venerdì 29 marzo 2013

Il Papa lava i piedi a giovani detenuti: anche due ragazze, una è musulmana

Il Pontefice nella prigione minorile di Casal del Marmo per il rito della lavanda dei piedi. Fra i dodici che rappresentano idealmente gli apostoli  una ragazza italiana cattolica e una serba nata a Roma di fede islamica. E' la prima volta che accade nei riti papali.

Il Papa lava i piedi a giovani detenuti:  anche due   ragazze, una è musulmana

repubblica.it CITTÀ DEL VATICANO - Papa Francesco ha celebrato il rito della lavanda dei piedi nel carcere minorile di Casal del Marmo. Tra i dodici giovani detenuti ai quali ha lavato i piedi, anche due ragazze. Una prima volta "a Buenos Aires il cardinale Jorge Mario Bergoglio ammise al rito anche delle ragazze. E noi oggi abbiamo proposto una presenza femminile. In Vaticano, dopo qualche resistenza, hanno accettato", ha detto padre Gaetano Greco, cappellano del carcere.

Strappi alle regole. Il Papa ci sta abituando con grazia a ritrovarne la bellezza oltre il rito. No alla basilica di San Giovanni in Laterano per la lavanda dei piedi, e fra i dodici ragazzi che rappresentano idealmente i dodici apostoli a cui Gesù lavò i piedi durante l'ultima cena, anche due donne. Una ragazza italiana di religione cattolica e una serba nata a Roma, di fede musulmana. Gli altri dieci ragazzi sono stati scelti per rappresentare sia le diverse nazionalità presenti nel Carcere di Casal del Marmo che le religioni attualmente professate all'Ipm: oltre ai cristiano cattolici, infatti, i ragazzi sono cristiano ortodossi e musulmani. I dodici giovani sono stati scelti fra i 50 minori attualmente ospiti della struttura, che assisteranno tutti al rito della lavanda dei piedi.

"Adesso faremo questa cerimonia di lavarci i piedi e ciascuno di noi pensi: io davvero sono disposto a servire, aiutare l'altro? Pensi quello soltanto, e questo segno è una carezza di Gesù, che fa perchè Gesù è
venuto proprio per questo per servire per aiutarci", ha detto il Papa iniziando il rito. "Quello che è più in alto dev'essere al servizio degli altri", ha aggiunto. "Questo è un simbolo e un segno: lavare i piedi vuol dire che io sono al tuo servizio". Anche ai giovani carcerati, papa Francesco ha rinnovato l'invito a non perdere la speranza: "Sono felice di stare qui con voi. Avanti e non lasciatevi rubare la speranza. Capito? Sempre con la speranza avanti", ha detto.

Sono stati gli ospiti della comunità di Villa San Francesco di Pedavena – comunità bellunese accoglie minori e non con difficoltà personali e familiari – a realizzare per Francesco un asciugatoio tessuto con un ordito di 720 fili diversi giunti da Nazareth, Betlemme, Tekoa, Tiberiade, Gerico, Gerusalemme, As-Samu, Ebron, Betania, Bet Hanina, Bet Jiallah, Cana e Cirene, fra Palestina, Israele e Terra Santa. Il grembiule - consegnato a monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche del Pontefice - è stato realizzato a mano in alcuni mesi e contiene anche filamenti di reti di pescatori del Lago di Tiberiade. L'intento è ricostruire simbolicamente con il tessuto i viaggi a piedi di Gesù di duemila anni fa.

Quella di Papa Francesco è una scelta audace, innovativa, generata da una chiesa, quella sudamericana, attenta ai poveri e agli oppressi. Nella prima udienza generale Bergoglio però ha spiegato anticipatamente: il buon samaritano della parabola di Gesù, narrazione del Dio misericordioso, va in soccorso della vittima dei briganti "senza chiedere nulla in cambio, senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero". No, il samaritano si è avvicinato, si è sentito mosso a compassione nelle viscere e lo ha soccorso e curato. Ora, la chiesa è chiamata a vivere come il samaritano in mezzo agli uomini, a piegarsi sull'umanità, "a uscire da se stessa – come ha detto da cardinale nel suo intervento al conclave – verso le periferie esistenziali, quelle del peccato del dolore, dell'ingiustizia".

"Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco, si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore", ha detto il Papa nella messa del crisma. "Chi non esce da sé - ha aggiunto - invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. La cosiddetta crisi di identità sacerdotale ci minaccia tutti e si somma a una crisi di civiltà, però se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti".

Senza "il cuore" del nostro popolo, ha detto, i preti diventano "una sorta di collezionisti di antichità, o di novità, invece di essere pastori con l'odore delle pecore, pastori in messo al proprio gregge, e pescatori di uomini". Nel nostro mondo, ha detto il Papa, per il prete "vale solo l'unzione e non la funzione".

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