Sanità, i medici preferiscono il privato al pubblico. Ed è un problema La medicina difensiva rimane una grossa spesa pubblica con i suoi 15 miliardi di euro all’anno. Questa la sintesi che porta allo spopolamento dei medici ospedalieri e di base.


È di questi giorni la notizia che un concorso per la medicina d’urgenza dell’Azienda ospedaliera universitaria di Parma è andato deserto dopo che solo un anno fa per lo stesso concorso per 23 posti si presentarono in nove e solo cinque accettarono.
Questo principalmente per il passaggio al privato accreditato che paga di più.
Gli imprenditori assumono e investono mentre lo Stato continua a perdere inesorabilmente, “autorizzando” il privato a svilupparsi.
In questo modo in pochi anni verremo a non avere più un sistema pubblico.  
Ma la sua sparizione incomincia ad attuarsi già oggi vista la continua mancanza di un ricambio generazionale; altra piaga che dipende in buona sostanza dalla mancanza di soldi.
In alcuni paesi sempre della Regione Emilia Romagna, da sempre considerata buona per la medicina pubblica, mancano persino i medici di base.

Come ovviare? Controllando il privato accreditato che fa esami e interventi a suo piacere (sempre per il bene del cittadino-paziente?) per aumentare i rimborsi regionali e avere un margine di guadagno che il pubblico perde e non riesce a utilizzare per assumere. Riducendo – reinvestendo in assunzioni adeguatamente retribuite – le spese inutili. Cito da anni casi quali Avastin-Lucentis, Actos al posto della Metformina e appalti truccati che ci fanno buttare centinaia di milioni di euro che servirebbero per pagare “bene” centinaia di bravi medici. Solo piccoli argomenti nel mare magnum della sanità. Giulia Grillo, mi ascolta?
Peggio è quando il pubblico investe demenzialmente e si vanta di averlo fatto.
Anni fa citai come il primario di una nota clinica ostetrica di Milano ebbe una “grande” idea: pagare in busta paga gli infermieri di più solo per lavarsi bene le mani. Avete capito bene: un medico ha deciso di pagare 3mila euro in più all’anno 70 infermieri per lavarsi le mani (quanti medici avremmo assunto con 210mila euro nel 2010?). Ma non è tutto. Ha confermato quello che un 28enne medico del 1800 aveva, a sue spese, già pubblicato: lavandosi le mani si riducono le infezioni in modo significativo!
Dottoressa Giulia Grillo, quel medico ha spiegato ai genitori dei piccoli pazienti che hanno avuto un rischio di infezione aumentato del 30% era dovuto al fatto che gli infermieri non venivano pagati per lavarsi le mani? Per quanti anni abbiamo buttato solo in quella clinica 210mila euro/anno per fare quello che dovrebbero fare sempre? Funziona ancora così alla Clinica Mangiagalli e magari in altre strutture ospedaliere pubbliche in Italia che hanno copiato questo “geniale” lavoro clinico? Vuole controllare e risparmiare immediatamente così potremo assumere qualche giovane medico con quei soldi? Crede che un imprenditore privato farebbe uguale?