martedì 26 marzo 2013

Piazza Affari crolla con l'incognita Moody's. Non basta salvataggio Cipro, spread oltre 325

I mercati virano in territorio negativo nonostante l'accordo raggiunto nella notte sul futuro di Nicosia: nessuna tassa, ma una ristrutturazione del sistema bancario. Milano chiudea a -2,5% dopo sospensioni a raffica in seguito all'asta del Tesoro, che ha collocato 2,8 miliardi di Ctz con tassi al top dal dicembre 2012. Voci di un possibile downgrade: no comment dell'agenzia.

repubblica.it Piazza Affari crolla con l'incognita Moody's. Non basta salvataggio Cipro, spread oltre 325MILANO - L'accordo per il salvataggio di Cipro raggiunto nella notte a Bruxelles non è bastato a rassicurare i mercati. Anzi, nel corso della giornata di contrattazioni i meccanismi che costituiscono il piano concordato da Nicosia e dalle autorità internazionali hanno spaventato gli investitori. Il risultato è stato un calo generalizzato, dopo gli iniziali fuochi d'artificio, con Milano che ha registrato una delle performance peggiori insieme a Madrid.

L'intesa sul Paese mediterraneo, che non deve essere ratificata dal Parlamento di Nicosia, non prevede più un'imposta (o il ventilato prelievo forzoso sui conti correnti), ma la ristrutturazione e chiusura di alcune banche che hanno portato oltre il limite l'esposizione finanziaria della piccola isola. Tanto per cominciare pagherà di più chi ha sbagliato maggiormente come la Popular Bank of Cyprus (Laiki) che verrà scissa in una bad bank e in una good bank: gli asset buoni e la liquidità d'emergenza fornita dalla Bce finiranno nella Bank of Cyprus (queste due banche riapriranno giovedì, gli altri istituti martedì). Saranno garantiti i depositi sotto i 100mila euro della
Laiki, mentri gli altri (insieme ad azionisti e obbligazionisti) subiranno perdite quantificate in una cifra vicina al 30%. Di fatto l'Europa più che salvare dalla bancarotta Cipro (che rappresenta appena lo 0,2% del Pil della Ue) ha provato a risolvere in maniera definitiva l'anomalia di un sistema bancario abnorme e con poche regole.

Dopo una mattinata scoppiettante, come accennato le Borse europee hanno invertito la rotta: Londra ha chiuso in rosso dello 0,22%, Francoforte dello 0,51%, Parigi dell'1,12% e Madrid del 2,27%. Sui listini del Vecchio continente ha pesato Piazza Affari, che ha perso due punti e mezzo, dopo un rialzo iniziale di oltre un punto. Giù le banche e Mediaset alla vigilia dell'approvazione del primo esercizio in rosso della sua storia. Su Milano hanno impattato anche i timori legati ad un possibile nuovo taglio di Moody's sull'Italia, a seguito dell'incertezza politica legata alla nascita del nuovo governo. L'agenzia ha risposto con un "no comment", ma ha detto che la soluzione trovata per Cipro mette a rischio tutti i rating sovrani Ue. D'altra parte il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha parlato della soluzione per Nicosia come di un "modello" per l'Eurozona e ciò non ha contribuito a distendere i nervi. Lo spread, che ha inizialmente infranto al ribasso la soglia di 305 punti, si è poi riallargato oltre quota 325 punti; i titoli italiani rendono il 4,6% sul mercato secondario. La differenza di rendimento tra Bonos spagnoli e Bund tedeschi ha superato quota 360 punti base.

Il comparto bancario, inizialmente favorito dal calo del differenziale, si è via via appesantito con sospensioni a raffica dopo l'asta di Ctz, che ha dimostrato quanto l'Italia resti osservata speciale. Il Tesoro ha infatti portato a termine il collocamento di titoli con scadenza nel gennaio 2014 all'interno del range atteso tra 2 e 3 miliardi di titoli: ne sono stati piazzati 2,83 miliardi, per una domanda in calo e pari a 1,65 volte l'offerta. Il rendimento medio è salito all'1,746%, dall'1,682% dell'asta di febbraio: si tratta del livello più alto dalla fine dell'anno scorso.

Anche Wall Street - dopo l'apertura positiva - è passata in rosso: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones cede lo 0,5%, lo S&P lo 0,2% e il Nasdaq lo 0,4%. Spunti positivi arrivano però dall'economia reale, con l'indice Fed di Chicago sull'attività manifatturiera nel Midwest Usa che sale a 97 punti a gennaio dai 96,8 punti di dicembre. L'euro chiude in forte calo a 1,2889 dollari e 121,71 yen, dopo un picco di seduta a 1,3048 dollari. Lo yen, bene rifugio, avanza anche sul biglietto verde a 94,41.

In mattinata, le Borse dell'Estremo Oriente avevano chiuso in terreno positivo (Tokio +1,69%): sui listini si è sentito anche l'effetto positivo di China Petroleum&Chemical che ha annunciato risultati oltre le previsioni. Seul ha guadagnato lo 0,6 per cento. Sul fronte delle materie prime, il petrolio è in rialzo dello 0,5% in chiusura di giornata: è scambiato a 94,15 dollari al barile. Flessione, invece, per l'oro: il metallo prezioso è scambiato a 1.603,40 dollari l'oncia (-0,3%).

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