lunedì 1 ottobre 2012

Lula si somma a Hugo Chávez: le basi Usa i in Colombia non ci piacciono


“A me non piace per niente l’idea di altre basi militari statunitensi in Colombia. Non voglio creare conflitti con la Colombia o con gli Stati Uniti ma non posso non dire la mia”. Così si schiera il più importante dei governi integrazionisti, quello brasiliano, durante un vertice con la presidente del Cile Michelle Bachelet, che si è detta d’accordo con Lula, tenutosi ieri a San Paolo. Così si schiera il presidente brasiliano, che attacca anche la presenza della IV flotta statunitense.

Lula dunque mette i puntini sulle “i” rispetto alla nuova partita di menzogne dei grandi media accusano come sempre il Venezuela, che ha congelato le relazioni con Bogotà, per evitare che sul banco degli imputati stia la Colombia. Quello delle basi statunitensi sarà il primo punto all’ordine del giorno nel vertice di Unasur a Quito, in Ecuador, tra dieci giorni.
Così il Brasile si somma al Venezuela. Questo era stato il primo paese a condannare la concessione da parte del governo colombiano di Álvaro Uribe di tre delle più importanti basi del paese alle Forze armate statunitensi. La decisione del governo di estrema destra colombiano era stata una rappresaglia politico-militare alla restituzione alla sovranità ecuadoriana della più grande base militare statunitense in Sud America, quella di Manta, in ottemperanza alla nuova Costituzione del paese andino.

Alla presa di posizione durissima da parte del governo di Chávez contro la concessione di nuove basi aveva fatto seguito una serie di rivelazioni ad orologeria da parte del governo di Bogotà, confezionate con dovizia di dettagli, ma senza verifiche o prove, dal sistema mediatico mainstream, su presunte forniture di armi da parte del governo venezuelano alla guerriglia colombiana delle FARC. Tali rivelazioni, pensate per parlar d’altro rispetto alla concessione delle basi, avevano obbligato Caracas ad un nuovo congelamento di relazioni diplomatiche.
Di nuovo Lula, che si è ripetutamente sentito con Chávez, si mostra così attivo sul fronte integrazionista e per evitare la militarizzazione della regione. Nello scorso fine settimana aveva ripetutamente ostentato il suo appoggio al tentativo del presidente legittimo honduregno Mel Zelaya di rientrare in patria dopo il golpe del 28 giugno, telefonandogli ripetutamente in diretta televisiva e marcando così la differenza rispetto a Hillary Clinton che definì temerario e controproducente il tentativo di Zelaya.
Rispetto alla questione dell’escalation militare colombiano-statunitense ancora più chiaro di Lula era stato già mercoledì il suo ministro degli Esteri Celso Amorim: “la Colombia deve rispettare le preoccupazioni della regione sugli accordi militari che prende, ed essere trasparente nelle sue relazioni con gli Stati Uniti e quindi è chiamata a rendere conto delle proprie decisioni nel prossimo consiglio di Unasur (il consiglio di difesa sudamericano)”.

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