ROMA - Gli ultimi numeri di Ama, alla voce rifiuti, raccontano che Roma ancora non tratta tutta la spazzatura raccolta, malgrado il via libera del ministro Corrado Clini all’uso degli impianti non romani. |
ilmessaggero.it di Mauro Evangelisti
Ancora: spiegano la follia della carenza di stabilimenti in cui portare
ciò che arriva dalla differenziata. Si parla, ad esempio, di frazione
organica e parte verde: questa deve finire in impianti che producono
compost, un materiale che può essere usato come fertilizzante.
Bene, Roma raccoglie 90 mila tonnellate all’anno di frazione organica, ma l’unico impianto utilizzabile, a Maccarese, ne può lavorare solo 30 mila. Il resto Ama lo manda in altre regioni (pagando). Come è possibile? La ragione di questo paradosso è sempre in cima all’ottavo colle di Roma: Malagrotta. Visto che sembrava tanto semplice ed economico, si è sempre preferito puntare tutto sulla discarica, violando però leggi e causando danni all’ambiente. Ad Ama sottolineano che da anni c’è la richiesta di quadruplicare la capienza di Maccarese, ma non è mai arrivata l’autorizzazione. Altro paradosso: il cdr, combustibile da rifiuti (più correttamente ora viene chiamato css, combustibili solidi secondari).
Bene, Roma raccoglie 90 mila tonnellate all’anno di frazione organica, ma l’unico impianto utilizzabile, a Maccarese, ne può lavorare solo 30 mila. Il resto Ama lo manda in altre regioni (pagando). Come è possibile? La ragione di questo paradosso è sempre in cima all’ottavo colle di Roma: Malagrotta. Visto che sembrava tanto semplice ed economico, si è sempre preferito puntare tutto sulla discarica, violando però leggi e causando danni all’ambiente. Ad Ama sottolineano che da anni c’è la richiesta di quadruplicare la capienza di Maccarese, ma non è mai arrivata l’autorizzazione. Altro paradosso: il cdr, combustibile da rifiuti (più correttamente ora viene chiamato css, combustibili solidi secondari).
I rifiuti che passano negli impianti di trattamento al 30 per cento diventano combustibile per i termovalorizzatori. Poiché Colleferro e San Vittore, i due impianti del Lazio, bruciano anche cdr di altre regioni, alla fine una parte di quello prodotto a Roma finisce in discarica. Ora Clini vuole superare questa evidente follia, facendo accordi con termovalorizzatori di altre regioni, ma anche in questo caso bisognerà pagare un conto salato. L’altro giorno, nel corso di un dibattito organizzato nel quartiere Flaminio dall’associazione Muse, Saverio Scarpellino, consulente scientifico di Ama, ha spiegato: «Sta diminuendo la quantità di rifiuti che non riusciamo a trattare». Vero, almeno stando alle nuove statistiche di Ama. Però restano ancora molte tonnellate di rifiuti che vanno a Malagrotta così come sono raccolti. Ed è anche per questo che la Commissione europea ha denunciato alla corte di giustizia l’Italia e il Lazio. Con un’aggravante: tra poco più di tre settimane Malagrotta non potrà più accogliere quei rifiuti. Certo, si sta costruendo il tritovagliatore a Rocca Cencia, ma bisognerà capire se si farà in tempo.
Altra opzione: applicare in tutte le sue parti il piano Clini, usando anche l’impianto di trattamento di Colfelice, in provincia di Frosinone. Su questo venerdì c’è stato l’ennesimo vertice Ama-Ministero dell’Ambiente, ma dopo il no della Saf (la società pubblica proprietaria dell’impianto) è evidente: l’unica strada è il commissariamento.
FUORILEGGE
Roma per quelle 775 tonnellate di rifiuti non trattati in discarica rischia una multa da un milione di euro al giorno da parte della corte di giustizia europea. Si diceva dei numeri: la Capitale produce ogni giorno 4.800 tonnellate di rifiuti. Di questi, la raccolta differenziata vale 1.450 tonnellate. Restano 3.350 al giorno. Quante ne vanno nei quattro Tmb di Roma? 2.400 al giorno. Dunque, ci sono 950 tonnellate senza trattamento. Da qualche settimana, i tmb di Albano e Viterbo ne trattano 175. Risultato: senza Colfelice, ci sono 775 tonnellate di rifiuti tal quali che vanno in discarica ogni giorno. E violano la legge.
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