milioni di euro)
Cancellata la norma che permetteva di erogare gli aumenti contrattuali prima della riduzione dei comparti, tutto ciò viene reso possibile dalla contraddittoria sentenza della Consulta che sancisce l'obbligo del Governo a rinnovare i contratti ma senza alcuna retroattività ( è stato un abuso bloccare i contratti ma i nostri giudici sanano comunque i sei anni di blocco in nome delle politiche di austerità) e soprattutto senza vincoli sui tempi entro cui chiudere le trattative. Il Governo è quindi salvato, puo' dilatare i tempi a dismisura e nel frattempo procedere con lo smantellamento della Pubblica amministrazione
Dei 300 milioni destinati al rinnovo dei contratti (il costo di una pizza al mese) ben 74 sono destinate a polizia e forze armate, 7 a magistrati e professori universitari che incidono enormemente rispetto al monte salari della Pubblica amministrazione ma continuano a ricevere un trattamento di riguardo.
Ad essere penalizzati saranno soprattutto lavoratori\trici deli enti locali e delle regioni , enti che dovranno trovare i soldi per i rinnovi contrattuali nei loro stessi bilanci spesso dissestati e falcidiati dai tagli del Governo per altro accettati da quel carrozzone inutile che prende il nome di anci.
I fondi destinati al trattamento accessorio vengono a loro volta congelati in attesa del riordino del pubblico impiego , ossia di uno dei decreti attuativi della riforma Madia.
Ora, da questi elementi , capirete che bloccando il trattamento accessorio anche la stessa contrattazione decentrata subirà un sostanziale blocco, quindi quel modello contrattuale tanto caro alla Cisl (ridimensionare il contratto nazionale a favore di accordi aziendali) soccombe alla pari del contratto nazionale , in attesa che Madia e Renzi stabiliscano regole ancora piu' ferree della Brunetta per escludere una parte significativa del personale della Pa dal salario accessorio.
La manovra del Governo sancisce non solo la sconfitta del sindacato ma anche la fine di ogni illusione secondo cui cedere al depotenziamento del contratto nazionale avrebbe permesso di dare maggiore impulso alla contrattazione di secondo livello.
In realtà i fatti dimostrano l'esatto contrario: si è perso sul contratto nazionale e a quel punto è stato piu' facile per il Governo attaccare la stessa contrattazione decentrata.
Il 2016 si apre all'insegna
del mancato rinnovo dei contratti nazionali
del blocco dei contratti decentrati
di assunzioni con il contagocce che negli enti locali si ridurranno ad assorbire gli esuberi nelle province (nel frattempo in dieci anni abbiamo perso quasi 100 mila posti di lavoro nei settori pubblici)
Gli assenteisti di Sanremo sono stati il pretesto con cui vendere tramite i media la ineluttabilità di una riforma che colpisce il lavoro pubblico, la dignità e il salario di noi tutti\e.
Il Governo Renzi procede sulla strada indicata dalla Troika attaccando i settori pubblici, il nostro salario, il potere di acquisto e di contrattazione e lo fa perché i sindacati hanno scelto di assecondare queste politiche dissennate

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