Il governo italiano sostiene di voler spendere 50 milioni di euro per la costruzione di una stazione internazionale nel comune di Susa, nell’ambito della presunta realizzazione di una linea ferroviaria ad alta capacità per collegare Torino a Lione. Non rimanendo molto dopo il tornado dei tagli che hanno massacrato la scuola, il lavoro, i trasporti locali, la salute dei cittadini, le prossime spese per luminose stazioni e treni vuoti ma velocissimi, saranno pagate dai disabili e dalle loro famiglie. In un recente disperato tragicomico momento parlamentare è passata per un attimo la proposta di trasferire i soldi che lo Stato avrebbe guadagnato dalla tassazione delle bevande gassate, direttamente ai fondi per la disabilità.
Sfumata in extremis questa ipotesi per il comprensibile ostruzionismo delle megacorporation, gli onorevoli non hanno neppure pensato per un attimo che fosse un oltraggio, oltre che un’ingiustizia, non rinunciare proprio a nulla in favore di chi, per davvero, non può e non ha. Ma i soldi sono finiti e nessuno vuole rinunciare a treni e stazioni. Peccato per i disabili, sarà per un’altra volta. Così al governo Monti non è restato altro da fare che tagliare. Si è deciso di conteggiare come redditi anche gli aiuti monetari riconosciuti alle persone con disabilità (assegni di cura, indennità di accompagnamento, pensioni). Centinaia di migliaia di famiglie vengono escluse dall’accesso agevolato ai servizi e alle prestazioni, nei pochi casi in cui non l’avessero già perduto, come accaduto a moltissimi ragazzi che avevano quel sostegno scolastico che oggi è dimezzato se non cancellato del tutto. Le conseguenze sono la perdita di qualsiasi possibilità di futuro per chi non potrà pagare.
(Emilio Mannari, “I conti in tasca, parte prima: alta velocità e spesa sociale”, dal sito di “Etinomia”, 25 settembre 2012).
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