La popolazione totale è di 60,48 milioni, in calo da quattro stagioni.
Solo il 13,4 per cento ha meno di 15 anni. Dal 1991 raddoppiano gli
ultraottantenni, i matrimoni giovani crollano di 32 punti percentuali.
repubblica.it
ROMA - Al primo gennaio 2018 la popolazione residente in Italia è pari a 60 milioni e 484 mila persone, in lieve calo per il quarto anno consecutivo,
meno 105 mila sul 2017 (il picco fu a gennaio 2015 con 60 milioni e 796
mila residenti). L'età media è di 45,2 anni, riflesso di una struttura
in cui solo il 13,4 per cento della popolazione ha meno di 15 anni, il
64,1 per cento è tra i 15 e i 64 anni e il 22,6 per cento ha 65 anni e
più. La popolazione di oltre 80 anni raggiunge il 7 per cento, quella di
oltre 100 anni supera i 15 mila e 500 in valore assoluto. Sono più di
mille gli individui che hanno oltrepassato i 105 anni e venti i
supercentenari (110 anni e oltre). Lo rileva l'Istat nel report sulla
popolazione residente.
LIGURIA LA PIU' LONGEVA D'EUROPA
Il processo di invecchiamento investe tutte le aree anche se con
intensità differenti. La Liguria è la regione più anziana dell'Unione
europea grazie alla più alta percentuale di individui sopra i 105 anni
(3,58 per 100 mila abitanti). Al primo gennaio la donna più longeva
vivente (poi deceduta il 6 luglio scorso) era residente in Toscana,
originaria della Sardegna: a maggio aveva compiuto ben 116 anni ed era
la seconda persona più longeva al mondo (verificata). Ad oggi la più
anziana d'Italia ha superato i 115 anni e vive in Puglia. L'uomo più
longevo ha quasi 110 anni e risiede nella provincia di Trento.
Rispetto al censimento del 1991 emerge il forte aumento della
popolazione anziana (65 anni e più) in termini sia assoluti (da 8,7
milioni a 13,6 milioni) sia percentuali (dal 15,3 per cento della
popolazione al 22,6 per cento). Raddoppia la popolazione di 80 anni e
oltre (da un milione e 995 mila a 4 milioni e 207 mila). Coloro che
avevano meno di 15 anni sono scesi dello 0,8 per cento negli ultimi
sedici anni.
Nel confronto tra i dati del Censimento della popolazione del 1991 e
quelli riferiti al 2018 si vedono i profondi cambiamenti sociali
avvenuti nel Paese. Tra gli individui di 15-64 anni diminuiscono in
maniera sensibile le persone coniugate (3 milioni e 843 mila in meno) a
vantaggio soprattutto di celibi e nubili (più 3 milioni e 90 mila) e, in
misura più contenuta, dei divorziati (oltre 972 mila in più). Tra il
1991 e il 2016 c'è un forte calo (il massimo) della nuzialità con
particolare riferimento alla fascia d'età 25-34 anni: in questo caso la
quota di coniugati scende dal 51,5 per cento al 19,1, quella delle
coniugate dal 69,5 per cento al 34,3. Nel contempo celibi e nubili
crescono di oltre 30 punti percentuali.
LE UNIONI CIVILI SONO 13.300
Ci si sposa di meno, avverte l'Istat, anche in conseguenza della
crescita delle libere unioni. Considerate sia le unioni civili
costituite in Italia sia le trascrizioni di unioni costituite
all'estero, le persone residenti in Italia unite civilmente sono 13,3
mila (0,02 per cento della popolazione), di sesso maschile nel 68,3 per
cento dei casi. Gli uniti civilmente hanno un'età media di 49,5 anni se
maschi e di 45,9 se femmine e risiedono prevalentemente nel Nord (56,8
per cento) e al Centro (31,5 per cento). Le unioni civili sono più
frequenti nelle grandi città: il 35,4 per cento è stato costituito nelle
quattordici città metropolitane e quasi una su quattro a Milano, Roma o
Torino
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