Scontro tra il Ministero, che ha bacchettato quegli
istituti che impongono alle famiglie di pagare una somma non dovuta per
legge pena la non iscrizione dei figli, e l'Associazione delle scuole
autonome: "È ora di smetterla con le ipocrisie".
repubblica.it di SALVO INTRAVAIA
RIVOLTA dei presidi contro i rimbrotti del ministero sui "contributi volontari" che le scuole sono costrette a richiedere alle famiglie. "Basta con le ipocrisie", risponde l'Asal (l'Associazione delle scuole autonome del Lazio) alla circolare dello scorso 7 marzo in cui il capo dipartimento di viale Trastevere, Lucrezia Stellacci, striglia quei presidi che pretendono dalle famiglie il versamento "volontario".La storia inizia qualche mese fa, quando gli studenti denunciano alcuni presidi che pretendono il versamento chiedendo un intervento del ministero. "Si ritiene - si legge nella nota ministeriale dello scorso 7 marzo - che simili comportamenti, oltre a danneggiare l'immagine dell'intera amministrazione scolastica e minare il clima di fiducia e collaborazione che è doveroso instaurare con le famiglie, si configurino come vere e proprie lesioni del diritto allo studio costituzionalmente garantito".
Il riferimento diretto è ad alcuni presidi che hanno minacciato di non iscrivere i figli a scuola, se non dopo il pagamento dell'obolo volontario, o di quelli che hanno minacciato di non consegnare la pagella o altre ripercussioni nei confronti dei 'morosi'. Una situazione, quella dei contributi volontari fatti passare per obbligatori, denunciata di recente anche da una nota trasmissione televisiva. Con la circolare di due settimane fa, il ministero ricorda la natura volontaria del contributo e che in assenza di versamento "nessuna capacità impositiva viene riconosciuta dall'ordinamento a favore delle istituzioni scolastiche, i cui Consigli d'istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di contributi di natura volontaria, non trovano in nessuna norma la fonte di un vero e proprio potere impositivo che legittimi la pretesa di un versamento obbligatorio".
Ma i presidi non ci stanno ad essere dipinti come soggetti autori di "comportamenti vessatori e poco trasparenti" che dovrebbero assicurare una "gestione corretta ed efficiente delle risorse pubbliche" e dovrebbero "far leva sullo spirito di collaborazione e di partecipazione delle famiglie le quali, si è certi, ben comprendono l'importanza di risorse aggiuntive per la qualità dell'offerta".
"Nella nostra limitata ottica di gestori delle istituzioni scolastiche - dichiara Giuseppe Fusacchia, presidente dell'Asal - non sappiamo da quali ispirate fonti il ministero tragga tale certezza; quello che sappiamo, invece, è quali e quante difficoltà le scuole incontrino per convincere le famiglie della necessità di contribuire economicamente alla fornitura di servizi basilari alla propria utenza per i quali le risorse pubbliche non pervengono più da anni". E puntano il dito contro lo stesso ministero e gli enti locali che dovrebbero sostenere le scuole pubbliche.
E giù un lungo elenco di problemi e inadempienze cui devono fare fronte giornalmente i dirigenti scolastici per sopperire alle carenze di fondi pubblici. "Può una scuola non essere dotata di materiali igienici nei bagni? Può una scuola non disporre della possibilità di effettuare fotocopie di materiali didattici per gli alunni? Può un istituto tecnico industriale non disporre di reagenti nel laboratorio di chimica? Può un laboratorio informatico non prevedere un abbonamento per l'accesso ad Internet? Può l'installazione delle Lavagne interattive multimediali (le Lim) nelle aule (tanto care al ministero) non prevedere i costi per la sostituzione delle lampade dei videoproiettori?", si chiedono provocatoriamente i capi d'istituto.
Ma non solo: Fusacchia chiama in causa anche comuni, province e regioni. "E che dire degli arredi scolastici, della manutenzione di edifici scolastici fatiscenti, della sicurezza? L'elenco delle inadempienze della nostre amministrazioni è davvero impressionante, ma la colpa - dicono ironicamente i presidi - è delle scuole che vessano le famiglie! E da questo furore moralizzatore non si salva nessuno: né i dirigenti scolastici, che incorrerebbero in una 'grave violazione dei propri doveri d'ufficio', né i Consigli d'istituto, che non avrebbero 'alcun potere di imposizione' di tali contributi".
"È ora di smetterla con queste ipocrisie: il Ministero, così sollecito nel fustigare comportamenti magari eccessivi da parte delle scuole si impegni a garantire alle scuole finanziamenti sufficienti per il loro buon funzionamento (quelli attualmente assegnati sono di entità ridicola) oppure dica chiaramente che non è in grado di assicurare elementi essenziali del servizio, che riguardano tutti gli alunni e per i quali, quindi, le famiglie sono chiamate obbligatoriamente a contribuire". (27 marzo 2013)
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