La sentenza della Cassazione
stabilisce che si tratta di un reato punibile con un'ammenda fino a 1500
euro: "Si mette a rischio la salute dei consumatori".ù
La violazione si concretizza, dunque, anche in assenza di un affettivo accertamento del danno al bene tutelato. La plastica riscaldata dal sole tende infatti a rilasciare sostaneze nocive (antimonio e bisfenolo) dannose alla salute. Un principio che si applica a tutte le tipologie di bevande, non solo l'acqua in bottiglia, che viene sempre citata poiché è quella più utilizzata. Una precisazione va fatta: se la si consuma per una volta non accade nulla, ma se questa pratica è ripetuta nel tempo e negli anni, anche se si consuma la migliore acqua in commercio si può andare incontro a spiacevoli conseguenze all'organismo.
I Nas giornalmente sequestrano decine e decine di bottiglie lasciate al sole. Per configurare il reato basta accertare che siano state commesse delle azioni "idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento dell’alimento" al fine di assicurare che il prodotto arrivi ai consumatori dopo essere stato trattato nel rispetto delle garanzie igieniche. Il cattivo stato di conservazione può essere accertato non solo attraverso analisi di laboratorio ma anche attraverso altri dati obiettivi, come foto o altre testimonianze. La Cassazione ha anche ricordato che l'acqua è un alimento vivo, al pari di olio e vino, e che se esposta al sole, anche se per un periodo limitato di tempo, può subire alterazioni. In questo caso specifico, per i giudici il reato c'è, perché è stato provato grazie a delle ispezioni che l'acqua era stata esposta al sole in un periodo in cui in Sicilia, regione dove si è verificato il fatto, le temperature sono alte, cioè tra giugno e settembre. Supermercati, piccoli negozi ed anche ambulanti sono avvisati.
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