domenica 3 marzo 2013

Rifiuti, ancora sprechi e mazzette

Questa volta al centro dello scandalo non è lo smaltimento, ma il gigantesco affare del sistema di monitoraggio elettronico. Su cui qualcuno ha mangiato e molti soldi pubblici sono stati buttati. Indagato anche l'ex sottosegretario Malinconico.

l'espresso di Emiliano Fittipaldi
Una discarica campana Un appalto da centinaia di milioni per controllare i rifiuti pericolosi. Un sistema mai entrato in funzione. Centinaia di migliaia di imprese costrette a pagare per un servizio mai avuto. I sospetti su una società controllata da Finmeccanica, la Selex Sema. L'indagine sul Sistri (così si chiama il sistema di monitoraggio dei rifiuti lanciato all'inizio del 2010 dall'ex ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo) è ad una svolta: la procura di Napoli ha indagato oltre trenta persone tra imprenditori, dipendenti del ministero dell'Ambiente e funzionari di alto livello. Tutti iscritti a vario titolo per reati gravissimi, dalla corruzione alla truffa allo Stato, dall'associazione a delinquere all'emissione di false fatturazioni.

Tra loro - risulta a "l'Espresso - c'è anche Carlo Malinconico, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio che fu costretto alle dimissioni un anno fa a causa delle vacanze di lusso a Porto Ercole pagate "a sua insaputa" da Francesco De Vito Piscicelli, l'imprenditore diventato famoso per aver riso al telefono la notte del terremoto dell'Aquila.

Ma che c'entra uno stimato giurista (che il ministro uscente Corrado Passera ha nominato lo scorso aprile commissario della fondazione Valore Italia) con il controllo dei rifiuti pericolosi? Andiamo con ordine, e partiamo dal principio.
Il Sistri fu ideato nel 2007, ai tempi di Alfonso Pecoraro Scanio, con un nobile intento: mettere in cantina la burocrazia cartacea e monitorare passo passo il percorso dei rifiuti tossici. Una tecnologia che si basa su scatole nere (black-box da installare su camion e veicoli da trasporto in modo che i carabinieri del Noe potessero seguirli con il satellite) e chiavette usb contenenti tutte le informazioni su ogni carico. Obiettivo: evitare lo smaltimento in discariche illegali e dare un colpo mortale alle eco-mafie.

Nell'ipotesi iniziale le aziende interessate sono circa 5 mila, in pratica solo quelle che hanno a che fare con spazzatura pericolosa. Alla Selex vengono girati 5 milioni di euro, in modo da mettere a punto il sistema più adatto. Nel 2009, però, cambia tutto. Berlusconi è tornato al potere da un anno, Stefania Prestigiacomo è il nuovo ministro dell'Ambiente: il progetto originario viene stravolto. L'operazione - che è stata secretata per anni - si allarga a dismisura. Vengono coinvolte piccole e piccolissime aziende, persino gli artigiani, ben 500 discariche sparse sul territorio. Alla fine le imprese obbligate a partecipare al Sistri supereranno - sulla carta - le 600 mila unità. In tre anni 330 mila ditte acquistano 250 mila scatole nere e oltre 600 mila pennette usb. A gennaio 2010 la Prestigiacomo è soddisfatta: «Con la nascita del Sistri», spiega urbi et orbi, «si mette a segno una lotta moderna al traffico illecito, togliendo una grossa fetta di business alle organizzazioni criminali. Un'operazione a costo zero per lo Stato e i cittadini, si ripaga da solo».
In realtà il costo per le aziende sarà altissimo, e lo Stato ci rimetterà milioni. La Prestigiacomo, durante la conferenza stampa, evita di snocciolare i dettagli del contratto che il ministero dell'Ambiente aveva firmato con la Selex (anche questo documento è stato secretato per anni) per la fornitura dei dispositivi elettronici e la gestione dei centri di monitoraggio. L'affare è gigantesco: l'accordo - fatto senza alcuna gara - prevede che nelle casse dell'azienda di Finmeccanica arrivino circa 500 milioni di euro in cinque anni. Di questi ben 350 sono a carico delle aziende. Alla fine del 2010 tramite un decreto vengono previste anche pesanti sanzioni per chi fa il furbo: chi non si iscrive al Sistri rischia di pagare multe fino a 90 mila euro. A nulla valgono le proteste delle categorie. Anche il pm Catello Maresca - titolare dell'indagine insieme a Marco Del Gaudio - davanti alla commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti parla senza giri di parole di «una nuova forma di imposta».
Il professor Malinconico entra in scena a fine 2009, quando il ministero dell'Ambiente gli chiede di seguire l'iter giuridico del contratto da firmare con la Selex. Non è il primo della famiglia a fare capolino al dicastero: anche il figlio Stefano - dopo il tirocinio in uno studio di avvocati - troverà un posto negli uffici di via Cristoforo Colombo, prima di spostarsi all'Antitrust di Antonio Catricalà. Dopo la prima consulenza, l'ex consigliere di Stato Malinconico diventa presidente di una "commissione tecnica di vigilanza" del ministero, che - come ricorda ancora Maresca - aveva compiti assai importanti: prima verificare «con periodicità mensile lo stato di avanzamento della realizzazione» del Sistri, poi controllare il buon funzionamento del sistema ogni tre mesi.

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