I temi ambientali sono scomparsi dai programmi dei partiti. E i leader verdi sono fuori dal Parlamento. Ma l'Italia è in emergenza più che mai. Ecco, dal ponte sullo Stretto al dissesto idrogeologico, le questioni bollenti che il nuovo governo si troverà ad affrontare.
l'espresso di Enrico Arosio
Auguri agli eletti, e alla valanga di 5 Stelle esordienti in
Parlamento, ma che fine farà l'ambiente? L'ambiente, sì:
l'ignorato, il silenziato, l'espulso dal dibattito politico
italiano. Di verde non c'è più neanche il fantasmino della
Federazione dei Verdi, inghiottita dal fallito ingresso in
Parlamento della Rivoluzione civile di Ingroia. Sopravvive la
parola "ecologia" dentro la sigla Sel di Vendola. C'è una residua
presenza ambientalista nel Pd (ma assai ridotta, tra Camera e
Senato, rispetto all'era Veltroni).
La Lega, difensora dell'Italia subalpina, ha quasi ignorato i temi clima, energia, dissesto idrogeologico. Di green economy ha parlato molto più Matteo Renzi durante le primarie che il vincitore zoppo delle elezioni, Pier Luigi Bersani, e anche Mario Monti. Nei dieci punti de "L'Italia giusta", sintesi del programma Pd, l'«economia verde» è all'ottavo posto; negli otto punti di governo proposti da Bersani è al sesto.
Spicca Beppe Grillo, l'uomo del momento. Il programma politico del Movimento 5 Stelle offre idee disordinate ma innovative su fonti rinnovabili, trasporti ed energia; scende nei dettagli su traffico urbano, riscaldamento domestico, certificazioni energetiche degli edifici, risorse idriche, biocombustibili. Peccato che in campagna elettorale abbia diretto la sua oratoria quasi solo su tasse, Monti e Montepaschi, partiti ladri e tutti-a-casa.
L'EMBLEMA DEL PONTE. L'eroe è in contraddizione? Un solo esempio, ma gigantesco. Grillo, è noto, vuole cancellare la Tav in val di Susa; ma il Ponte sullo Stretto? Parliamo di una vergogna su scala europea, con sperpero di denaro pubblico pluridecennale. Vergogna snobbata anche dai media più attenti e congelata dai partiti nel limbo delle non decisioni. Bersani? Tace. Berlusconi? Millanta («Ho un sogno, prima di morire camminerò sullo Stretto»). Grillo? Nel programma del M5S si legge, testuale: «Blocco immediato del Ponte sullo Stretto (obiettivo raggiunto)». Raggiunto? Non è vero.
Il governo Monti non ha bloccato nulla: il decreto legge del 2 novembre scorso dilaziona di ben 540 giorni le verifiche tecniche sul progetto definitivo del general contractor Eurolink, la copertura bancaria e la fattibilità economica. La realtà, sottolineano le cinque maggiori associazioni ambientaliste italiane, è che in nove anni non è emerso alcun partner bancario che finanzi il 60 per cento dell'opera; che il costo è esploso da 3,9 a 8,5 miliardi di euro; che mancano le garanzie antisismiche; che la Stretto di Messina Spa riceve denaro di noi contribuenti da 41 anni; e che, soprattutto, la Commissione europea nel 2011 ha «escluso» il Ponte dal Piano di investimenti per Connecting Europe, le opere prioritarie nel periodo 2014-2020. Il Ponte, in Europa, non esiste. In Italia lo si ignora: o si finge o si bara. Fingono anche Bersani e Grillo?
Si è citato il Ponte per il suo valore emblematico: dell'illusionistica era Berlusconi. Politiche ambientali marginalizzate, quando i cambiamenti climatici, l'economia verde, la riconversione dei trasporti e delle fonti energetiche guidano l'agenda di ogni nazione avanzata. «Un segno dell'arretratezza italiana di questi anni», chiosa Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, senatore Pd non ricandidato: «L'Italia non ha politiche nazionali sui trasporti da gomma a ferro; sull'energia è ferma al piano energetico degli anni Ottanta; manca una legge nazionale sul consumo di suolo; la rete acquedotti perde un terzo della portata idrica. Mentre i partiti litigavano sulle alleanze i cittadini per referendum hanno abrogato l'energia nucleare e salvato l'acqua pubblica, ed erano anni che non si raggiungeva il quorum».
SCHIZOFRENIA SOSTENIBILE. Un Paese schizoide. I Verdi scomparsi come forma partito. Singoli ambientalisti eletti, in forma polverizzata, in liste diverse. Leader storici segati anche dal Pd, come Della Seta e Francesco Ferrante (Ermete Realacci quasi umiliato, eletto fuori listino). Tra i 5 Stelle, tanto ambiente a parole, ma quale forza avranno i debuttanti assoluti? In Sel, figure esperte come Grazia Francescato, o Monica Frassoni, autorità dell'Europarlamento e amica di Daniel Cohn-Bendit, non sono state elette. Racconta Frassoni, copresidente dei Verdi europei insieme a Reinhard Bütikofer: «Ho capito l'andazzo quando presentai la mia candidatura con Vendola. Parlammo di green economy, energia solare al Sud, turismo sostenibile. Le uniche domande dei giornalisti a Vendola: ma il rapporto con Monti?». Frassoni deplora «la qualità del dibattito mediatico: ragiono sulla Tav, o su Berlusconi che incoraggia la devastazione delle coste, mi schiero contro le agevolazioni fiscali alle concessionarie autostradali del governo Monti, tutti temi concreti, e mi guardano come un extraterrestre».
La Lega, difensora dell'Italia subalpina, ha quasi ignorato i temi clima, energia, dissesto idrogeologico. Di green economy ha parlato molto più Matteo Renzi durante le primarie che il vincitore zoppo delle elezioni, Pier Luigi Bersani, e anche Mario Monti. Nei dieci punti de "L'Italia giusta", sintesi del programma Pd, l'«economia verde» è all'ottavo posto; negli otto punti di governo proposti da Bersani è al sesto.
Spicca Beppe Grillo, l'uomo del momento. Il programma politico del Movimento 5 Stelle offre idee disordinate ma innovative su fonti rinnovabili, trasporti ed energia; scende nei dettagli su traffico urbano, riscaldamento domestico, certificazioni energetiche degli edifici, risorse idriche, biocombustibili. Peccato che in campagna elettorale abbia diretto la sua oratoria quasi solo su tasse, Monti e Montepaschi, partiti ladri e tutti-a-casa.
L'EMBLEMA DEL PONTE. L'eroe è in contraddizione? Un solo esempio, ma gigantesco. Grillo, è noto, vuole cancellare la Tav in val di Susa; ma il Ponte sullo Stretto? Parliamo di una vergogna su scala europea, con sperpero di denaro pubblico pluridecennale. Vergogna snobbata anche dai media più attenti e congelata dai partiti nel limbo delle non decisioni. Bersani? Tace. Berlusconi? Millanta («Ho un sogno, prima di morire camminerò sullo Stretto»). Grillo? Nel programma del M5S si legge, testuale: «Blocco immediato del Ponte sullo Stretto (obiettivo raggiunto)». Raggiunto? Non è vero.
Il governo Monti non ha bloccato nulla: il decreto legge del 2 novembre scorso dilaziona di ben 540 giorni le verifiche tecniche sul progetto definitivo del general contractor Eurolink, la copertura bancaria e la fattibilità economica. La realtà, sottolineano le cinque maggiori associazioni ambientaliste italiane, è che in nove anni non è emerso alcun partner bancario che finanzi il 60 per cento dell'opera; che il costo è esploso da 3,9 a 8,5 miliardi di euro; che mancano le garanzie antisismiche; che la Stretto di Messina Spa riceve denaro di noi contribuenti da 41 anni; e che, soprattutto, la Commissione europea nel 2011 ha «escluso» il Ponte dal Piano di investimenti per Connecting Europe, le opere prioritarie nel periodo 2014-2020. Il Ponte, in Europa, non esiste. In Italia lo si ignora: o si finge o si bara. Fingono anche Bersani e Grillo?
Si è citato il Ponte per il suo valore emblematico: dell'illusionistica era Berlusconi. Politiche ambientali marginalizzate, quando i cambiamenti climatici, l'economia verde, la riconversione dei trasporti e delle fonti energetiche guidano l'agenda di ogni nazione avanzata. «Un segno dell'arretratezza italiana di questi anni», chiosa Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, senatore Pd non ricandidato: «L'Italia non ha politiche nazionali sui trasporti da gomma a ferro; sull'energia è ferma al piano energetico degli anni Ottanta; manca una legge nazionale sul consumo di suolo; la rete acquedotti perde un terzo della portata idrica. Mentre i partiti litigavano sulle alleanze i cittadini per referendum hanno abrogato l'energia nucleare e salvato l'acqua pubblica, ed erano anni che non si raggiungeva il quorum».
SCHIZOFRENIA SOSTENIBILE. Un Paese schizoide. I Verdi scomparsi come forma partito. Singoli ambientalisti eletti, in forma polverizzata, in liste diverse. Leader storici segati anche dal Pd, come Della Seta e Francesco Ferrante (Ermete Realacci quasi umiliato, eletto fuori listino). Tra i 5 Stelle, tanto ambiente a parole, ma quale forza avranno i debuttanti assoluti? In Sel, figure esperte come Grazia Francescato, o Monica Frassoni, autorità dell'Europarlamento e amica di Daniel Cohn-Bendit, non sono state elette. Racconta Frassoni, copresidente dei Verdi europei insieme a Reinhard Bütikofer: «Ho capito l'andazzo quando presentai la mia candidatura con Vendola. Parlammo di green economy, energia solare al Sud, turismo sostenibile. Le uniche domande dei giornalisti a Vendola: ma il rapporto con Monti?». Frassoni deplora «la qualità del dibattito mediatico: ragiono sulla Tav, o su Berlusconi che incoraggia la devastazione delle coste, mi schiero contro le agevolazioni fiscali alle concessionarie autostradali del governo Monti, tutti temi concreti, e mi guardano come un extraterrestre».
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