giovedì 6 settembre 2018

L'Italia sempre più un Paese per vecchi.

La popolazione totale è di 60,48 milioni, in calo da quattro stagioni. Solo il 13,4 per cento ha meno di 15 anni. Dal 1991 raddoppiano gli ultraottantenni, i matrimoni giovani crollano di 32 punti percentuali.


repubblica.it

L'Italia sempre più un Paese per vecchiROMA - Al primo gennaio 2018 la popolazione residente in Italia è pari a 60 milioni e 484 mila persone, in lieve calo per il quarto anno consecutivo, meno 105 mila sul 2017 (il picco fu a gennaio 2015 con 60 milioni e 796 mila residenti). L'età media è di 45,2 anni, riflesso di una struttura in cui solo il 13,4 per cento della popolazione ha meno di 15 anni, il 64,1 per cento è tra i 15 e i 64 anni e il 22,6 per cento ha 65 anni e più. La popolazione di oltre 80 anni raggiunge il 7 per cento, quella di oltre 100 anni supera i 15 mila e 500 in valore assoluto. Sono più di mille gli individui che hanno oltrepassato i 105 anni e venti i supercentenari (110 anni e oltre). Lo rileva l'Istat nel report sulla popolazione residente.

LIGURIA LA PIU' LONGEVA D'EUROPA
Il processo di invecchiamento investe tutte le aree anche se con intensità differenti. La Liguria è la regione più anziana dell'Unione europea grazie alla più alta percentuale di individui sopra i 105 anni (3,58 per 100 mila abitanti). Al primo gennaio la donna più longeva vivente (poi deceduta il 6 luglio scorso) era residente in Toscana, originaria della Sardegna: a maggio aveva compiuto ben 116 anni ed era la seconda persona più longeva al mondo (verificata). Ad oggi la più anziana d'Italia ha superato i 115 anni e vive in Puglia. L'uomo più longevo ha quasi 110 anni e risiede nella provincia di Trento.


Rispetto al censimento del 1991 emerge il forte aumento della popolazione anziana (65 anni e più) in termini sia assoluti (da 8,7 milioni a 13,6 milioni) sia percentuali (dal 15,3 per cento della popolazione al 22,6 per cento). Raddoppia la popolazione di 80 anni e oltre (da un milione e 995 mila a 4 milioni e 207 mila). Coloro che avevano meno di 15 anni sono scesi dello 0,8 per cento negli ultimi sedici anni.

Nel confronto tra i dati del Censimento della popolazione del 1991 e quelli riferiti al 2018 si vedono i profondi cambiamenti sociali avvenuti nel Paese. Tra gli individui di 15-64 anni diminuiscono in maniera sensibile le persone coniugate (3 milioni e 843 mila in meno) a vantaggio soprattutto di celibi e nubili (più 3 milioni e 90 mila) e, in misura più contenuta, dei divorziati (oltre 972 mila in più). Tra il 1991 e il 2016 c'è un forte calo (il massimo) della nuzialità con particolare riferimento alla fascia d'età 25-34 anni: in questo caso la quota di coniugati scende dal 51,5 per cento al 19,1, quella delle coniugate dal 69,5 per cento al 34,3. Nel contempo celibi e nubili crescono di oltre 30 punti percentuali.

LE UNIONI CIVILI SONO 13.300
Ci si sposa di meno, avverte l'Istat, anche in conseguenza della crescita delle libere unioni. Considerate sia le unioni civili costituite in Italia sia le trascrizioni di unioni costituite all'estero, le persone residenti in Italia unite civilmente sono 13,3 mila (0,02 per cento della popolazione), di sesso maschile nel 68,3 per cento dei casi. Gli uniti civilmente hanno un'età media di 49,5 anni se maschi e di 45,9 se femmine e risiedono prevalentemente nel Nord (56,8 per cento) e al Centro (31,5 per cento). Le unioni civili sono più frequenti nelle grandi città: il 35,4 per cento è stato costituito nelle quattordici città metropolitane e quasi una su quattro a Milano, Roma o Torino

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