giovedì 28 marzo 2013

Il fiscal cliff italiano

Mario Draghi ha riferito, durante la conferenza stampa tenutasi al termine dell'ultima riunione del direttivo della BCE, che i mercati non si devono preoccupare della situazione politica italiana perché il pilota automatico è inserito e comunque vadano le cose, il deficit pubblico quest'anno si ridurrà ulteriormente.



micromega di Alessandro Guzzini
Effettivamente il dibattito sui media è tutto concentrato sull'evoluzione dello scenario politico, e sulla possibilità che il PD riesca a far nascere un governo; in molti sembrano essersi dimenticati l'ennesima manovra che si sta per abbattere sulle imprese e le famiglie italiane, con una serie di aumenti di tasse quasi infinito che dovrebbe portare nelle casse dello stato una somma pari a circa 15 miliardi.
Tale sarà l'effetto (almeno quello stimato) degli aumenti di imposizione fiscale che il governo Monti ha legiferato, e che entreranno in vigore quest'anno: l'aumento dell'IVA al 22%, la nuova TARES, l'ulteriore aumento dell'IMU per le imprese, l'incremento della tassazione sui depositi finanziari e la TOBIN TAX italiana, solo per citarne alcuni.

Se l'effetto per le casse dello stato alla fine è incerto (basti vedere che fine hanno fatto le previsioni di riduzione del deficit del governo Monti per il 2012), appare facilmente prevedibile l'effetto deprimente che tali provvedimenti avranno su un' economia già allo stremo.

La disoccupazione molto probabilmente salirà di uno o due punti al 12% (e sarebbe molto più elevata se venissero conteggiati anche tutti i cassaintegati, che, ricordiamolo, attualmente non rientrano nel novero dei disoccupati); il PIL con tutta probabilità scenderà di altri 2 punti (-1,8% l'ultima stima di Fitch che ha downgradato di recente il nostro debito).

L'impatto sul debito pubblico potrebbe essere ancora più pesante: considerando un deficit del 2,5%, un PIL nominale in diminuzione dell'1% e il probabile pagamento di circa 20 miliardi di crediti alle imprese, è facile prevedere un incremento del rapporto debito/PIL al 132/133%.

Il tutto senza considerare ulteriori possibili peggioramenti del deficit che risentirà facilmente del calo della produzione industriale e dei consumi; ma brutte sorprese potrebbero venire anche dal sistema finanziario, qualora il governo dovesse intervenire in aiuto delle molte banche che si trovano in difficoltà a causa della montagna di sofferenze generate dalla crisi economica.

E' evidente quindi che l'Italia si trovi di nuovo in una situazione di estremo pericolo, e che i proclami di uscita dalla crisi lanciati nei mesi scorsi dall'ex premier Monti siano purtroppo del tutto infondati.

Se poi il parlamento non dovesse essere in grado di darsi un governo e si dovesse andare direttamente ad elezioni anticipate a giugno, potremmo assistere ad un clima molto simile a quello vissuto in Grecia nella scorsa primavera.

Anche in quel caso infatti le elezioni diedero luogo ad una situazione ingovernabile ed il presidente della repubblica greco non poté far altro che sciogliere le camere ed indire nuove elezioni; e le elezioni greche, sulla spinta dei politici tedeschi, divennero di fatto un referendum sulla permanenza nell'Eurozona.

Le considerazioni di Draghi sulla presunta ininfluenza delle scelte degli elettori dimostrerebbero tutta la loro presunzione ed infondatezza, ed anche le rassicurazioni dell'OMT servirebbero a poco, di fronte ad un vuoto politico ed alla possibilità che gli Italiani possano andare a votare per uscire dall'Euro.

Uscita che peraltro, anche alla luce di quanto sta accadendo a Cipro, potrebbe non essere l'esito peggiore: come recita il proverbio Tedesco, meglio una fine orribile che un orrore senza fine!

(25 marzo 2013)

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